Le cinque paure di un goffo viaggiatore verso New York. Sono un viaggiatore modestissimo e, proprio per la modestia del mio peregrinare, non sono mai andato fuori dall’Europa. Sia chiaro che non l’ho fatto per una scelta di campo, visto quanto poco va di moda l’Europa non vorrei mai farmi pescare dalla parte sbagliata della tendenza.
Con queste premesse mi accingo ad affrontare, partenza 31 agosto, un viaggio a New York. Diamo un paio di coordinate: ci vado con ninja, insomma il cuore pulsante di EsteticaMente batterà in trasferta; ci stiamo 7 notti, ritorno l’8 settembre; ma soprattutto andiamo a coronare un sogno, abbiamo i biglietti per gli US Open, precisamente per tutta la giornata del 2 settembre e per il mattino e il pomeriggio del 3 settembre. Non mi dilungherò oltre sulla realizzazione del sogno poiché avremo modo di martellarvi durante il periodo incriminato, mi focalizzerò piuttosto sulle mie cinque più grandi paure (sottolineo solo mie, ninja ne ha di meno e diverse, per questo mi sarà stampella e bersaglio dei miei nervosismi, spero l’abbia già capito e non lo debba scoprire leggendo qui).
5. Le mani bucate. È noto e risaputo che se vai negli Stati uniti la carta di credito è quasi fondamentale. Ma le prepagate corrono il rischio di non essere accettate e naturalmente io ne ho una prepagata, per questo motivo mi appoggerò a quella del buon vecchio ninja, con restituzione delle spese approssimativa, s’intende. Però qualche contante me lo porterò, e che diavolo!
Ecco, qui si annida un problema non da poco. Mi caratterizza la simpatica tendenza a spendere tutti i soldi che ho nel portafogli e a farlo nel minor tempo possibile. Normalmente limito gli effetti deleteri prelevando poco alla volta, ma nel caso in questione partirò con una mazzetta di 300 dollari in dotazione. Io ho proprio paura che quei 300 dollari finiranno presto, non dico già allo scalo di Amsterdam (grazie a dio il tempo è poco, altrimenti, ne ho la certezza, li avrei riconvertiti in euro per spenderli in un paio di contesti), ma il primo giorno lo vedo già molto a rischio. Un mio cugino mi ha soprannominato mani bucate, ma credo sia un punto di vista negativo da cui vedere la questione.
4. Paura dell’aereo. Non l’ho sempre avuta, anzi ero uno che prendeva l’aereo con la scioltezza del personale di bordo. Poi una notte, prima di un volo per Amsterdam (corsi e ricorsi), mi è salita quella tensione che è sfociata il mattino dopo in bieco e imbarazzante panico. Chi non ne soffre non può capire, infatti di solito cercano di tranquillizzarti con ragionamenti logici, ma voglio dirvelo forte e chiaro: ma che cazzo credete di fare?! Logicamente ci arrivo pure io, ma uno in panico non è il soggetto adatto con cui ragionare, se non lo capite state zitti e toglietevi quell’aria di superiorità che mi fa salire una voglia matta di vendetta!
Ci sono diverse forme di espressione per questo panico, la mia consiste in una tensione palpabile e un immobilismo di tutto il corpo, perché se giro la testa tendo a sentire giungere un mancamento. Non ho mai voluto che questa paura mi impedisse di viaggiare e finché mi limitavo a poche ore di volo l’ho sopportata eroicamente (i miei vicini giuro direbbero la stessa cosa!). Ma come la mettiamo con un volo così lungo? Se mi scappa da pisciare mi troverò costretto a farmi reggere una bottiglia da ninja mentre io dovrò produrmi in abilità da cestita pubico.
3. Paura del respingimento. E se non mi fanno entrare? Se mi bloccano all’aeroporto? Non che ci siano motivi particolari, in sede di passaporto quel fatto dell’alcol test non superato qualche anno fa non ne ha impedito il rilascio. Ma se mi sono dimenticato qualcosa? Se guardandomi in faccia mi reputeranno pericoloso? Naturalmente mal interpretandomi. Io per sicurezza prima di partire, come prima della foto per il passaporto, mi libererò della barba che tendo a dimenticare sul viso. Ma io sono sicuro (perché è una certezza, di quelle che la mente formula dal nulla e in un batter d’occhi e da cui non ti liberi più) che qualcosa andrà storto, che in me vedranno una somiglianza con qualche ricercato, che il cognome richiamerà qualche malavitoso (maledette origini calabresi!), che il mio disorientamento sarà scambiato per stato allucinato. Scriverò Diario dal terminal ad un passo dal sogno.
2. Paura della lingua. Già, l’inglese non è il mio forte. Tutti dicono che una volta sul posto te la cavi e in effetti nei miei viaggi passati è stato così. Ma sti cavolo di americani parlano velocemente, così dicono. Allora sapete che mi sono messo a fare? A guardare film in inglese con sottotitoli in inglese. Tutti mi hanno sempre detto che così avrei imparato. Forse è ancora presto, dopo dieci film non posso pretendere chissà che, ma ci sono lunghi tratti dei film (che per altro ho già visto in italiano) in cui sfoggio la stessa espressione delle mucche davanti al treno che passa. Non faccio nemmeno in tempo a leggere il sottotitolo, di capire quali parole si nascondano dietro quel verso astruso che emette l’attore non ne parliamo. Ecco, io lo so, mi troverò in giro senza riuscire a comunicare, tranne che per farmi dare da bere, una volta ubriaco mi lancerò in monologhi complicatissimi in inglese, pretenderò l’attenzione del malcapitato interlocutore, crederò di andare benissimo e si innescherà quel maledetto circolo vizioso che qualche europeo ha già sperimentato sulla propria pelle. Voi direte: ma c’è ninja. Sti cazzi, ha dichiarato di affidarsi a me.
1. Paura della kiss cam. Vi ho già detto che abbiamo i biglietti per gli US Open? Forse sì, ma mi piace ripeterlo. Ora, sapete tutti che negli stadi statunitensi hanno questa simpatica abitudine di inquadrare le persone sugli spalti e farli finire sul megaschermo, lo scopo è che le persone inquadrate si bacino in megaschermovisione. Sarò sugli spalti con ninja naturalmente, che è necessario rivelare trattarsi di un essere maschile. Se dovessero inquadrarci che faccio? Io non ho dubbi, lo bacerò in mondovisione, ci mancherebbe. Innanzitutto è giusto adattarsi alle usanze del paese in cui ti trovi, poi non perderei mai l’occasione di sfoggiare un esibizionismo made in U.S.A. Il problema vero è questo: e se lui si rifiuta? Rifiuto di livello mondiale, no non lo potrei sopportare.
Per alloggiare a New York
Per prendere spunto su cosa fare a New York
Per una New York più classica
Ahaahh fantastico! Tranquillo per l’inglese, gli americani sono dei simpaticoni non avrai problemi da quel punto di vista. Per il volo… prendi qualche sedativo e un pannolone 😉