Quando si parla di Marlene Kuntz bisogna soprattutto essere consapevoli che si sta parlando di una band che è stata importantissima per la storia italiana della musica alternativa. Nati intorno ai primi anni ‘90 a Cuneo, da quanto Riccardo Tesi, Luca Borgia e Cristiano Godano hanno mosso i primi passi musicali, il mondo è cambiato radicalmente e loro lo hanno accompagnato al ritmo delle loro chitarre noise. Ma sarebbe riduttivo dire che i Marlene Kuntz siano stati semplicemente una band alternative-noise, qualcosa di molto altro bruciava sotto quelle ritmiche potenti e quelle chitarre taglienti, era il progetto di portare il rock oltre lo stereotipo. Godano con la sua voce sussurrata eppure calda e sensuale, usava espressioni nuove per il rock, spesso colte e non urlava, non gracchiava, qualche volta era lancinante come chi cerca di uscire dal proprio corpo in una metamorfosi costante. Per questo i Marlene Kuntz, in un seppure vivissimo decennio per la musica alternativa italiana, si distinsero immediatamente fino a portarli a scelte coraggiose e controcorrente, inimmaginabili fino a qualche anno prima.
Quindi non è un caso che per festeggiare il trentesimo anno di carriera abbiano ancora una volta scelto di farlo in un modo originale, privo si mosse “da fare”.
Così è uscito un progetto doppio, ma che potremmo definire anche triplo e quadruplo vista la grande quantità di materiale a cui ci troviamo di fronte, dal titolo “MK30 – Best & beautiful e MK30 – Covers & Rarities. Come detto due progetti distinti eppure uniti nel ricostruire una carriera che si distingue per discontinuità ed innovazione.
Nel primo cofanetto troverete la celebrazione dei trent’anni offrendo all’ascolto una ricchezza di materiali e contenuti mai vista prima d’ora. Si parte dalla celeberrima Festa mesta, che quando usci fu un vero e proprio inno del popolo indie, alla splendida Sonica fino ad arrivare a Retrattile, La canzone che scrivo per te, Poeti, Il genio (l’importanza di chiamarsi Oscar Wilde), Canzone per un figlio e tantissime altre. Nuotando nell’aria? Ma certo che c’è, ed è in ottima posizione (terza dopo Sonica) la canzone che oltre ad aver raccontando una generazione un po’ in bilico fra romanticismo e sensualità, ha avuto l’onore di essere scelta nella colonna sonora della trasposizione cinematografica del libro di Enrico Brizzi Jack Frusciante è uscito dal gruppo.
Ma le sorprese non finiscono, tra foto e cimeli vari si arriva al secondo cofanetto, decisamente originale e succulento: Rarities e Covers.
Ad onor del vero non tutto è riuscitissimo in questa sezione, alcune cose sono decisamente degli esperimenti per cui di fianco ad una spettacolare versione di Bella ciao con Skin troviamo una poco convincente Karma Police, da leggere secondo me quest’ultima come un omaggio alla band che più di ogni altra ha influenzato la fine degli anni ‘90.
Opera ricca e piena di piccole sorprese e questa nuova uscita discografica, fotografa una band che ha saputo ritagliarsi lo spazio e la profondità per essere considerata fondamentale nella cronologia italiana.
Non è un caso che a presentare nel cofanetto l’operazione sia lo scrittore, giornalista e sceneggiatore Diego De Silva che definisce i Marlene Kuntz una band seducente e si lascia andare ad una bellissima descrizione della band.
“Sentivo, nei pezzi dei Marlene (e la cosa non è cambiata, col passare dei dischi: amo Nuotando nell’aria o Festa mesta non più di Paolo anima salva, La canzone che scrivo per te, Il genio, Lunga attesa), un’attitudine all’eleganza e alla complessità della composizione che si accoppiava naturalmente con un’esecuzione aggressiva, per nulla accademica, a tratti assordante, ma sempre governata dalla ricerca di un senso, di una chiave espressiva. Ed è questa ricerca destinata a non finire (sentire di avere ancora dell’altro da dire, e lavorare per trovare dei nuovi modi per farlo), a tenere in piedi una band con dignità e valore. I Marlene, questo movente, ce l’hanno. Per questo, a trent’anni dall’esordio, sono ancora sulla scena; e il cofanetto che avete fra le mani è un documento che, più che celebrare, promette.”