Serie A, pagelle Juventus. Quinto scudetto di fila vuole dire impresa. E lo è, innegabile. Certo ci sarebbe da chiedersi quanto ci abbiano messo del loro avversari a cui sono stati concessi diversi punti di vantaggio, anche se il filotto di vittorie è stato impressionante nonché a tratti fortunato.
Ci sarebbe anche da discutere quanto faccia bene allo spettacolo un’unica squadra che continua a vincere, manco fossimo in Francia. Fatto sta che trattasi di dominio.
In Europa invece occasione buttata, tra queste semifinaliste la Juve ci poteva stare, avrebbe potuto dire la sua. Si è complicata la vita non agguantando il primo posto del girone e poi si è persa per strada il vantaggio contro il Bayern Monaco, ad un minuto dal passaggio del turno.
Ecco le nostre pagelle sulla stagione della Juventus, prima di una finale di Coppa Italia che non potrà modificare le valutazioni, a meno di fatti clamorosi: smutandamenti in campo, un paio di autoreti volontarie, risse importanti (ma con il Milan è pressoché impossibile, servirebbero incontri con altre squadre).
Gianluigi Buffon: 9
D’accordo, se volessimo fare gli originali dovremmo inventarci qualcosa di diverso dagli osanna che hanno inondato il portiere highlander. Ma cosa diavolo possiamo inventarci? A 38 anni si è rivelato ancora uno dei migliori al mondo. Non solo perché para il parabile, ma perché si inventa ancora miracoli. Una stagione in cui ha centrato il record di imbattibilità in Italia, record che di certo va condiviso con la difesa, ma in cui ci ha messo spesso del suo. Prima o poi si dovrà ritirare, ma la parabola discendente ha un’inclinazione ancora minima. Ne rimarrà solo uno, lui
Giorgio Chiellini: 6
Il fisico scricchiola più del solito, l’infortunio si è dimostrato un compagno di giochi troppo assiduo. Questo sarebbe un problema per chiunque, figuriamoci per uno che basa su fisico e agonismo tutte le sue prestazioni. Quindi, se al buon Chiellini viene meno la sua unica arma, perché i piedi gli sono decisamente ostili, come farà a stare a galla? Certo potrebbe cominciare con l’evitare la pretesa di un’impostazione di gioco che vada oltre al passaggio più semplice possibile, spesso si fa ingolosire dal fatto che gli avversari lo lasciano fare. Armatura ammaccata
Martin Caceres: 9
Quest’anno la proporzione titoli vinti-minuti in campo è stata davvero fuori dal comune. In teoria sarebbe un buonissimo difensore e così la pensano molte squadre che lo vorrebbero. Lui, tra infortuni e minuti giocati bene, riesce ancora a instillare il dubbio che il suo ingaggio possa essere un affare. Prestigiatore
Lobo Silva Alex Sandro: 8
Si è rivelato forte, il futuro della fascia sinistra è suo e meno male. Però ha dovuto attendere in panchina per quella gestione tra il saggio e il cervellotico dell’allenatore. Non si è mai lamentato, pur vedendosi preferire uno con dieci anni in più, e zitto zitto si è assicurato il posto per l’anno prossimo. Frondarolo
Andrea Barzagli: 9
Pochi cazzi, è lui quello davvero forte. Vederlo giocare è una gioia, ti mette sicurezza anche solo l’idea che scenda in campo. Vederlo sbagliare è così raro che quando succede la prendi per una tua allucinazione da eccesso di birra, saresti piuttosto pronto a scommettere di essere tu ad aver sbagliato a vedere. Il tempo che passa lo migliora, bisogna solo inchinarsi. Monumentale
Leonardo Bonucci: 5
Ormai è sbocciato, fa parte della cerchia dei difensori che qualunque allenatore vorrebbe nella propria squadra. In più ci metti che ha quei piedi da centrocampista così rari là dietro. Però non si è ancora liberato di un paio di contraltari fastidiosissimi. Innanzitutto quell’eccesso di sicurezza che gli nasconde la cappellata dietro ogni angolo; il dubbio è che sappia troppo bene quanto è bravo. In secondo luogo ha un’arroganza davvero fastidiosa. Da non confondersi con la grinta, quella sempre benvenuta, ma le sue proteste verso gli arbitri sono sempre eccessive, il limite con la grinta è di gran lunga superato. Urticante
