L’ultima spiaggia - Roberto Innocenti e J. Patrick Lewis

L’ultima spiaggia – Roberto Innocenti e J. Patrick Lewis

In L’ultima spiaggia di Roberto Innocenti e J. Patrick Lewis ci si chiede: se un artista perdesse l’immaginazione? Forse ne andrebbe del suo lavoro (e, credo, anche della sua stessa vita). Andiamo a scoprirlo oltre il confine ultimo della Terra.

L’ultima spiaggia di Roberto Innocenti e J. Patrick Lewis

In questi giorni di cessata attività culturale, commerciale e di sospensione di ogni forma di riunione vi sarà di certo capitato di perdere l’ispirazione e ritrovarvi al cospetto di voi stessi, schiaffati sul divano con in loop l’episodio otto della seconda stagione dell’ennesima serie. A questo punto c’è chi farà del proprio sofà un pezzo cult, alla Homer Simpson, e chi invece non riuscirà a sopportare tanta desolazione pomeridiana, resta tuttavia il fatto che entrambi i prototipi di annoiato medio ne arriveranno a sera indenni.

Ma se a perdere l’immaginazione fosse un artista? Forse non ne andrebbe solo del suo pomeriggio, ma del suo lavoro (e, credo, anche della sua stessa vita).

L’ultima spiaggia è un albo illustrato nato dalla collaborazione tra J. Patrick Lewis e l’illustratore Roberto Innocenti. Uscito originariamente in lingua inglese nel 2002 con il titolo The Last Resort, già nello stesso anno viene pubblicato in Italia grazie a la Margherita edizioni.

A scendere dalla Renault rossa parcheggiata in copertina e targata FI-H6701, è lo stesso Innocenti, protagonista di queste quarantotto pagine nonché proprio l’artista a cui è capitato che l’immaginazione si prendesse una vacanza in un pigro, grigio pomeriggio.

Che ci fa davanti alla porta di un albergo oltre il confine della terra? Già, perché dovete sapere che circa sette ore e quindici minuti prima la sua auto ha svoltato improvvisamente per una stradina secondaria segnalata da un cartello di fine località “Finisterre”, la cui etimologia latina Finis terrae ci ricorda di essere in una zona confine della Terra.

Abbiamo così varcato il corrispettivo geografico di un altrove tutto interiore e iniziato un viaggio intellettivo in compagnia di un artista alla ricerca della sua poesia.

Chissàchi, chissàchecosa, chissàperchè

L’albergo, scopriremo poi il suo andirivieni di ospiti attesi, rappresenta un luogo dell’anima, uno spazio di meditazione entro cui si ristora febbrilmente il nostro protagonista. Trova una stanza parecchiata e prenotata, da un pennuto chissàchi, “nel piano della Letteratura, dove le risposte ballano con i punti interrogativi […]. Questa è l’Ultima Spiaggia per gente che ha perso il cervello”. [1]

Sembrerebbe profilarsi la perdizione.

Gli ospiti, accuratamente firmati in un registro, sono anche loro alla ricerca del proprio chissàchecosa. Chissàperchè?

Incontrerà Huckleberry Finn, Long John Silver, Sirenetta, Maigret, Antoine de Saint-Exupery, Cosimo (meglio conosciuto come il Barone rampante), Moby Dick, Emily Dickinson, Don Chisciotte della Mancia e il suo prode scudiero e altri ancora.

Ci si imbatte in grandi tavole che raffigurano ognuno di loro intento a un ignoto fare e «Si ha l’impressione di un confronto silenzioso con tanti alter ego dell’artista, ognuno incaricato di incarnare un aspetto della sua poetica, dei lavori già compiuti, della sua progettualità».[2]

Ciascuno rappresenta un’idea incarnata, una sfumatura artistica ed immaginativa del protagonista, pur, nel contempo continuando la propria ricerca di altri lidi.

Ogni artista ha la sua tregua[3] dal florido scorrere creativo e, nel silenzio che viene, ci si deve perdere per potersi forse ritrovare e vedere le innumerevoli spiagge prossime a quella che pareva essere l’Ultima.

È ormai tempo di lasciare le stanze, arrivano nuovi ospiti. La ricerca del nostro compagno di viaggio pare non essere terminata fino a che non riesce improvvisamente a ritrovare quanto pensava di avere perduto.

A. Pearson nel saggio I sonetti in pietra di Rodin[4] dice che «Tutti i grandi artisti saccheggiano se stessi. Dopo essere passati dalla fase in cui rubano ai loro eroi, cominciano a razziare all’interno della propria opera. Non è questione di aver esaurito le idee o di cinico riciclaggio, ma piuttosto un impulso che nasce dalla convinzione fanatica che stavolta […] arriverai all’esattissimo equilibrio di ingredienti, e a partire da quelli farai apparire qualcosa che perfino tu non avevi previsto».

Chissà se il nostro protagonista ha scovato qualcosa di impensato armonizzando -solamente- quanto da sempre custodiva in potenza?

Spunti didattici
G., un bambino di otto anni, un giorno mi ha detto «Sai, per una volta intera non so che faremo»; un’espressione che poteva altrimenti essere detta da Dino, il protagonista de La noia di Moravia, o ancora da Antoine Roquentin, primo personaggio de La nausea di Sartre. Senza cadere in cave approssimazioni ci basta sapere che anche un bambino -spesso- è in grado di percepire l’orrido metafisico che lo separa dagli oggetti, rendendoli cose insufficienti e L’ultima spiaggia, come tutti noi, è anch’essa «una narrazione che è alla ricerca del proprio farsi»[5]. L’immaginazione può trovare dimora in questo divario, in questo cercarsi, ma va presa sul serio, assecondata e coltivata.

Un libro a figure, questo, che può soccorrere grandi e meno grandi nel loro quotidiano tentativo di rendere affascinante una realtà che spesso annoia, avvizzisce direbbe Moravia, e le insegnanti altro non dovranno fare se non leggere loro, ogni giorno, acuendo quella tensione verso l’immaginario e quell’attenzione verso se stessi e il luogo che si abita (sia esso dopo Finisterre).

Lo consigliamo a… chiunque non voglia pagare un tour operator per farsi una vacanza.


[1] R. Innocenti, J. Patrick Lewis, L’ultima spiaggia, La Margherita Edizioni, Milano 2011.

[2] A cura di Hamelin, Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, ed. Donzelli editore, 2012, Roma, pp. 77-78.

[3] Giorgio, classe III B

[4] A. Pearson, I sonetti in pietra di Rodin in Pezzi da museo. Ventidue collezioni straordinarie nel racconto di grandi scrittori, ed. Sellerio editore, 2019, Palermo, p. 37.

[5] R. Innocenti, J. Patrick Lewis, ivi, pag. 78.

Roberto Innocenti e J. Patrick Lewis – L’ultima spiaggiaLa Margherita

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Su Linda Geninazza

Non vi dirò, almeno subito, cosa faccio, ma da dove arrivo; credo le radici contino più della chioma che a volte, almeno la mia, è dritta, a volte mista, a volte curva, mentre laggiù, agli inizi, poco cambia, tutto si irrobustisce. Cusino, non cercatelo su Google Maps perché non vedrete altro che un rosso segnaposto abbandonato nel più fitto verde, lì sono cresciuta e lì ci tornerò. Ora abito il grigio-perla di Milano, altra spina nel cuore, qui vivo e ci resterò. Dimezzata tra due terre non di mezzo, questa sono io.

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