Quando si smette, o si cerca di diminuire come sto facendo io, tutto ciò che significa fumare una sigaretta cambia di prospettiva. Per esempio un tempo esistevano per me le sigarette inutili, quelle che fumavi con rimpianto, ma oggi l’inutilità slitta inevitabilmente in costante esigenza.
Esiste la sigaretta inutile?
La sigaretta inutile. Esiste? Sì e no. Per un fumatore senza rimorsi non esiste, ogni sigaretta accesa è fumo buttato negli occhi del senso di colpa. Per un fumatore che invece ha qualche remora sì, esistono le sigarette inutili. Se stiamo a sentire i non fumatori tutte le sigarette sono inutili, ma non siamo qui per ascoltare il loro estremismo, che per altro come ogni estremismo è di un’antipatia estrema. Torniamo invece a quel fumatore in cui alberga qualche senso di colpa, in cui ogni tanto si affaccia quella sensazione di evitabilità che non lo fa sentire completamente a posto, non dico a disagio ma nemmeno a proprio agio.
Teorizzazione della sigaretta inutile
Siccome non sono un assolutista, e nemmeno un salutista se per questo, so che ognuno ha idee diverse sull’inutilità: quelle sigarette inutili per me non lo saranno per qualcun altro e viceversa. Quindi proverò ad esplicitare in linea teorica cos’è una sigaretta inutile. La sigaretta inutile è quella sigaretta di cui non avevi strettamente il bisogno ma che hai acceso per surplus di vizio. Si tratta di una sigaretta di cui si poteva fare a meno, solo il fumatore stesso sa quando davvero potrebbe farne a meno: una sigaretta preceduta o seguita a pochissima distanza da un’altra, una sigaretta di cui non si sentiva l’esigenza, che non accompagna un momento particolare, che non aiuta nessun processo decisionale, che non è dettata da qualche tipo di stress fosse anche solo momentaneo, etc. Ma più che la teoria può la pratica, perché, al di là di ogni becera teorizzazione, il fumatore sa nel momento stesso in cui l’accende qual è la sigaretta inutile. La riconosce nel momento stesso in cui aspira il primo tiro, rimpiange di esserci caduto ma naturalmente la fumerà comunque. Più difficile riconoscerla prima di accenderla, richiede una lucidità ed una serenità d’animo troppo vicini al non fumatore. Più facile invece riconoscere subito l’inutilità della sigaretta altrui, pur non avendo le stesse esigenze, un fumatore in qualche modo capisce quando la sigaretta dell’altro ha i segni dell’inutilità. Naturalmente non sono concepibili coloro che insistono su un’inutilità: qualcuno può dichiarare inutile la mia sigaretta, ma se gli dico che non è così non deve insistere, potrebbe anche avere ragione ma con il suo insistere mi sta comunque rovinando la sigaretta che è peccato mortale.
p.s. Io sono per il partito di chi ritiene non si possa dichiarare inutile nessuna sigaretta dalla terza birra in poi. Ci sono diverse scuole di pensiero, ma delle altre io me ne sbatto perché non valgono niente.
Slittamento dell’inutilità della sigaretta
È chiaro che per chi, come me, sta portando avanti un discorso di diminuzione importante l’inutilità assume tutt’altra prospettiva. Innanzitutto trovare una sigaretta inutile diventa pressoché impossibile. Infatti la sigaretta è talmente agognata lungo tutto l’arco del giorno che in qualsiasi momento non si potrebbe mai dichiarare inutile. Pure se mi trovassi a fumarne due consecutive non si profilerebbe il dolo di inutilità. Credo possa dipendere anche dal costante desiderio di recuperare le sigarette perse e più vai avanti con il progetto e più ne devi recuperare e così fino alla fine dei tuoi giorni a meno che tu non riprenda, ma anche se riprendessi dovresti cercare di recuperare quelle non fumate e ti troveresti a vivere comunque un periodo di rincorsa. È come se il programma genetico di ogni fumatore prevedesse un determinato numero di sigarette distribuite durante la vita, se vieni meno al programma il tuo fisico sente un vuoto che non saprebbe come altro colmare e quindi io penso che sarò condannato ad un destino di sofferenza esistenziale senza via d’uscita. Volendo potrei anche fare uno sforzo d’immaginazione e pensare in certi momenti in cui vorrei fumare (cioè tutto il giorno) che sarebbero sigarette inutili, ma quell’inutilità slitta inevitabilmente in costante esigenza perché il mio sforzo d’immaginazione si ferma di fronte alla disperazione della mancanza, la nicotina che non colma più vuoti fisici si è tramutata in pressione psichica che sfianca la mia debole mente e non permette di vedere la realtà con occhio lucido.
A meno che riprenda a fumare come prima, ma non lo farò, fosse solo per non dare soddisfazione ai miei detrattori. Ci ho pensato, non credete, e continuerò a pensarci, sto correndo su un filo che si potrebbe spezzare da un momento all’altro e la cosa peggiore è che non mi dispiacerebbe.[yikes-mailchimp form=”3″ title=”1″ description=”1″]