Le autobiografie sono di moda, alcune decisamente superflue, ma questa di Andrea Dovizioso è assolutamente da leggere. Intensa, emozionante, sincera vi racconterà la sua storia dagli albori fino ad oggi, passando per le vittorie, le sconfitte e la storia recente che sta scrivendo con Ducati.
Un campione semplice
Andrea Dovizioso è un pilota di MotoGP dal 2008, eppure pare che la gente si sia accorta di lui solo lo scorso anno. Forse perché, nonostante un mondiale vinto in 125, il “Dovi” (così viene soprannominato dai tifosi e non solo) è esploso solo nel 2017, diventando il vero rivale al titolo di Marc Marquez, cedendo solo all’ultima gara a Valencia, dopo sei vittorie e otto podi. Quando una persona a me vicina ha visto che stavo leggendo questo libro, ha esclamato: “Ah, lo fai per lavoro!” e invece proprio no.
Ho comprato questo libro perché ero molto curiosa di conoscere più nel profondo questo pilota atipico, e lui, in questo libro me lo ha concesso spogliandosi del tutto dell’armatura tipica di un personaggio famoso. La prima cosa che infatti ho notato è che il libro è stato scritto con estrema sincerità, oltre che con uno stile piuttosto simile a quello parlato. E voi direte: e allora? Il fatto è che in un’autobiografia puoi decidere cosa dire e cosa no. Puoi omettere tranquillamente qualche passaggio, magari difficile da spiegare o semplicemente non piacevole da raccontare, che tanto il lettore neanche se ne accorge. Lui invece è stato “esageratamente” sincero su tanti fatti, accaduti fuori e dentro la pista. Ha raccontato tutte le sue vittorie e tutte le sue sconfitte, sia da uomo sia da pilota, con una sincerità disarmante, a partire dal racconto del momento esatto della separazione dei suoi genitori, di certo la prima grande ferita della sua vita. È stato molto onesto anche nel raccontare ogni dettaglio del rapporto con Jorge Lorenzo, suo sfidante già in 250, e il suo non rapporto con Marco Simoncelli, due persone semplicemente con un carattere troppo diverso per essere amici, ma che, visto l’amore del pubblico per il pilota di Coriano, di riflesso ha rischiato di far sembrare il Dovi una persona antipatica. Del resto, essere sinceri (soprattutto al giorno d’oggi) è una scelta davvero coraggiosa.
Ma cosa pensano i piloti?
Ma soprattutto questo libro mi ha tolto quella che stava diventando quasi un’ossessione. Da quando ho iniziato a vedere le gare di moto, mi sono sempre chiesta a cosa pensassero i piloti mentre sono in moto, una volta che il casco è indossato e restano da soli con lei. Nelle varie interviste che ho fatto ho provato anche alcune volte a chiederlo ai piloti stessi ma nessuno è riuscito a darmi una risposta soddisfacente. Andrea Dovizioso, invece, nel libro lo spiega molto bene, e non solo, ti fa anche capire la sua esatta percezione nel momento in cui è alla guida e deve tenere tutto sotto controllo: avversari, sorpassi, moto, curve, emozioni/incazzature, quasi come se la guida, fosse l’ultima cosa. È come se ti portasse a fare un giro con lui, e improvvisamente ti ritrovassi sulla sua Ducati Desmosedici GP numero 04 a percorrere gli ultimi giri sul circuito di Sepang, in quel 2016 così speciale (per lui e per noi).
Tra le altre cose, poi, Andrea nel suo libro dà voce alla sua normalità, all’importanza di continuare a sentirsi una persona normale. E credetemi che lo si capisce che il “Dovi” è uno normale, anche se nonostante questa qualità non sempre sono riuscita a gestire bene le emozioni davanti a lui. Per me fargli i complimenti di persona o stringergli la mano dopo una vittoria resta sempre qualcosa che a distanza di anni comunque ricordo con un sorriso e la luce negli occhi, oltre a qualche gaffe, come quando in un’intervista mi rivolsi a lui chiamandolo Dovizione (con annessa sua risata fragorosa). Insomma, il Dovi è una persona normale che fa qualcosa di speciale. Vince, è un idolo per tanti, guida la moto più bella di sempre eppure la cosa che ama di più è essere circondato dai suoi amici. Persino dopo aver battuto Marquez all’ultima curva dell’ultimo giro al Red Bull Ring nel 2017, una gara epica da raccontare ai nipotini, lui è andato a mangiare in un ristorante qualunque in Austria con un amico che lo sfotteva quando la gente gli chiedeva un autografo. Questo, in fin dei conti, è ciò che lo aiuta a restare Andrea Dovizioso, un ragazzo trentenne prima di essere un pilota della MotoGP. E forse è anche proprio questo che ci permette di apprezzarlo nella sua totalità.
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