Smettere di Fumare #2 – Tra tristezza e generosità

Smettere di Fumare #2 – Tra tristezza e generosità

Sono entrato nella terza settimana e ci sono entrato nel mio tipico modo: con discrezione e paura. Mi sono concesso una serata dietro approvazione del mio compare, per il resto ho mantenuto l’impegno. Un giorno forse mi guarderò indietro e sarò orgoglioso di tutto questo, per ora mi sento solo triste.

Programma rispettato, quasi

Dopo due settimane sono ancora sul pezzo, ho rispettato il programma. Cioè, non proprio, ho dedicato una serata in più al vizio, ma di contro partirò più tardi. Con calma. La data di partenza del mio viaggetto a luglio avrebbe dovuto essere il 16, però è stata posticipata e partirò il 21. Ricorderete bene che i viaggi erano parentesi d’amore tra una bionda e un accendino. In compenso giovedì scorso io e Massimo abbiamo avuto un fuoriprogramma, un’intervista surreale e poco professionale con Camilla Semino Favro. Non voglio anticiparvi nulla dell’intervista perché vi proporremo ben due pezzi al riguardo, sobri come sempre, sappiate solo che Massimo mi ha concesso di fumare per quella sera. A dire il vero ne ha fumata qualcuna anche lui. A dire ancora più il vero, completamente sbronzi a fine serata mi ha chiesto una sigaretta (non la prima), l’ho guardato implorante dicendogli che era l’ultima e lui, nella sua ubriachezza indegna  e arrogante, mi ha detto di non rompergli le palle ed io, novello San francesco che sa trattare con le bestie ed è generoso, ho ceduto. Non me la sono presa più di tanto, eravamo davvero conciati forte, ma almeno deve sapere quale gesto d’amicizia ha ricevuto e siccome di certo non se lo ricorda glielo faccio leggere qui. Se il sito fosse letto da più persone proporrei un voto popolare sulla generosità del mio gesto: da 0 a 10 quanto è stato generoso concedere l’ultima sigaretta sapendo che non ne avrei fumate per una settimana? Il mio voto è 11.

Ancora dentro al tunnel

Ancora non sono fuori pericolo, l’unico motivo per cui non sono crollato è che non ho sigarette in casa. L’altro giorno, scendendo da una macchina, ho visto un pacchetto nella tasca laterale dello sportello e mi ci sono avventato per scoprirlo vuoto (mi è stato detto che è lì da mesi, forse anni). Il dubbio è che un giorno di questi possa mettermi a rovistare nella spazzatura o raccogliere qualche mozzicone da terra e farmelo accendere da un passante, non portandomi io dietro nemmeno l’accendino. Lo vedo il passante spaventato da uno con la faccia spiritata che gli chiede con cupidigia di accendergli un mozzicone malmesso.

Tristezza

In generale non è un brutto periodo della mia vita: le vacanze si avvicinano, si lavora a ritmi meno frenetici, a casa tutto bene. Però ho una tristezza di fondo che mi pervade, una tristezza leggera che mi solletica l’animo con costanza. Il motivo è solo uno: la mancanza di nicotina. Lo so perché questa tristezza diventa più veemente, si apre a folate violente, nel momento in cui penso ad una sigaretta. Si tratta di qualche secondo e poi torna a lavorare nel sottobosco. Che posso dirvi? Mi ha preso così, un desiderio che trova sfogo nella tristezza, mi sento come Atreiu nella palude della tristezza, anzi più come il cavallo che alla fine affonda. Forse perché non sono mai stato un combattente, quindi la mia anima conosce solo le vie del cedimento, lo scricchiolio di sconfitte annunciate, il piccolo sogno borghese irrealizzabile.[yikes-mailchimp form=”3″ title=”1″ description=”1″]

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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