LiveKom 2015 – La messa di Vasco arriva a Milano, report e scaletta

Dopo il tutto esaurito delle date baresi e fiorentine Vasco Rossi arriva a San Siro, praticamente la sua seconda casa. Passano gli anni, cambiano i modi, i tempi e le vesti sonore, ma quello che si crea ogni santa volta tra il Blasco e i suoi fans, è sempre qualcosa di speciale

Finalmente posso parlare di Vasco. Perché, diciamocelo è bello parlare di Vasco, per uno che fa il mio lavoro. Se non altro perché sai già da principio che metà della gente che capiterà su questo pezzo lo accantonerà alla prima riga (a questi dico ciao già adesso), mentre all’altra metà piacerà incondizionatamente, anche se dentro (come nel mio caso) c’è scritto solo un mare di cazzate. Potere del Blasco, uno che, lo si voglia ammettere o no, resta uno dei più grandi della musica italiana e, come tale, è fisiologicamente destinato a dividere.

Detto ciò, parliamo di live. Il LiveKom 2015 è rock, in alcuni tratti parecchio pesante. La macchina che sorregge il rocker di Zocca è tosta al punto giusto e veste le canzoni, nuove e vecchie, di un impatto sonoro godurioso, soprattutto se lo ascolti in quel stupendo catino che è San Siro. Will Hunt e Vince Pastano, le new entry del 2014, hanno cambiato e di molto i live di Vasco, la batteria del primo e la chitarra del secondo sono il completamento “metalloso” agli storici Stef Burns (un uomo che odio perché ha realizzato tutti i miei sogni: suonare la chitarra daddio, sposare la Corvaglia, avere ancora tutti i capelli in testa), Gallo Golinelli (sempre più Richards), Nemola, Innesto, Rocchetti e quel gran pezzo di corista che è la Moroni.

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Ma ora veniamo a lui. Vasco Rossi: va detto, è in forma. Sarà lo jogging, sarà che a una certa si va a letto presto, ma il Blasco sembra essere perfettamente a punto. Sul palco si muove poco (a parte una discreta elasticità pelvica, in grado di far ancora scatenare boati che la dicono lunga sul gusto estetico delle ragazzine di oggi), ma la presenza scenica e la voce sono quelle dei tempi belli. La scaletta è farcita di tanti pezzi presi dall’ultimo album e alcuni di essi, non me ne vogliano gli integralisti, ascoltati dal vivo sembrano essere degni di diventare dei “nuovi classici”. Vasco nei suoi live ama variare i ritmi e la scelta delle canzoni (che trovate qui sotto), in questo senso, è perfettamente accordata: prima spinge sull’acceleratore e poi placa il ritmo, alternando pezzi in cui ci si sbraccia guardando incazzati il cielo ad altri dove tutto torna in armonia e ti vien voglia di abbracciare la vicina di seggiolino. Delle “vecchie” il Blasco ha tirato fuori dal cilindro Deviazioni, Credi Davvero, Sballi ravvicinati del terzo tipo e La Noia, quest’ultima inserita in un medley. Oltre a queste, ovviamente, non sono mancati i classiconi, i pezzi che più di tutto rendono tale un concerto di Vasco. Il vero collante emozionale che unisce la ragazzina di 15 anni che si sbracciava affianco a me, a suo padre, che ballava meno, ma che le sapeva comunque tutte a memoria. Perché alla fine della fiera è questo il bello di un concerto di Vasco, quel senso di comunione che rende simili per due ore e mezza persone tanto diverse fra loro, unito alla liberazione fisica tipica del rock, dove si urla, si suda, si balla, ci si incazza, si piange e si butta fuori ogni cosa, fregandosene di tutto.

In Italia, che i detrattori se ne facciano una ragione, qualcosa di paragonabile ancora non c’è.  

Dopo la fredda cronaca, ecco le solite, inutili note di colore:

– A 35 anni la prostata non è quella dei 20. A Imola nel 2005, pur bevendo come un alpino, ricordo di essere stato quasi 24 ore senza aver l’urgenza di mingere. Ieri sera mi sono alzato tre volte. Per fortuna esistono i medley.

– Ho trovato sociologicamente interessante leggere le scritte nei cessi dello stadio di San Siro. Ai tifosi interisti e ai milanisti, più di tutto, stanno a cuore le madri degli juventini e l’olezzo dei napoletani. Più staccate troviamo le qualità libertine di tutte le donne romane.

– La presenza della Metropolitana M5 toglie di gran lungo il fascino del rientro da San Siro, fatta in processione lungo il viale dell’ippodromo per arrivare a Lotto.

– Aggressiva la politica pubblicitaria portata avanti dalle promoter all’entrata dello stadio: ai tornelli mi sono ritrovato con in mano una raffica di bottigliette di una crema alcolica alla liquirizia e alcune bustine di Polase. Provate insieme si sono rivelate uno spettacolo.

– Nessun controllo di sicurezza a parte quello coi cani antidroga. E infatti sugli spalti era pieno di fumogeni.

– Non c’era Dente. Peccato si sarebbe divertito.

Qui sotto trovate il link al nuovo disco, “Sono innocente” e a uno dei più bei live mai incisi nella carriera di Vasco Rossi, “Fronte del Palco“.

La scaletta

Sono innocente ma…
Duro incontro
Deviazioni
L’uomo più semplice
Dannate Nuvole
Quanti anni hai
Siamo soli
Credi Davvero
Guai
Il Blues della chitarra sola
Manifesto futurista della nuova umanità
Interludio LiveKom015 / Rockstar
Medley acustico (Nessun pericolo…per te / E… / L’una per te / La noia)
Quante volte
…Stupendo
C’è chi dice no
Sballi ravvicinati del terzo tipo
Rewind
Vivere
Come vorrei
Gli angeli
Medley rock (Delusa / Mi piaci perché / T’immagini / Gioca con me)
Sally
Siamo solo noi
Vita spericolata
Albachiara

Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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