Il-rispetto-non-è-dovuto

Il rispetto non è dovuto

La richiesta di rispetto di alcuni si perde nei meandri del loro grido beluino per farsi ascoltare, nell’esigenza infantile di avere ragione, nella costruzione con appalto truccato dei loro ragionamenti.

Rispettare, questo chiede chiunque abbia un’opinione: devi rispettare le mie idee. Poi: vanno in piazza per manifestare contro la dittatura sanitaria; inneggiano a Salvini; vogliono cacciare gli immigrati, anzi non devono nemmeno sbarcare, morissero in mare; vogliono imporre il loro modo di vivere e morire a tutti, come se gli altri volessero imporre loro i propri; inneggiano ad un dittatore del passato.

Facciamo così, prendiamo dalla Treccani tutte le definizioni della parola rispettare, così capiamo un po’ perché il rispetto non è dovuto, ma si guadagna.

  • Manifestare nelle parole e negli atti il proprio sentimento di rispetto verso qualcuno, cioè il riconoscimento devoto e spesso affettuoso della sua superiorità intellettuale e morale o sociale.

La devozione non fa proprio per me, quindi un riconoscimento devoto è fuori questione. Quelli bravi a crearsi idoli a cui votarsi siete voi: Salvini, Mussolini, o chiunque sappia aizzarvi, persino dal passato. D’altronde l’uomo forte a cui votarsi è roba vostra, fratelli di prostrazione.

Di riconoscervi poi una superiorità non se ne parla proprio: non intellettuale, dato che la consequenzialità logica dei vostri discorsi si perde nei misteri della fede; non morale, perché la vostra moralità è costruita sull’arroganza verso i deboli; non sociale, dato che non siete in grado di comprendere il concetto, pure basilare, per cui la vostra libertà finisce quando inizia quella altrui.

  • Riconoscere i diritti, il decoro, la dignità altrui, astenendosi quindi da ogni parola o azione che possa offenderli.

I diritti ve li riconosco pure, siete voi che non riconoscete quelli degli altri. Sul decoro direi che l’immagine esplicativa è quella di Salvini al Papete: siete buoni per riempire vignette satiriche. Dignità ne avrete, ai miei occhi, quando saprete riconoscerla a tutti gli esseri umani nello stesso modo. Sul dirvi qualcosa di offensivo, beh purtroppo non riuscirò mai a raggiungervi, sarete sempre chilometri avanti, con la vostra classe innata.

  • a. Osservare, eseguire, con cura fedele e attenta, ordini, regole, norme e prescrizioni.

In questo dovreste essere bravi, ma in realtà siete buoni a seguire solo quelle che vi fanno comodo, altrimenti fate come cazzo vi pare: non portate la mascherina perché è una bufala; siete cattolici finché il papa non dice qualcosa che non corrisponde a quanto affermato dai vostri idoli terreni.

b. Di oggetti materiali, usarli, servirsene con attenzione e cautela, con educazione, badando a non sciuparli o guastarli.

Su questo siete bravi, trattare gli oggetti con rispetto vi viene più facile che farlo con gli esseri umani. Forse perché gli oggetti non possono contraddire le vostre stronzate.

Il mio rispetto non lo avrete, ma tanto a voi non frega un cazzo, lo dite tanto per dire, perché non sapete nemmeno cosa sia il rispetto. La vostra richiesta di rispetto si perde nei meandri del vostro grido beluino per farsi ascoltare, nell’esigenza infantile di avere ragione, nella costruzione con appalto truccato dei vostri ragionamenti.

Photo by Renee Fisher on Unsplash

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

Un commento

  1. Quante sciocchezze: una fila di castronerie una appresso all’altra.

    Rispetto deriva da RESPECTUS, participio perfetto di Respicio, che significa GUARDARE, RIGUARDARE, AVERE CURA, AVERE ATTENZIONE, MODERARSI.

    Nel concetto di RISPETTO non esiste ASSOLUTAMENTE il concetto di guadagnarselo, anzi: numerosi autori moderni sottolineano l’esatto opposto, ossia che il concetto di rispetto sia da riferire o a quelle forme di attenzione DOVUTE A TUTTI in funzione del loro essere umani, oppure dovute a specifiche CATEGORIE (oggetti, concetti, norme, ruoli sociali etc) in quanto categorie e non individui.

    Non esiste quindi SOLO un RISPETTO DEL SINGOLO INDIVIDUO, guadagnato dal singolo individuo, ma esiste SOPRATTUTTO (o addirittura SOLAMENTE) il rispetto per UNA CATEGORIA, e quindi per un ruolo o per una molteplicità di individui.

    Il simile sentimento di attenzione e benevolenza per il singolo, semmai, assume altri nomi: STIMA, AFFETTO, BENEVOLENZA.

    La Treccani si può anche usare, ma va letta capendo i termini che utilizza:
    -“Di oggetti materiali, CON EDUCAZIONE, badando a non sciuparli” = per l’intrinseco valore e come gesto di educazione quindi rivolto genericamente AL PROSSIMO, quindi concetto di categoria e non individuale
    -“ordini, regole, norme e prescrizioni” ossia strumenti volti a tutelare GENERICAMENTE il prossimo, quindi NON una persona a proprio gusto o piacimento, bensi QUALSIASI persona
    -“Riconoscere i diritti, il decoro, la dignità altrui” anche qui: ALTRUI indica qualsiasi persona umana, non una persona a proprio piacimento o qualcuno che “si sia guadagnato” tale beneficio
    -“il riconoscimento devoto e spesso affettuoso della sua superiorità intellettuale e morale o sociale” qui c’è una definizione di meta-rispetto, ossia di quella forma di SUPERIORE o ULTERIORE rispetto che si deve a persone che a loro volta esercitano il loro nei confronti del prossimo, con particolari risultati e benefici.
    Focalizziamo: MORALE (concetto legato ad azioni e comportamenti che NON distinguono i singoli) e SOCIALE (quindi atteggiamento superiore valutato nei confronti NON di una singola persona a proprio piacimento, ma della società nel suo complesso): si tratta BANALMENTE di trattare con particolare attenzione e riguardo CHI FA ALTRETTANTO E CON PARTICOLARI SFORZI E RISULTATI NEI CONFRONTI NON DEGLI AMICI SUOI o di chi gli sta stimpatico o di chi “se l’è guadagnato”, ma DI TUTTI.
    La superiorità intellettuale è un concetto più sfumato che la treccani avrebbe probabilmente fatto meglio a non citare, se non altro perchè apre al problema del riconoscimento univoco di questa superiorità, ma per quel che interessa a noi, non cambia nulla: al di là che qualcuno sia o meno INTELLETTUALMENTE SUPERIORE, egli è meritevole di specifico rispetto PERCHE’ DELLA SUA SUPERIORITA’ INTELLETTUALE BENEFICIANO TUTTI, e non solo alcuni.
    In ogni caso qui nemmeno qui c’è un individuo “che si merita” questo metarispetto, o maggior rispetto, ma ci sono DELLE CATEGORIE DI PERSONE a cui è dovuto in funzione di loro prerogative INDIVIDUATE SOCIALMENTE, e non individualmente.

    Studiare un po’ meglio, grazie.

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