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L’amore e la violenza Vol.2 – I Baustelle e l’amore consumato tra violenza e tenerezza

Recensione L’amore e la Violenza vol.2 dei Baustelle – Parlare del nuovo disco della band di Montepulciano non è facile, per molte ragioni. La prima sicuramente è che questo è il loro album più ermetico e divergente. Quindi partiamo con calma e districhiamo le differenti questioni

L’amore e  la Violenza vol. 2 è diretto a una nicchia di chi ama i Baustelle

L’Amore e la Violenza vol. 2 Era stato anticipato da alcuni dichiarazioni di Bianconi sulle letture legate alla scrittura del primo album e si era intuita una certa virata verso una scrittura più cruda e diretta, diciamo anche una certa propensione verso la violenza come del resto dichiarato fin dal titolo. Quindi eravamo preparati ad un lavoro più crudo appunto, per quanto l’ascolto lascia comunque una certa dose di piacevole ambivalenza. In alcuni casi la crudezza lascia il cambio alla crudeltà .  Gli arrangiamenti lasciano poco spazio alla fantasia già dal primo pezzo, Violenza, dove un pesante arrangiamento di sinth anni ’70 lancia una voce snervante che dice solo “Violenza”. Formazione completa Baustelle

Una intro ideale per far capire da subito di cosa stiamo parlando, pezzo che riesce a lasciare già la pelle accapponata dopo pochi secondi.

Poi parte Veronica n.2. singolo scelto per rappresentare il disco e in effetti, qui troviamo velocemente tutti i i tratti salienti del nuovo corso dei Baustelle: ritmi un po’ più veloci, testo diretto e una batteria che diventa irregolare e potentissima nei cambi di strofa. Sicuramente chi ha amato la dolce melodia di La Guerra è finita si ritroverà spiazzato da una ballata dolorosa e compulsiva come Veronica.

Poi arriva Lei Malgrado Te, il pezzo probabilmente più radiofonico dell’album, con una bella pasta tra tastiere e batteria dove Bianconi racconta le possibilità di un amore che non riesce a sopravvivere alla quotidianità. Amore compromesso da un trio che gli ruota intorno, in cui nessuno sa scegliere di abbandonare il campo e nessuno sa smettere di soffrire.

Jesse James e Billy Kid è proprio un pezzo figo invece, “Amore è tardi, amore è già la fine, amore che non piangi mai” è la prima frase di un ritornello che difficilmente si riesce a dimenticare una volta ascoltato. All’interno del disco secondo me è anche uno dei pezzi “più leggeri” e per questo spicca come una piccola perla di lucidità.

A Proposito di lei cantata da Rachele Bastrenghi, è un bel ritratto di chi fa fatica a vivere e preferisce la certezza di un amore che da concretezza . I toni sono dimessi, la chitarra nel ritornello è quasi californiana e c’è tutta la pesantezza di una vita non scelta che ricorda un po’ un certo De André.

L’intermezzo musicale La musica elettronica cupo e pesante come un film sulla Milano degli anni ’70, apre a Baby dove il gioco è tra la melodia leggera e dolce e il testo che si apre con una immagine  di violenza pura, sottolineata dal ritornello che cerca di tornare alla normalità ma un sinth pesantissimo porta tutto al livello del pavimento e delle lacrime.

Rachele apre Tazebao con un piglio decisamente glamour per un pezzo che ci fa sentire echi di The Dandy Warhols, Marc Almond ma anche The Jesus and Mary Chain.

L’amore è negativo è forse il pezzo più legato al passato dei Baustelle, anche se la sensualità è una componente che in altri pezzi di questo tipo non era presente. Perdere Giovanna gioca con un po’ di ilarità e un ritornello trasgressivo che porta ad una bella festa della Liberazione (la citazione non è casuale).

Caraibi, una bella ballata che lascia subito spazio a Il Minotauro di Borges  un pezzo che riempie  immediatamente la stanza di malinconia e fragilità, raccontando di un’adolescenza fatta di paura e senso di incapacità.

L’amore e la violenza vol.2 quindi è sicuramente un disco ben realizzato e che si presenta con tante buone canzoni, ma di sicuro è l’album più dedicato ad una nicchia all’interno del pubblico dei Baustelle, ovvero quel popolo di 40-50enni che ama l’immaginario con protagonista un certo tipo di amore consumato tra violenza e tenerezza, come in un film erotico degli anni ’70.

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Su Piggy the pig

Nasce negli anni 80 con ancora l'eco delle chiamate londinesi. Quando ci arriva a Londra è scoppiato il Brit-pop, intanto le urla del grunge scendono sotto pelle. Ama il vino rosse e le birre rosse, ascolta musica per non piangere ma a volte gli fa l'effetto contrario.

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