“Speriamo facciano una bella partita e non succeda niente per cui recriminare, come successe a me ai tempi dell’errore di Ceccarini” parole e musica di Simoni. Io, ai tempi di quella famigerata partita, avevo il braccio rotto perché, qualche giorno prima, uno mi aveva fatto cadere male con un intervento scomposto giocando a calcetto. Sono passati diciott’anni, ma quasi quasi lo chiamo per recriminare ancora, non mi hanno nemmeno dato il fallo. Se anche qualcuno di voi ha subito un torto diciott’anni fa e desidera ritirarlo fuori oggi, lo faccia. Possibilmente a caso. Infatti nemmeno si scontreranno Juve e Inter nella partita scudetto, bensì Juve e Napoli. Evidenti un paio di cose direi. La prima è che non sai mai quando il rancore di una persona manifesterà rigurgiti, non puoi stare tranquillo nemmeno dopo diciott’anni. La seconda è che evidentemente Simoni non l’ha digerita e, cosa più grave, non l’ha capita: non ha perso lo scudetto per quel rigore, ma perché giocava con palla a Ronaldo e speriamo che faccia il fenomeno. La terza è l’esemplificazione di come un uomo, quando si sente accerchiato, cerchi di arruffianarsi le simpatie di potenziali alleati, anche a distanza di diciott’anni. Non vorrei per nessuna ragione averli trascorsi come li ha trascorsi Simoni, a rimuginare su un solo episodio di un’intera stagione, una carriera racchiusa in una caduta in area di rigore, no Gigi, così avvilisci la tua carriera. Però ti innalzi a possibile protagonista di un film con sfondo di psicodramma in bianco e nero.
Su Giuseppe Ponissa
Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.