Addio Carrie Fisher, grazie per Leila

Un piccolo e inutile omaggio a Carrie Fisher, alla principessa Leila che mai morirà. Poche righe per gridare un grazie a chi ha donato al mio, e non solo, immaginario un personaggio immortale e ha incarnato in maniera sublime un misto di fantasia sessuale e donna coraggiosa che mai ritroveremo nella realtà.

La principessa Leila non c’è più, Carrie Fisher se n’è andata. Per tutti i profani è morta un’attrice come un’altra, anzi magari una di quelle che pure infastidivano in quanto protagonista di una saga che ho rotto i coglioni. I profani stiano zitti, non profanino ciò che non conoscono e non mettano becco lì dove la loro rozza sensibilità non li ha portati. Non stiamo mica parlando di quattro cazzo di maghetti o di un manipolo di nanetti coi piedi pelosi, stiamo parlando della principessa Leila.

In Star Wars i protagonisti principali sono quattro: il cattivo mascherato, il giovane eroe designato un po’ piagnina, la carogna convertitasi alla buona causa e lei, la principessa ribelle. Leila è a capo della ribellione contro l’impero e in quanto tale si sporca le mani sul campo, ma è anche una principessa santi numi! E in quanto tale mantiene un’aura di preziosità. La Forza scorre in lei ma non quanto in Luke o almeno non la fa tanto lunga. Si innamora del contrabbandiere canaglia ma lo lascia libero di scegliere se partecipare alla ribellione o continuare a trafficare. È una donna decisa e anche un po’ rompicoglioni, Ian lo nota subito, ma insomma deve comandare un esercito ribelle contro un impero potentissimo ci sta che sia un pochino tesa no? Sa rendere una pettinatura ridicola proverbialmente sensuale, lo testimonia la fantasia di Ross in Friends. E lo sa fare senza essere la figacciona di turno, una principessa come lei se ne fotte dei canoni estetici posticci. Il momento in cui strangola Jabba the Hutt in bikini metallico è sicuramente il punto di confluenza di tutti i generi cinematografici, il nucleo in cui tutto implode e da cui tutto riesplode, il nodo visivo di ogni fantasia umana. Principessa coraggiosa, più combattente e meno rozza di Xena, capo ribelle, donna passionale, rompicoglioni impunita, fantasia sessuale multiforme, donna dall’ironia tagliente, indipendente, crocerossina, elegante, testarda, petulante. Praticamente perfetta. Come non innamorarsi di una donna che accetta che il proprio amato, che potrebbe vedere per l’ultima volta, risponda a un ti amo con: lo so. Lo accetta perché in cuor suo sa che dispone di lui al di là di ogni facciata, gli fa credere di comandare per tirare le vere fila, insomma dolce fuori e bastarda dentro. Nessuna come Leila, forse meglio così.

Lo so, parlo al presente ma dovrei parlare al passato e invece è giusto il presente. La principessa Leila non è morta e mai morirà, Carrie Fisher ci ha donato un personaggio immortale a cui mai mi riferirò come a chi non esista più.

Li immagino i profani a ridere di noi che piangiamo una principessa che non hanno la fortuna di adorare, ma cari miei i poveretti siete voi, la vostra sola fortuna è che potrete sempre ricredervi e ammirare la principessa Leila nei film, per nostra fortuna Carrie Fisher non è veramente morta.

 

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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