A Le Mans, in Francia, Alex De Angelis ha annunciato il ritiro dalle corse a fine stagione, ovvero dopo le due gare francesi, dopo aver passato gli ultimi vent’anni nel racing. Praticamente (quasi) tutta la sua vita.
Non oso immaginare quanto sia difficile, per un pilota, prendere la decisione di ritirarsi (Casey Stoner, forse, escluso). Quanta sofferenza ci sia dietro quella scelta radicale, che cambia per sempre la propria vita, mentre la passione resta intatta, alle stelle. Prendere la decisione di non far più parte del mondo a cui fino a quel momento sei appartenuto, di quel paddock che molte volte ha anche fatto da famiglia. Pensare, consapevolmente, che non si ritroverai più sulla griglia di partenza ad aspettare che il semaforo si accenda e si spegna, per poi partire. Quell’adrenalina, mista all’emozione e forse anche un po’ alla paura, che anche volendo non riproverà mai più, negli anni a venire. Perché nulla è paragonabile.
Eppure, gli avvenimenti e gli anni portano a dover prendere questo tipo di decisioni nette, le cose si evolvono e forse ad un certo punto è anche inevitabile dover “arrendersi”. La prima volta che ho formulato pensieri simili ero a Misano, nel 2015, e avevo davanti a me Max Biaggi che per quel GP era tornato in pista, dopo essersi ritirato alla fine della stagione precedente. È bastato guardarlo negli occhi per (ri)vedere la sua voglia enorme di salire sulla moto, abbassare la visiera, e dare ancora del gas. Pur avendo ormai ufficialmente chiuso con la sua carriera.
Per noi che guardiamo, invece, tutto ciò si traduce in una grande tristezza. Almeno per me. Perché quando è ormai diventato abituale vedere le stesse facce, scambiare le stesse battute, per anni, sapere che non capiterà più in ugual misura e in quel contesto, dispiace. Non nascondo che spesso quando devo scrivere quella brutta notizia (perché inevitabilmente, di primo acchito, è brutta) capita che mi commuovo ripensando ai momenti vissuti. Che sono anche piccole cose, ma in quel momento vengono in mente come se fossero stati momenti preziosi.
Nel caso di Alex ricordo come se fosse ieri la prima volta in cui l’ho visto dopo quell’incidente avvenuto in Giappone e quel grande spavento che ne è seguito. Eravamo a Valencia, nel paddock, e poterlo rivedere lì, in carne ed ossa, sano al 100%, è stata una delle tante emozioni che questo sport regala.
Ora, quindi, tocca salutarci. Ma ci rivedremo, nel paddock, quando il Coronavirus ce lo permetterà, e a quel punto saremo, questa volta davvero, colleghi. Arrivederci, Alex!