Storia piccola - Cristina Bellemo e Alicia Baladan

Storia piccola – Cristina Bellemo e Alicia Baladan

In Storia piccola di Cristina Bellemo e Alicia Baladan, attraverso una narrazione a matriosca, battuta dopo battuta, dall’assoluto si svolazza, lentamente, sin nella stanza di un principe, Principe Beniamino, che non tarda ad annunciare la sua nascita, con quel suono di meraviglia che rintocca all’improvviso: «UAAAAAA!»; un urlo che fa scoppiare di gioia Reginamamma e Repapà.

Storia piccola di Cristina Bellemo e Alicia Baladan

storia piccola

Come l’immensità dell’incipit «C’era una volta l’infinito» può trovare spazio in una storia piccola?

Le parole di Cristina Bellemo e le illustrazioni di Alicia Baladan ce lo mostrano attraverso le trentaquattro pagine dell’albo Storia piccola, edito dalla casa editrice Topipittori nell’anno 2015.

Attraverso una narrazione a matriosca, battuta dopo battuta, dall’assoluto si svolazza, lentamente, sin nella stanza di un principe, Principe Beniamino, che non tarda ad annunciare la sua nascita, con quel suono di meraviglia che rintocca all’improvviso: «UAAAAAA!»; un urlo che fa scoppiare di gioia Reginamamma e Repapà.

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La festa si propaga «mille e due volte mille» sino a diventare l’attitudine di un regno che celebra la crescita di Beniamino con lo stupore da lui stesso cantato appena venuto al mondo.

Il Principe, di giro pagina in giro pagina, si appropria delle cose chiamandole con l’onestà del loro nome, le impara sino a percepirne l’alterità rispetto a quell’«IO» pronunciato qualche tempo dopo.

Reginamamma e Repapà accompagnano le scoperte del figlio e le lodano con la bellezza di una cavalcata sulla spiaggia lunga tre giorni e tre notti, con una danza sotto la pioggia senza ombrello, addirittura chiamando a riunione segreta le lucciole e andando con l’indice a scovare i grilli nella tana, per convincerli a un concerto fuori programma.

Alla fine basta poco per sentirsi «beati davvero».

Beniamino passa dal riconoscere ciò che ama, abbracciandolo nell’unità lessicale «MAMMAEPAPÀ», al percepire se stesso e il bisogno fisiologico di vita che ne consegue «SETE», a trovare nel brulichio interiore la «PAURA» e la profondità, tutta farfalle e storie, dell’amicizia «PIETRO».

Si danza lungo un cerchio magico in cui si passa dall’adagio della conoscenza del mondo per nominazione fino all’allegro di un «LONTANO» che segna l’inizio di una nuova aurora in un altro regno «ARRIVEDERCI».

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«Poi Reginamamma e Repapà si fermano»: Beniamino, dopo tanta naturale bellezza, è pronto per un altro viaggio. I due «salutandolo con gli occhi e col cuore che balla» gli guardano le spalle mentre si allontana solo, al di là del ponte, stringendo un bagaglio e la sua storia piccola.

L’architettura narrativa delle parole si riavvolge chiudendosi in un “per sempre” filato con l’umano amore di due regali genitori che «ridendo a crepapelle e a crepapanza» gli mostrano la preziosità del creato, lasciandolo poi libero di scegliere.

Le illustrazioni giocano con la geometria delle forme e la morbidezza dei tratti, si ricombinano in spazi personali e luoghi dell’anima, in un gioco che rappresenta il naturale istinto a costruire e trasformare dei bambini. Principi e principesse.

Spunti didattici:

Storia piccola di C. Bellemo e A. Baladan è un libro a figure che può essere proposto alla scuola primaria sin dalle primissime classi per esplorare le parole in quanto «simboli che non hanno potere in sé, ma in relazione all’oggetto a cui rinviano e alle esperienze che sono alla base della loro comprensione»[1].

A. Capetti, nel suo libro A scuola con gli albi (Topipittori, 2018) lo consiglia inoltre come particolarmente adatto al primo incontro tra genitori e scuola: augurare ai propri figli “Buon viaggio” è un atto di coraggio necessario con cui ogni Reginamamma e ogni Repapà devono confrontarsi.

Lo consigliamo a… chi sta per intraprendere un nuovo viaggio e non sa cosa mettere in valigia.


  1. [1]Chambers, Siamo quello che leggiamo, Equilibri, Modena 2011, p.61

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Su Linda Geninazza

Non vi dirò, almeno subito, cosa faccio, ma da dove arrivo; credo le radici contino più della chioma che a volte, almeno la mia, è dritta, a volte mista, a volte curva, mentre laggiù, agli inizi, poco cambia, tutto si irrobustisce. Cusino, non cercatelo su Google Maps perché non vedrete altro che un rosso segnaposto abbandonato nel più fitto verde, lì sono cresciuta e lì ci tornerò. Ora abito il grigio-perla di Milano, altra spina nel cuore, qui vivo e ci resterò. Dimezzata tra due terre non di mezzo, questa sono io.

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