L’onda progressiva della Premiata Forneria Marconi è ancora travolgente. Il diluvio di suoni rock lascia a bocca aperta e tutto, sempre e comunque, non va a discapito della qualità, che la fa da padrone in ogni nota suonata dai tre ragazzi terribili (Franz Di Cioccio,Patrick Djivas e Lucio Fabbri) più i quattro che non fanno rimpiangere i vecchi (Roberto Gualdi, Alessandro Scaglione, Marco Sfogli e Alberto Bravin).
Il luogo vuole pure la sua parte: il Parco della biodiversità, forse il posto più bello di Catanzaro. Il concerto della Pfm è l’evento clou di “Settembre al Parco”, rassegna musicale che chiude l’estate ed è divenuta un appuntamento fisso con eventi musicali di grande pregio.
“Randagio”, un indemoniato Di Cioccio, dedica il concerto alla Natura, al tutt’uno che siamo o che dovremmo essere. E apre con “Il regno” dall’ultimo album “Emotional Tattoos”. Poi, subito, un tuffo clamoroso nel passato, con la stessa grinta, la stessa superbia: “Photos of Ghosts”, “Il banchetto”, “Impressioni di settembre”, “La carrozza di Hans”: senza fiato, il pubblico senza fiato. Loro continuano. Franz si alterna alla voce e alla batteria (anzi, alle batterie si dovrebbe dire: perché con Roberto Gualdi suonano insieme), va su e giù per il palco, mentre fedele Marco Sfogli si scopre chitarrista formidabile, preciso, caldo.
I vecchi, si diceva. Lucio Fabbri è il violino più rock del pianeta. Che classe! Mentre Patrick Djivas non fatica a trasmettere la sua eleganza con il basso, introducendo la parte dello spettacolo dedicata al connubio fra spartiti di musica classica e rock. Altro tsunami musicale armonico che travolge il pubblico, che si spella le mani.
Non poteva mancare la parte De André, quasi una devozione obbligata per coloro i quali hanno dato vita ad uno degli esperimenti musicali più riusciti della storia musicale italiana dell’ultimo cinquantennio. Aperto con una sorprendente “Il sogno di Maria”, per poi sconfinare nel classico “Un giudice” e nell’incalzante “Volta la carta”. Nel finale, ci sarà tempo anche per “Il pescatore”.
Tra pezzi classici (“Mr. 9 ’till 5”, “Chocolate Kings”), voli pindarici negli anni Ottanta (“Maestro della voce”) e ritorno al presente (“La danza degli specchi”) si riempiono due ore un quarto di musica ininterrotta, esaltante. E si chiude, come da tradizione, con “Celebration”.
Attenzione, la Pfm pulsa ancora fortissimo ed è caldamente consigliata, per chi ne dovesse avere l’occasione, vederla ancora dal vivo. Di spettacoli simili, per il genere musicale, se ne vedono pochi in giro.