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C’era una volta un cacciatore – Fabian Negrin

C’era una volta un cacciatore di Fabian Negrin ruota attorno a un cacciatore/cervo e una donna/cerva. Ma chi è il predatore? E chi la preda? I ruoli si fondono e si confondono. C’era una volta un cacciatore… ma forse ora non c’è più.

C’era una volta un cacciatore di Fabian Negrin

C’era una volta un cacciatore è l’ultima fatica di Fabian Negrin pubblicata dalla casa editrice romana Orecchio Acerbo nel 2019. Nel corso degli anni l’autore ha regalato al suo pubblico opere di singolare bellezza, abituandolo a capolavori che soddisfano gli occhi e il cuore. Nei suoi libri egli riserva una particolare attenzione agli elementi che compongono la trama, servendosi di ricercatezza e sensibilità letteraria, due doti che danno origine a storie inedite, che si fanno portatrici di nuovi punti di vista. Unendo i suoi tratti distintivi, ossia ricerca e cura dei dettagli nel linguaggio sia verbale sia iconico, Negrin crea nel lettore un’aspettativa crescente di albo in albo.

C’era una volta un cacciatore, però, obbliga il lettore a concentrare il proprio sguardo unicamente sulle illustrazioni che occupano le doppie pagine. Sì, perché questo albo illustrato rientra nella categoria dei silent book, ossia quei libri senza parole, in cui il verbale non è contemplato e tutta la responsabilità è affidata alla potenza delle immagini.

Questo tipo di espressività ripone la sua efficacia sui «singoli dettagli visivi in cui si depositano tutte le informazioni relative alle emozioni vissute dai personaggi»[1]. Quindi sono libri tutt’altro che silenziosi, ma che, al contrario, si fanno carico di trame ricche e complesse, talvolta di difficile comprensione e interpretazione, soprattutto se il lettore si ferma a una fruizione superficiale.

C’era una volta un cacciatore… ma forse ora non c’è più

Nella quarta di copertina del libro viene riportata un’informazione da non sottovalutare: l’autore si ispira al mito greco di Atteone, abile cacciatore che fu trasformato da Artemide, dea della caccia, in cervo -per essersi vantato della sua superiorità nella caccia o per averla sorpresa al bagno- e morì sbranato dai suoi stessi cani.

Viene quindi fornito un preciso punto di partenza che, indubbiamente, orienta il significato che ognuno di noi tende ad attribuire alla storia e contribuisce alla formulazione di possibili interpretazioni, ma che, al tempo stesso, deve rimanere solo uno spunto iniziale, visto che la trama si sviluppa in maniera inedita e mostra nuove prospettive sulla ricerca di sé, sulla ricerca dell’amore e sui cambiamenti del proprio corpo.

“Niente è come si presenta agli occhi, tutto si trasforma e solo il cuore sa vedere lontano.”

La trama ruota attorno a due personaggi principali, un cacciatore/cervo e una donna/cerva. Ma chi è il predatore? E chi la preda? I ruoli si fondono e si confondono, tanto che diventa impossibile distinguere chi ha conquistato chi. Inizialmente il cacciatore sembra voler rivendicare il suo ruolo di predatore senza scrupoli, ma, insieme alla sua preda, troverà qualcosa che cambierà le sorti della storia.

Nel testo vi sono due tematiche che ricorrono in maniera insistente, l’amore e la metamorfosi. I due innamorati, protagonisti della vicenda, sono condannati a due destini troppo diversi, ma nonostante ciò scelgono di non rinunciare al sentimento forte e travolgente che li lega. Per questo il cacciatore prenderà una strada inaspettata che lo spingerà verso una trasformazione esteriore assai evidente e un conseguente cambiamento interiore.

Quindi possiamo concludere dicendo che c’era una volta un cacciatore… ma forse ora non c’è più.

Spunti didattici:
C’era una volta un cacciatore è uno strumento utile per un percorso interdisciplinare a partire dalla classe quinta della scuola primaria in poi.

Come tutti gli albi illustrati di qualità, anche questo silent book richiede il tempo necessario per un’attenta e accurata fruizione che aiuta il lettore a educare il proprio sguardo, osservando i dettagli e cogliendone i significati. Quindi non bisogna farsi travolgere dalla fretta ma riconoscere alla lentezza un potere formativo.[2]

Inoltre questo testo, oltre le tematiche che ci suggerisce in maniera evidente come l’amore e la metamorfosi, ci parla anche di altro, o meglio di un altro. L’incontro con chi è diverso da noi  non è semplice, spaventa e, a volte, crea imbarazzo, ma può diventare una ricchezza nel momento in cui è governato da autenticità e sostenuto da solidi sentimenti, che conducono verso il riconoscimento dell’altro e l’accettazione di possibili cambiamenti negli attori coinvolti nella relazione.

Lo consigliamo a… chi è alla ricerca di se stesso, di un amore, di una passione, di cioccolato o di un paio di calzini persi in una macchina crudele.


[1] M. Negri, Parole e figure: i binari dell’immaginazione, in Hamelin (a cura di), Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, Roma, Donzelli, 2012, p. 66.

[2] Cfr.  M. Negri, Parole e figure: i binari dell’immaginazione, in Hamelin (a cura di), Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, Roma, Donzelli, 2012.

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Su Francesca Izzo

Nel 2018 mi hanno regalato, credo per sbaglio, una laurea in Scienze della Formazione primaria, ma non ho la minima idea di quale piega prenderà la mia vita. La cosa certa è che sono una pessimista davvero brava (modestamente), una che il bicchiere mezzo pieno non sa nemmeno cos’è! Nonostante questa premessa poco entusiasmante, ci sono cose che amo e che mi rendono una persona migliore, come i libri, la musica, il cibo, l’Inter, e un altro paio di cose

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