Novità dischi 2019 – Hype Aura, Coma Cose, la nostra recensione – Quando uscì il singolo Post Concerto i Coma cose portarono una ventata di aria fresca nella scena musicale italiana. Con un ritmo acchiappapalle e una metrica da fucile sui denti, la canzone si affacciò al pubblico della penisola con rime colte e giocose e la voce di California ad ammorbidire sogni e visioni.
Il duo milanese di sicuro è figlio di una scena milanese che negli anni ‘90 era preponderante addirittura in Italia, una vera ondata di musica underground che travolse lo stivale ed impose alcuni stilemi da lì per sempre. Scena che annoverava, solo per citare i più famosi, Afterhours, Ritmo Tribale, Casinò Royale. Soprattutto dagli ultimi, i Casinò Royale, Coma cose ha recuperato un certo spirito da “centro sociale”, aggiornandolo con una ventata di rap e trap e delle basi radiofoniche che ne giustificano il grande successo anche nella programmazione dei grandi network.
Certo la voce di California, catatonica e seducente, fredda e caldissima, proprio come una nottata a fumare ganja, ti trascina in un mondo di “storie” bellissime. Avventure tutte vissute nell’area B di Milano, dove si ambientano e consumano vicissitudini, amori, incontri e, naturalmente, scontri.
Poi c’è l’altra metà del cielo si chiama Fausto Lama, gioco facile quello di riflettere che lui la “lama” ce l’ha in fronte mentre con spiazzante intelligenza, distrugge e ricostruisce significanti e significati come un vero artista dadaista. Alcune sue frazioni sono davvero notevoli, “Alice guarda i gatti perché i Kanye West”, per dirne una.
Detto ciò, settimana scorsa il duo fuori dal tempo della macho-trap ha pubblicato finalmente il primo album e lo ha intitolato Hype Aura. Lo so che lo state ripetendo a voce alta, ed in effetti questa era tra gli obiettivi della band. Titolo programmatico.
Hype Aura si compone di nove canzoni, aperte dal singolo al momento in radio Granata, pezzo che ricalca per tema Post Concerto anche se questa volta la voglia di cavalcare l’Hype (appunto) mina la freschezza del tutto.
Ecco forse questo è un pò il problema dell’album dei Coma Cose, bello, consigliato, assolutamente da ascoltare, ma che lascia qualche dubbio.
Fuori dai fuochi d’artificio e dalle granate (oggi mi vengono così) il duo artistico riuscirà ad emanciparsi dalla “trovata”? Io spero di sì e lo credo assolutamente possibile, però, al momento, bisogna seguire alcune tracce e altre lasciarle perdere.
Per esempio, due pezzi di certo interessanti sono Mancarsi e Beach Boys distorti, due canzoni diverse e profonde, in cui la giocoleria poetica di Lama è al servizio di un bel tema. Crisi esistenziale, nostalgia, freddo, una vita passata a cercare fuori quello che non si trovava dentro. Ecco questa è la parte che mi ha colpito di più dell’album, quella che mi ha convinto di più.
Ripeto non che il resto dell’album non funzioni e non piaccia, ma forse alla lunga l’effetto mirabolante lascia un po’ di stucco.
Tra le altre canzoni segnalo di sicuro Via Gola, primo singolo vero, pezzo uscito lo scorso anno, brano che gioca col riferimento all’omonima via milanese, tanta ironia e qualche lacrima mentre “qualcosa” ha avuto più effetto di quello che si pensava e così le immagini volano sul naviglio milanese.
Lamette è un bel pezzo, anche per la citazione a Donatella Rettore, sempre apprezzata da queste parti. Intro spicca per originalità e freschezza e in parte spiega il bel titolo.