Riguarderei i film di Massimo Troisi all’infinito, ne farei un elogio fino a non riuscire più a muovere le dita sulla tastiera. Solo che poi mi renderei conto di non avere ancora colto nel segno, di non essere riuscito a rendere l’idea.
Allora meglio vederlo direttamente. Sono cinque spezzoni di film in cui Troisi scherza sulla religione, ma, come quasi sempre, le sue battute non si limitano a far ridere, quanto ridere!, sono veri e propri spunti di riflessione. Ce ne sarebbero altre di scene in tema, tratte anche dagli spettacoli con La Smorfia, vi consiglio di spulciarveli. Chiudo qui, altrimenti davvero non mi fermo più.
5. Giuda infamato
Dopo una sincera digressione sul proprio antieroismo, si lancia in una straordinaria difesa del traditore per eccellenza. Innanzitutto sarebbe bastato renderlo ricco per evitare tutte le manfrine che sono seguite al suo gesto: perché è vero che l’uomo sceglie, ma di fronte ad eventi di tale portata una mano vogliamo dargliela? E poi basta con questa brutta abitudine di giudicare chi non si conosce! Che ne sappiamo noi cosa c’è dietro al gesto di Giuda, quali problematiche ed esigenze possono averlo spinto al tradimento: provate voi a tornare a casa da una moglie che vi scassa le palle con le bollette da pagare. In fin dei conti adotta il principio cristiano di non giudicare il prossimo tuo.
4. Doni non graditi
Un trattato di due minuti e mezzo. Il padre di Troisi ha slittato la fede in superstizione ed il prete è in imbarazzo di fronte allo sproloquio a cui assiste, d’altronde chi è causa del suo male pianga se stesso. Il prete stesso ragiona sul fatto che quello che consideriamo un castigo, in questo caso la perdita di una mano, va accolto come un dono divino. L’annotazione di Troisi non fa una piega: o castigo o dono, insomma se si sta nell’ambito della religione si è portati sempre ad esagerare, la casualità suona troppo semplice alle orecchie costantemente tese all’intenzione. Il prete allora si propone di pregare per il miscredente, che prontamente risponde: no, lasci stare, sia mai che voglia fare un regalo pure a me. Continuate voi ad arrovellarvi tra parossismi autolesionisti, noi ci accontentiamo di prenderla come viene.
3. La madonna che ride
La pesantezza e la mancanza di vitalità che accompagnano la religione non attirano, la vita sa prendere pieghe meno cupe. Il prete si presenta a benedire la casa e invita Troisi ad andare ad assistere al pianto di una statua della madonna, non ancora dichiarato miracolo per i dubbi della scienza: potrebbe essere il legno che trasuda. Troisi si schermisce, essendo un po’ giù non ha voglia di avere intorno gente che piange. Se la madonna avesse riso allora… così pure gli scienziati non avrebbero potuto formulare la teoria della trasudazione. In effetti, tutte queste madonne lacrimanti creano un clima di cupezza, perché mai il miracolo non si può manifestare con una bella risata e tutti i fedeli attorno a ridere, in una bolgia di buonumore invece che di strazio. Ma che processione sarebbe quella che vede tutti ridere? Chiaramente non può essere cattolica.
2. Robertino e il sesso
Epico. La religione e il sesso, il bigottismo che porta al rincoglionimento, all’incapacità di stare al mondo. Sono così tante e campate in aria le regole che si vogliono imporre agli esseri umani, che la ragnatela in cui si rimane impigliati lascia ridicolmente inermi di fronte allo scorrere della vita. Meraviglioso il tentativo di Troisi di stare al gioco, inventandosi i limiti entro cui è consentito praticare il sesso. Sono regole esilaranti perché inventate sul momento, ma quelle stabilite a tavolino sanno essere meno divertenti? La religione può chiuderti in un angolo talmente isolato e triste che per uscirne, un Troisi che non riesce più a contenersi, prospetta una terapia d’urto: esci, tocca le femmine, ruba. Sì ruba cazzo, ma non chiuderti nel mondo che ti hanno costruito intorno. Regole a non finire, noia assicurata: solo chi non sa cosa c’è al di là del recinto può starci senza esplodere. Attenzione al contagio, potrebbe portare vitalità.
1. Ricordati che devi morire
Qui lascio vi lascio alla battuta delle battute. Di fronte al tono apocalittico con cui gli si ricorda la fine inevitabile, Troisi contrappone un atteggiamento semplicemente sano: d’accordo morirò, ma non vale la pena averlo presente in ogni momento. Che vita è quella vissuta con l’incombenza della colpa?
Consigliamo vivamente di guardare i film di Massimo Troisi, guardateli tutti, cliccate il nome qui accanto Massimo Troisi
ti segnalo anche un monologo dove si parla del rapporto tra il cibo e il ringraziare Gesù.
Si svolge in una salumeria.
https://www.youtube.com/watch?v=gMlOIEkyxgw