Il 2020 è un anno che si sta rivelando particolarmente prolifico per la produzione musicale internazionale e nazionale. Dischi buoni; ritorni interessanti, ma anche nuovi artisti che si affacciano sulla platea mondiale.
In particolare questa settimana abbiamo scelto tre dischi internazionali che meritavano davvero un ascolto e che riguardano completamente, o quasi, il mondo femminile.
Tre dischi differenti, tre mondi abbastanza differenti, uniti però da tre grandi voci. Se in due casi, Agnes Obel e Grimes siamo di fronte a due cantautrici, nell’altro parliamo di una band la cui voce è affidata alla corde vocali eteree (ed essenziali) di Hazel Wilde, una straordinaria cantante inglese.
Lanterns in The lake – Spook the Herd
Inconfondibile suono quello dei Lanterns on The lake, che se da un lato ricorda l’esperienza post-rock di tante band che si mossero tra la fine degli anni ‘90 e la fine degli ‘00, da un lato apre su una scena cantautorale o meglio ancora folk di cui ancora non si è esaurita la scia buona. When it comes true enigmatico pezzo che apre il disco Spoke The Herd apre scenari davvero da brivido tra emozioni forti e discorsi tratte tutti, ma come dice il pezzo tutto sta per diventare vero. E così succede tra le 9 tracce del disco. Pezzi compatti, suonati bene e in modo molto pulito senza mai cadere nella solennità di alcune band simili. Anzi, se possibile Lanterns in The lake tirano indietro un po’ il piede, lasciando che sia l’ascoltatore ad accelerare.
Baddies, seconda traccia dell’album, emoziona e arriva forte allo stomaco come un pugno, Blue screen beams é una marcia verso la bellezza, Secrets and Medicine una preghiera.
Album tra i più belli usciti ultimamente, consigliatissimo.
Grimes – Miss Antropocene
Toni apocalittici da grandi rivelazioni, mondi che si aprono e si chiudono intorno a un gemito o ad un urlo lancinante. Donne rimaste in piedi alla fine del mondo e donne ritrovate dall’inizio del mondo. Il disco di Grimes nuovo é un bel labirinto da attraversare con la speranza, chissà se fondante di arrivare ad un centro che forse non è stato neanche è previsto.
Anthropocene è un disco bello e suona bene, affascinante e accattivante, di sicuro da ascoltare alcune volte. Dopo i primi ascolti, da quelli più distratti a quelli più attenti, non so ancora decidere se Antropocene ci fa o ci é, gli stimoli sono tanti, i suoni sempre forti ma anche scenari che sanno cambiare in fretta. Grimes sicuramente ha un po’ interiorizzato quella forza innovativa che la resa una sorta di bandiera del mondo alternativo di fine anni ‘00 ma Antropocene rimane un disco compatto ed enigmatico che merita di avere diverse possibilità di ascolto.
Tre tutte le tracce segnalo: My name is dark, So heavy I feel through the hearth, Violence.
Agnes Obel – Myopia
Agnes Obel è come un fiore che spunta nel deserto, non puoi non notarla, non puoi non amarla.
Pianista dalla formazione classica, sperimentatrice di suoni e rumori, appassionata di clavicembali e glockenspiel, la musicista danese riesce a creare dei passaggi segreti tra corpo attuale e mondo degli spiriti. Myopia è un album che condensa emozioni fredde che ricordano un mondo nordico dove si intravedono (fatemelo dire, per favore) sia Sibelius che Ibsen. Ci sono gli archi appena pizzicati, ci sono pianoforti appena accennati, cori e voci in loop che si mescolano all’unisono in un gioco figure che fuggono verso il buio. Album da ascoltare nei momenti in cui si abbisogna di spiritualità e conforto, di sogno e abbracci.
Non vi consiglio delle tracce perché Myopia è da ascoltare nel suo scorrere, nel suo fluire unico e delicato che vi porterà in un mondo di luci ed ombre da cui difficilmente riuscirete a staccarvi per alcune ore.