Brunori Sas - Cip! la nostra recensione

Cip! di Brunori SAS, la nostra recensione

Qualche anno fa in Italia la principale discussione fra i discografici italiani verteva sul futuro della musica italiana di spessore. Le riflessioni si accanivano sulla possibilità che prima o poi il patrimonio del cantautorato italiano sarebbe ritornato sotto qualche forma nuova al servizio di qualche autore e, soprattutto, ruotavano su una domanda di quelle belle toste: chi sarebbe stato l’erede di questa grande tradizione italiana. Insomma, chi sarebbe stato il nuovo Francesco De Gregori

De Gregori citato non a caso, eh. Perché lui, prima ancora degli altri grandi cantautautori, forse legati più di lui ad un periodo storico per molti tratti irripetibile (vedi De  André o Guccini), ha scritto sì canzoni profonde e impegnate ma è riuscito a farle cantare anche alla famosa casalinga di Voghera. Chi dopo di lui ha saputo coniugare impegno, melodia è successo?

La risposta con l’ultimo disco di Brunori SAS sembra essere arrivata (ma anche con il penultimo, a essere precisi, ne parliamo in maniera confusa qui). Il tempo come sempre galantuomo, nell’arte più che nella politica, un verdetto lo ha espresso.

Brunori tra i cantautori della sua generazione è l’unico ad essere riuscito a creare una sua peculiare credibilità non rinunciando mai ad inventare un percorso totalmente personale. Certo, figlio di un movimento che dieci anni fa si chiamava indie con molta più verità rispetto ai significati attuali, Dario Brunori non è stato un fiore isolato nel deserto, ma è stato l’unico a trasformarsi da germoglio in quercia abbastanza forte da imporsi fuori dai circuiti sotterranei. 

Eppure Brunori non rinnega il passato, anzi proprio in Cip! può permettersi di riproporre un mondo sonoro legato agli inizi. Ascoltate Capita così, brano che per chitarre, violini, ritmo potrebbe essere benissimo un pezzo pescato da Vol.1 e Vol.2, molto bella nella sua leggerezza, salta alle orecchie per la semplicità con cui si infila sotto pelle. 

Ma in Cip! Solo per un secondo si guarda al passato, solo per riconoscersi e partire di nuovo verso altri approdi, prova ne sono il singolo Al di là dell’amore e Benedetto sei tu, due brani con sonorità decisamente contemporanee, legate all’attualità nella parte letteraria. Due “riflessioni con vista” sulla deriva “folle” che sembra aver preso il mondo negli ultimi anni. 

La notevole crescita artistica in CIP! non è solo un movimento che registriamo noi ascoltatori, Brunori è il primo a sentirsi consapevole è capace delle canzoni che scrive, anzi per dirla meglio, ormai il cantautore calabrese scrive con una maestria e una padronanza che ne fanno percepire la notevole sicurezza dei propri mezzi. Mio fratello Alessandro e Per due che come noi sono due piccoli capolavori scritti da un cuore che ormai detta in automatico ad una voce che sa far risaltare ogni parola fino all’ultimo accento. Se Per due che come noi lascia a bocca aperta per bellezza e perfezione, quella che sconvolge tutto è Mio fratello Alessandro, una canzone talmente semplice e densa che richiede la perdita di ogni strato epidermico per essere scritta con quella leggerezza. 

Il cantautore che crede alle proprie canzoni, è un qualcosa di raro ma di cui abbiamo fortemente bisogno in un mondo dominato da epigoni mal riusciti e fenomeni da copertina.

Fuori dal mondo conferma la mia teoria esposta precedentemente: qui c’è tutta la leggerezza nella ritmica delle parole, la facilità dell’arrangiamento, la gioia di chi canta e si lascia cantare.

Tornando al cantautorato, in molti altri pezzi traspare la rabbia di Brunori per la situazione politica e l’attualità a suo dire troppo infarcite di egoismo e cinismo. Bello appare il mondo è perfettamente in linea con le emozioni dell’autore, laconico verso un passato che non serve a costruire un futuro e che anzi probabilmente blocca la bellezza delle cose improvvisate, del momento.

“Non puoi fare l’amore se non smetti di urlare/ se non smetti ogni volta di farti del male/ per le cose che non puoi cambiare. Inno alla leggerezza a cui fanno da contraltare Benedetto sei tu e Al di là dell’amore con la loro denuncia decisamente chiara all’attualità.

Insomma, CIP! è un album denso, ben fatto, che come il precedente si prenota un posticino nella storia della musica italiana. 

Habemus un grande cantautore, questa è la notizia.

Su Piggy the pig

Nasce negli anni 80 con ancora l'eco delle chiamate londinesi. Quando ci arriva a Londra è scoppiato il Brit-pop, intanto le urla del grunge scendono sotto pelle. Ama il vino rosse e le birre rosse, ascolta musica per non piangere ma a volte gli fa l'effetto contrario.

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