Finirà prima o poi, per quanto possa prolungarsi lo strazio finirà. E finalmente potremo tornare ad essere noi stessi e abbandonare questa simulazione di essere umano in cui siamo costretti. Tornare alla normalità che, a conti fatti, significa libertà.
Questo prezioso scrigno che qualcuno ci ha consegnato e noi riempiamo di ciò che ci pare, perché la libertà pretende di essere declinata a piacimento. Potremo tornare ad essere noi stessi, qualsiasi cosa questo significhi, qualsiasi costo ci sia da far pagare agli altri, perché la libertà è individualista.
Ne usciremo. Come? Quando si affaccia la speranza mi viene da dire migliorati, con un senso della comunità che ci avrà preso alle spalle, si sarà infilato a tradimento sottopelle. Poi però torno con i piedi per terra e mi ricordo di imparare quel che la storia ci ha già detto: la storia non insegna ma segna.
Quando torneremo all’aria aperta evaporerà questa falsa nostalgia di umanità, di contatto, di sbilenca benevolenza. Torneremo ad essere noi stessi e riprenderemo a piacerci per quello che siamo, mentre gli altri ci piaceranno un po’ meno o, come è sempre stato, ci piaceranno secondo le nostre regole.
Cosa resterà di tutto questo tempo in cui ci hanno limitato la libertà? Rimarremo noi, che della libertà abbiamo sempre fatto un nostro orto, coltivandolo con gli strumenti dell’egoismo. Riprenderemo la normalità convinti che sia un bene assoluto, cullando la nostra libertà nell’indifferenza di quella degli altri. E così sia.
Photo by ian dooley