Mr Vertigo – Paul Auster

Mr Vertigo di Paul Auster – Citazioni

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“Be’, amico, adesso non siamo più in Missouri. Siamo nel Kansas. In vita tua non hai mai visto un posto più piatto e desolato di questo. Quando nel 1540 Coronado passò di qua con i suoi uomini, alla ricerca dell’Eldorado, fu tale il loro smarrimento che una buona metà impazzì […] Qui intorno è tutto uguale come la morte e dopo che ci sei stato per un po’, capisci che puoi puntare solo verso l’alto, che il cielo è l’unico amico che hai”.

Non so dire con esattezza che cosa mi aspettassi da Wichita, ma di certo non l’atroce covo di vaccari che scoprii quel pomeriggio del 1925. Il suo vero nome era Bucoprofondo, un fiorire di sbadigli in un campo di noia.

Erano un’ammucchiata bizzarra e non ben assortita, ma ciascuno di loro provava per me dell’affetto, e sarei stato un villano a ignorarli. Forse si può ridurre tutto quanto al fatto che mi stavo abituando a loro. Basta guardare qualcuno in faccia un po’ di più, per avere la sensazione alla fine di guardarti in uno specchio.

Era in latino, pensate un po’, e il nome dell’autore era Spinoza, un dettaglio che non ho più scordato in tutti questi anni. Quando gli chiesi come mai continuasse a studiarselo sempre da capo, il maestro mi rispose che era perché di quel libro non si poteva toccare il fondo. Più uno ci entra, mi disse, e più ci trova, e più uno ci trova, più tempo impiega a leggerlo.
“Un libro magico” dissi “Che non si consuma mai”.
“Proprio così, piccoletto. È inconsumabile. Ti bevi il vino, appoggi il bicchiere e, meraviglia!, quando lo riprendi in mano ti accorgi che è ancora pieno”.
“Però, che affare, così uno si può ritrovare ubriaco fradicio al costo di un solo bicchiere”.

“Mi secca fare la figura dello scemo del villaggio, signore, ma questa storia della bellezza naturale a me sembra una grandissima cacata. Voglio dire, chi se ne frega se un posto non è una meraviglia? L’importante è che ci sia un po’ di gente, almeno così ci capita qualcosa. Togli la gente e che cosa ti rimane? Il deserto, ecco cosa rimane. E a me il deserto mi fa solo l’effetto di abbassarmi la pressione e di farmi venir sonno”.

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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