Tre dischi che dovreste ascoltare su Spotify usciti prima del 1980

Tre album che dovreste ascoltare su Spotify usciti prima del 1980

La recente pubblicazione della discografia di Lucio Battisti, i passaggi a gambero di Neil Young, le rimasterizzazioni dei Beatles: il mondo digitale si arricchisce ogni giorno di cataloghi fondamentali della storia della musica, strappandoli alla magia dell’introvabilità e allo stesso tempo permettendo anche ai più giovani di investigare le radici della musica rock e pop internazionale. 

Ecco tre dischi che non dovreste farvi sfuggire su Spotify, qualunque età abbiate.

On The beach – Neil Young

Pubblicato nel 1974 On The beach nella carriera dell’immenzo Neil Young rappresenta una sorta di pagina epica del cantautore canadese. Album disordinato e fragile, ricco di sovraincisioni e rimaneggiamenti, On The beach fu accolto con grande entusiasmo dal pubblico di Young che vide un passaggio importante nell’opera dell’artista. Ricco di canzoni suggestive e visionarie, dopo il grande successo della prima pubblicazione On The Beach uscì dal mercato e divento irreperibile. Mai ristampato in vinile fino al 2003, Neil Young rifiutò la pubblicazione nel formato compact disk giudicandolo non adatto a riprodurre il suono dell’album. In effetti ascoltando il disco si scoprono arrangiamenti e, come già detto sovraincisioni che in formato digitale suonano più piatti rispetto all’ascolto in vinile che dona calore e profondità a molte scelte sonore. Ad ogni modo per gli appassionati di Neil Young e della sua vasta opera l’ascolto del disco del 1974 è assolutamente da consigliare, sia per la complessità dell’opera sia per lo stato di grazia in cui si trovava il folk singer. Ora, dopo molte cause e un improvviso cambio di rotta dell’artista, On The beach si può ascoltare addirittura in streaming su Spotify. Forse non sarà la modalità perfetta per ascoltare questo album ma di sicuro un buon punto di partenza per innamorasene e poi magari decidere di acquistarlo in formato vinile, godendosi a quel punto anche la bella copertina (una macchina sotterrata, un ombrellone, due sedie d picnic e Neil Young di spalle).

Abbey Road – Beatles

Nel 1969 la band più acclamata dell’epoca, ma potremmo anche dire di sempre, si accingeva a registrare l’ultimo album della propria carriera, Let it be del 1970, infatti, conteneva infatti pezzi incisi precedentemente.

Abbey road, diventato il disco più famoso della carriera dei quattro, almeno per la copertina, balzò immediatamente in cima alle classifiche superando di gran lunga anche Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, considerato all’unanimità il disco capolavoro dei Beatles. Album disorganico e ricco dei percorsi personali già ben avviati all’epoca, Abbey Road rimane un piccolo manifesto della creatività dei quattro con pezzi straordinari tra cui Come Together e Something, rispettivamente scritte da John Lennon e George Harrison, ma anche piccole chicche come Octopus’s Garden viaggio visionario compiuto da Ringo Starr. 

Perché consigliarlo oggi? Perché a distanza di cinquant’anni esatti dalla prima pubblicazione il 27 Settembre ha visto la luce una versione completamente rimasterizzata per Dolby Surround 5.1 e per Dolby Atmos, disponibile in vinile, cd e streaming su Spotify.

Lucio Battisti 

Se ne è parlato sin troppo ma poco si è spiegato dell’operazione Battisti su Spotify. Tutti sappiamo della causa milionaria compiuta da Mogol, autore delle parte letteraria della maggior parte dei successi del cantautore romano, nei confronti degli eredi di Battisti.

Era ovvio, ampiamente prevedibile, più che scontato che i successi di Battisti avrebbero fatto impazzire la piattaforma di streaming più famosa del mondo, ma era difficile immaginare che comunque avrebbe riscosso così tanta attenzione la nuova disponibilità digitale dell’opera della artista italiano pop per eccellenza. Spotify ha investito soldi e tempo in pubblicità e ha soprattuto rivendicato l’operazione come un grande successo dell’ascolto digitale su quello fisico, portando migliaia di ascoltatori over trenta ad approcciarsi alla piattaforma. Un grandissimo successo, un passaggio storico, non solo commerciale ma anche culturale.

Non è un caso che molti giornali abbiano insistito sul l’importanza dell’operazione che permetterà a moltissimi giovani di godersi, ma anche scoprire, il catalogo che ha inequivocabilmente tracciato la via della musica pop italiana. TheGiornalisti, Giorgio Poi e molti altri saranno accostati al l’unico vero riferimento a cui si sono sempre ispirati. Un buon segno.

Su Piggy the pig

Nasce negli anni 80 con ancora l'eco delle chiamate londinesi. Quando ci arriva a Londra è scoppiato il Brit-pop, intanto le urla del grunge scendono sotto pelle. Ama il vino rosse e le birre rosse, ascolta musica per non piangere ma a volte gli fa l'effetto contrario.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.