La Juventus passa sul campo del Lione, maledettamente passa. Vittoria fondamentale per le sorti del girone, non decisiva ma davvero un bel passo avanti. Era importante vincere e mettere un po’ di distanza dalla terza, cioè il Lione stesso. Ora il cammino si fa davvero alla portata.
Però che stradiavolo di sofferenza! Un inizio in cui si pensa di poter dominare grazie ad un tasso tecnico superiore e dimenticarsi che quella linea in mezzo segnala l’inizio di un’altra metà campo, un rigore sacrosanto fischiato da calcio d’angolo alla prima occasione in cui mettono il naso fuori e sprecato, un inizio di secondo tempo in cui il Lione pare aver cambiato tutti gli uomini e invece si è solo ricordato di levare il freno a mano tirato, poi Lemina che pensa bene di non frenare l’irruenza e va a prendersi un bel secondo giallo, entra Cuadrado e si inventa un goal dal nulla e anche un filo fortunoso, infine sofferenza fino all’ultimo perché il Lione si vede sfuggire di mano una partita in cui ce l’avrebbe potuta fare.
Ma concediamoci qualche considerazione sui singoli, perché che la squadra nel complesso debba crescere pare appurato, che si possa giocare meglio quasi doveroso, che sappia soffrire merito acquisito.
Buffon non è al capolinea. Questa sera ha parato un rigore, ha effettuato una parata straordinaria su una deviazione che avrebbe messo fuori causa riflessi ben più freschi, ne ha sfoderata un’altra su un colpo di testa ad un metro in cui però la palla se l’è trovata a rimbalzargli sullo stinco. Il miracolo è il secondo, un’invenzione da un mondo parallelo, sul rigore ha intuito, sull’ultima bravo ad esserci nel modo giusto. È chiaro che Buffon non ha più l’esplosività degli anni passati, la natura dà la natura toglie, in questo caso per altro con tutta calma, una discesa lieve e non un crollo verticale. Al di là di questo mettere in discussione Buffon per un paio di errori è rozzo, significa aspettare sul letto del fiume un cadavere che non arriva ed esasperati accontentarsi dei ramoscelli che porta la corrente. Oltre al fatto che se un giocatore non si giudica da un calcio di rigore, un portiere non si giudica da una parata ma dalla sicurezza che infonde in generale. Teniamocelo ancora stretto va, godiamoci il lento passaggio di consegne. E non per premio alla carriera, ma perché è ancora tra i più forti in assoluto.
Dani Alves dovrebbe rendersi conto di non giocare sulla spiaggia di casa, soprattutto nella propria metà campo. Io sono contentissimo del suo arrivo, regala tecnica e gliene siamo grati, se però si concedesse anche un filo di attenzione in più lo ringrazieremmo anche per aver rinviato il cocktail al baracchino.
Concedere un rigore come quello di stasera non va bene. Stupisce come Bonucci possa stupirsi quando l’arbitro fischia, se abbatti l’avversario è rigore, uno di quelli che ti fischiano pure in Italia mica solo in Europa; pure al campetto dell’oratorio senza arbitro si fermano anche i tuoi compagni e dicono agli avversari di andare a battere il rigore.
Alex Sandro è forte fisicamente, veloce, ha tecnica, è duttile, insomma un gran bel giocatore. Lo scopriamo stasera? Assolutamente no, ma mi piace ribadirlo.
Ultima nota per questo gioco che ancora non decolla. Allegri si chiede cosa significhi una squadra bella o brutta, possiamo dirgli che se quella bella dipende dai gusti, la sua attuale è di certo brutta. Il tempo per virare verso il bello, qualunque cosa voglia dire, c’è.