Daniele Rugani: 6
Faccia da bravo ragazzo che non nasconde sorprese: non si è mai lamentato per il poco spazio. Quando è entrato ha dimostrato che le qualità ci sono e che la crescita è scontata. Si è pure preso la sua bella ammonizione, almeno non passerà più per la ballerina di turno. Futuro presente
Stephan Lichtsteiner: 5,5
Per carità, l’impegno non manca mai. Ma ormai il motore comincia a sentire i chilometri percorsi, e poiché la tecnica non è raffinata, le corse iniziano ad essere meno efficaci. Si sta spegnendo piano piano, da subentrato sarà ancora molto utile, ma serve altro su quella fascia. Revisione non passata
Patrice Evra: 3
A volte lo sport si concretizza in momenti e purtroppo il suo è stato quell’uscita tentata palla al piede al limite della propria area. Peccato, perché pur in parabola discendente si è dimostrato ancora valido. Ma non possiamo dimenticare la sua dimostrazione di come l’esperienza possa rivelarsi una leggenda metropolitana, che la cazzata batte il tempo. Non si sa come sia riuscito a non farsi scalzare già quest’anno da Alex Sandro, ma anche la personalità ha i suoi limiti. Sliding door sbagliata
Sami Khedira: 8
È fatto di cristallo, quindi si rompe facilmente ma è prezioso. Ha giocato a sprazzi, ma quando ha giocato si è rivelato indispensabile. Non è appariscente, sembra lento e goffo ed invece sa fare tutto e lo sa fare bene. Pochi dubbi, questo è forte e fa la differenza, lo si capisce soprattutto quelle volte, troppe, in cui manca, si fa notare quando non c’è, sarà una qualità per contrasto ma rimane un pregio. Splendida fragilità
Claudio Marchisio: 8
Vedi sopra. Centrocampista completo, ogni sua assenza un rimpianto. Pochi fronzoli nella faretra ma tanta sostanza, adattandosi pure in un ruolo che gli hanno costruito addosso. Purtroppo l’infortunio nel finale di stagione si è rivelato grave, sono cazzacci amari. Piccoli principi invecchiano
Paul Labile Pogba: 7
La cosa più impressionante è che ha ancora larghi margini di miglioramento. Già così si è rivelato devastante, ha momenti in cui non si può fermare, troppa tecnica al servizio di troppa potenza. Peccato solo che si piaccia troppo, che troppo spesso si intestardisca in giocate inutili, poco pratiche e irritanti. Deve ancora capire pienamente che non sta giocando nel giardino di casa, dove il cuginetto rimane ammirato anche da una giocata quasi riuscita. Narciso da grigliata
de Carvalho Viana Lima A. Hernanes: 6
Preso senza troppa convinzione per fare il trequartista è finito a fare il vice del vice regista. Personalmente ritengo sia un giocatore che vale più di quanto si dica, i fischi che ha preso sono stati ingenerosi, alla fin fine non ha avuto modo di dimostrare nulla: poche occasioni, poca fiducia, poca pazienza intorno. Ostracismo di principio contro cui non ha mai protestato. Se nessuno è profeta in patria, il suo problema è di non avere patria e quindi di non sapere dove profetizzare e dove no. Il fu profeta
Mario Lemina: 6
Apprendistato che lo ha portato alla conferma, il massimo a cui potesse aspirare. Confermato
Simone Padoin: 8
Continua a mietere titoli e sentirli suoi al pari dei compagni più partecipi al gioco. Non saprei dire se è ingenuità, lucida follia o recitazione da Oscar. In ogni caso il suo nome sarà negli annali e può permettersi di guardare dall’alto in basso gente più brava di lui. Marchese del Grillo
Kwadwo Asamoah: 7
