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Il giardino dei Finzi-Contini – Giorgio Bassani

Protagonista della prova di maturità 2018, Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani non ha bisogno di propinare una morale. Raccontare la Storia, la cronaca della quotidianità, in alcuni periodi vuol dire raccontare un Tempo. Sicuramente il pregio più grande dell’opera di Bassani è proprio quello di raccontare un tempo e di farcelo confrontare coi tempi.

Alla riscoperta de Il giardino dei Finzi-Contini di Giorgio Bassani

Quanti anni sono passati da quel remoto pomeriggio di Giugno? Più di trenta. Eppure, se chiudo gli occhi, Micol Finzi-Contini sta ancora là

Scoprire che all’esame di maturità di quest’anno è uscito un tema su Giorgio Bassani (qui la sua bio) è stato per me, come sicuramente per molti altri, una incredibile gioia. Scoprire che un libro così misterioso e profondo, malinconico e taciturno, è stato oggetto della riflessione di così tanti giovani contemporaneamente è esaltante, ti fa sentire come quando scopri che anche gli altri bambini fanno la tana. Perdere un pizzico di unicità fanciullesca per riconoscersi negli altri.

Molti dei ragazzi che hanno affrontato la prova di maturità non avevano letto Il giardino dei conti Finzi-Contini. Impicciati come sono gli insegnanti di lettere a correre sul Novecento, dubito che abbiano potuto concedersi il lusso di dare in lettura questa straordinaria miniatura.
Detto ciò, sono sicuro che in molti andranno a cercare l’opera di Giorgio Bassani nei prossimi giorni, e allora per loro inizierà la splendida scoperta di un cesellatore sopraffino.

Un amore scandito dalle leggi razziali

Il Giardino dei conti Finzi-Contini si apre con una scena dalla vorace forza emotiva.

Si capisce i morti da poco sono più vicini a noi, e appunto per questo gli vogliamo più bene. Gli etruschi , vedi, è tanto tempo che sono morti che è come se non siano mai vissuti, come se siano sempre stati morti.

Giorgio Bassani narra di essersi trovato a visitare una necropoli etrusca, riflettendo sulla morte e sulla lontananza da essa. Il tempo appare quello di un uomo che respira le sensazioni dei tempi e riesce a catturarle in parole dolci e discrete.
Da questo prologo si apre la storia di un luogo, di una famiglia, di un’adolescenza, di una guerra.

Qualcosa di più intimo. Che cosa, propriamente??

Si capisce: in primo luogo eravamo ebrei, e ciò in ogni caso sarebbe stato sufficiente.

Giorgio, piccolo borghese di origine ebraica che vive con la famiglia a Ferrara, rimane impigliato nella misteriosa presenza di Micol, discendente da una nobile famiglia anch’essa facente parte della comunità giudaica. Questo amore platonico, fatto di sospiri e attese, senza carnalità e senza tempo, si sviluppa mentre in Italia vengono divulgate le maledette leggi razziali, quando la comunità ebraica inizia a subire pesantissimi divieti dal governo fascista. Lo sguardo narrante è quello di un giovane intelligente, eppure impotente di fronte alla vastità di cose che non può affrontare nonostante la forza adolescenziale.

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Un giardino all’ombra della guerra

Se l’amore è platonico, il dialogo con un padre che cerca di minimizzare e una madre che non verbalizza è una macigno sulla solitudine. Solitudine che ammazza anche i giovani rampolli Finzi-Contini, anche se questa volta celata dietro le possenti mura di una straordinaria dimora appena fuori Ferrara.
Solitudine però che, all’accentuarsi delle prevaricazione, ogni tanto si rompe dando vita a splendidi dialoghi come quello di Giorgio e suo padre nelle ultime pagine

“E allora, dato che la legge è questa, meglio morire da giovani, quando uno ha ancora tanto tempo davanti a sé per tirarsi su e resuscitare.”

“La volta che mi riuscì di passarci davvero, di là dal muro di cinta di Barchetto del Duce, e di spingermi fra gli alberi e le radure della gran selva privata fino a raggiungere la magna domus e il campo da tennis, fu qualcosa come una decina d’anni piu’ tardi”

C’è un luogo, questo paradisiaco e onirico giardino che dà il titolo al libro, che nasconde agli occhi ingenui di alcuni adolescenti la verità su quegli anni di barbarie. Un muro che non fa sentire il suono della guerra, anche quando la violenza passa dai giornali al piano alla quotidianità.
La guerra è la scoperta del male e la perdita dell’ingenuità, che non a caso in Bassani è incarnata da Giorgio, il giovane studente di lettere innamorato di Micol.

La vertigine è quella di uno spazio sacro che noi italiani conosciamo bene, di una certa stanchezza o, sarebbe meglio dire, di una certa esperienza nello sguardo. Bassani conosce la Storia, ha vissuto la Storia e la compatisce, mostrandoci il lato quotidiano della prevaricazione.
Le persone smettono di essere monadi e si trasformano in numeri da censimento e posti da occupare.

Nessuna morale nella cronaca della quotidianità

Siamo fortunati che Giorgio Bassani non abbia avuto bisogno di inserire una morale nel suo scritto, come anche nelle altre sue opere. Raccontare la Storia, la cronaca della quotidianità, in alcuni periodi vuol dire raccontare un Tempo.
Sicuramente il pregio piuù grande dell’opera di Bassani è proprio quello di raccontare un tempo e di farcelo confrontare coi tempi. Facente parte della trilogia di Ferrara, se ne avrete voglia, leggetevi anche Gli occhiali d’oro, piccolo ritratto levigato del Dottor Fadigati, omosessuale vero o presunto, portato al suicidio dalla violenza di una società che non poteva accettare le stranezze o la voglia di calore di tutti i suoi cittadini. Una società ancora che prevarica l’individualità.

Giorgio Bassani appare oggi come un lampo nella letteratura del ‘900, con la sua classe e la sua profondità, ad illuminarci sul tema dell’imprescindibile singolarità e della violenza della Storia.

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Su Andrea Labanca

Andrea Labanca cantautore, laureato in filosofia e performer, ha scritto tre album impregnati di letteratura. "I Pesci ci osservano" disco della settimana di Fahrenheit Rai RadioTre e "Carrozzeria Lacan" ospitato a Sanremo dal Premio Tenco. Ha collaborato con diversi scrittori (tra cui Aldo Nove e Livia Grossi) e ha lavorato come attore per Tino Seghal. Quest’anno è uscito il suo terzo album, “Per non tornare”, racconto noir-poetico in chiave elettro-vintage.

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