Ascoltare oggi Marracash e riconoscere quel ragazzone che portò gli elefanti in Barona è un esercizio difficile, quasi impossibile. Quasi, appunto, in realtà poi a guardare bene invece si coglie un percorso decisamente continuo e direzionato.
La prima impressione ascoltando Noi, loro, gli altri è quella di un uomo innamorato del rap, ormai libero dai cliché e dalle mode, che non deve dimostrare nulla a nessuno ma che vuole solo godersi la capacità di mettersi a nudo davanti ad un microfono e su un beat figo.
Marracash del resto è stato sempre questo: uno dei migliori rapper italiani.
La sua grande capacità è sempre stata quella di poter raccontare con serenità la propria visione, ed esperienza, delle cose.
Il discusso fidanzamento con Elodie ha addirittura accresciuto la fama di rapper discreto e di qualità, con le splendide parole spese dalla ex fidanzata nei confronti di Marra e con una pulizia mediatica invidiabile.
Quindi fa piacere essere sorpresi dal disco di Marracash e ancora una volta per le qualità delle idee. Se si potesse partire dalla seconda traccia ad ascoltare questo nuovo album, probabilmente in molti griderebbero in trenta secondi al capolavoro.
Pagliaccio è un pezzo clamoroso se parliamo del testo e straordinario se parliamo della struttura musicale. Un campione della voce di Pavarotti che canta la nota aria di Ruggero Leoncavallo, fa da apri pista ad un testo sparato in faccia a quanti si inventano una vita di strada, definiti appunto… pagliacci. Il pezzo è potente, immaginato e prodotto bene. Sarà la qualità del campione, sarà la verità del testo, alla fine il pezzo suona come una bomba vera.
Stessa sensazione che si ha ascoltando Laurea ad Honorem, pezzo in cui Calcutta fa un bel featuring, canzone semplice e diretta che però risulta vera e per questo emozionante.
Anche Noi, saltando tra le tracce, spicca come canzone verità, un testo emozionante rappato benissimo senza fronzoli e senza trucchi. La base è davvero semplice e questo esalta la bellezza del pezzo.
Nemesi con featuring di Blanco è un piccolo capolavoro che nel migliore dei mondi possibili sarebbe in heavy rotation in qualunque radio. La voce di Blanco (che abbiamo già esaltato su queste colonne) da un tocco di drammaticità al pezzo forte e il piccolo bridge cantato alla “Manuel Agnelli” è un piccolo gioiello di bellezza. Come di tutt’altra bellezza ma ugualmente intesa è la traccia con l’amico Gué Pequeno, in cui scende in campo la classe di due maestri della old school. Pezzo che sarà molto amato dai nostalgici ma anche dalle giovani leve curiose.
Per gli amanti della vecchia guardia comunque la festa non finisce con il duetto fra Marra e Guè, basti ascoltare Cosplayer pezzo di dissing (il bersaglio, neanche troppo velatamente è Fedez) che conquista immediatamente per la bellezza della scrittura. La base perfetta di Cosplayer è ricca di dettagli e sta a metà tra Public Enemy e Criss Cross: una festa per gli amanti della produzione perfetta.
La sensazione dopo Persona del 2020 è che Marracash abbia preso una strada solitaria all’interno del mondo rap che lo fa risaltare ancora di più in mezzo ai tanti cloni che lo popolano. Se qualcosa c’è che colpisce ulteriormente rispetto al disco precedente è che in Noi, loro, gli altri c’è una maggiore libertà di spaziare in punti diversi dell’intimità di Marra, è c’è un enorme stupore per la bravura con qui questa indagine viene fatta. Stupore onestamente difficile da trovare tra la quantità infinita di cliché che troppo spesso soffoca la creatività nel mondo del rap.