Si è rivisto in campo per poi infortunarsi di nuovo per poi rivederlo in campo. Sempre meglio del nulla dell’anno precedente. Le qualità ci sono, speriamo sia l’anno che spianerà il ritorno. Lazzaro alzati e cammina, con calma
Stefano Sturaro: 5
Non sarà un raffinatissimo interprete, ma nemmeno solo da battaglia. Ha grinta sì ma sa cosa fare con un pallone tra i piedi. Però quest’anno non è riuscito a ritagliarsi uno spazio adeguato, ma il tempo è dalla sua. Passaggio a vuoto
Roberto Pereyra: 5
Sarà che l’aria di Udine protegge dagli infortuni, ma anche lui ha subito una stagione tormentata. Una volta rientrato è come avesse perso il treno, non è più riuscito ad inserirsi. Ma anche in questo caso le qualità ci sono. Passa dal via
Simone Zaza: 9
Ha segnato pure troppo per lo spazio che ha trovato, alimentando così la leggenda metropolitana che lo vuole un attaccante forte. Complimenti a lui per essere riuscito a confermare un’aura nata per caso. Di certo non gli si può imputare mancanza di grinta, quando è entrato in campo avrebbe voluto azzoppare mezza squadra avversaria. Ma più di tutto, il voto è dovuto all’amore trovato e un nuovo amore non può che meritare un voto alto: ma la cosa ancora più entusiasmante è che Morata ricambia. Non è vero che i giocatori pensano solo ai soldi. Voi due nel mondo e nell’anima
Alvaro Morata: 5,5
Doveva essere l’anno della definitiva esplosione che invece è rinviata, forse anche nei luoghi oltre che nei tempi. Ha potenzialità di lusso, ma si intristisce con una facilità clamorosa. Non riesce ad avere continuità, in campo spesso sembra perdersi in pensieri lontani e senza costrutto. Poi esplode in tutta la sua freschezza e velocità, ma ecco di nuovo la tristezza impadronirsi della sua fragile mente. Bandolero stanco
Juan Cuadrado: 5,5
Merita la quasi sufficienza perché ha tolto le castagne dal fuoco in alcune situazioni e perché ad inizio stagione era l’unico pimpante. Alla lunga però si rivela tanto elettrico quanto inconsistente, prova giocate fini a se stesse e non sa cosa siano i tempi di gioco. In più ci mettiamo che ha sbagliato un paio di gol contro il Bayern, non possiamo promuoverlo. Essere spumeggiante non basta per rivelarsi efficace, avere i numeri non è sufficiente per diventare un giocatore di calcio, non basta saper trattare la palla se non si dialoga con i compagni. Molto fumo e poco arrosto
Mario Mandžukić: 6,5
Lottatore, utile per la squadra e discreto marcatore. Tutto vero, grinta da vendere e debole del mister fatto suo. Non possiamo che ammettere l’utilità di un elemento del genere lì davanti, ma come terza o quarta punta, altrimenti indica il mancato salto di qualità della rosa. Intenso
Paulo Dybala: 9
Arrivato con il peso del malloppo investito su di lui, ci mette pochissimo a far capire quanto si trattasse appunto di investimento. Signori, abbiamo il fenomeno. Ha già dimostrato quanto vale, ha margini di crescita ampissimi, segna, fa segnare, gioca con e per la squadra. Insomma, qui ci siamo proprio. Gioia senza ombre
Massimiliano Allegri: 5
Intendiamoci, quando è arrivato l’anno scorso sono stato uno dei quattro in Italia a difenderne la scelta. Infatti l’anno scorso ha compiuto un eccellente lavoro. Quest’anno però non ha saputo fare altrettanto. Non ha saputo impostare un modulo diverso, in Europa ha sostanzialmente buttato via un’occasione. Il primo tempo dell’andata con il Bayern e gli ultimi venti minuti del ritorno la squadra ha avuto paura e non possiamo non imputarlo a lui. Inoltre ha sì effettuato una grande rimonta, ma il gioco? Non dico che bisogna essere divertenti come il Napoli, ma nemmeno abdicare completamente. Va bene la concretezza, la gestione dei ritmi, la solidità, ma il calcio è anche divertimento, altrimenti su quel divano si affonda oltremodo. Conati di sbadiglio