Tamarisk Row di Gerald Murnane vede la crescita di Clement che si forma tra le esperienze giovanili in una scuola cattolica e l’immaginario ippico che lo permea profondamente, trasformando il giardino di casa in un ippodromo di fantasia prepotentemente ancorata alle sue giornate.
Tamarisk Row di Gerald Murnane
Dopo l’ottimo Una vita tra le nuvole (leggi la recensione) e quella perla incredibile che è Le pianure (leggi la recensione), ho affrontato l’esordio di Murnane, per scoprire che la sua penna raffinata lo è fin dall’inizio, quel che modifica è l’inclinazione con cui nutre la prosa che, in tutte e tre le prove, rimane ricchissima di sfumature e suggestione. L’autore australiano si conferma un cantore disincantato e poetico di una epopea australiana giocata tra paesaggi maestosi e nicchie di vita e fantasia, tra un’immaginazione da pianura, senza muri, e aspirazioni di crescita e vita che giocano su un piano sinceramente umano che fatica a trovare i riferimenti su un orizzonte senza fine.
Clement è un ragazzino che vive nei secondi anni Quaranta a Basset, una cittadina australiana. Il padre Augustine ha un lavoro fisso, ma ha una sconfinata passione e fiducia per le scommesse ippiche, mentre la madre cerca di gestire una famiglia in costante difficoltà economica. Il romanzo vede la crescita di Clement che si forma tra le esperienze giovanili in una scuola cattolica e l’immaginario ippico che lo permea profondamente, trasformando il giardino di casa in un ippodromo di fantasia prepotentemente ancorata alle sue giornate.
Il libro si muove quasi come una cronistoria, principalmente dal punto di vista di Clement, di quanto accade, tant’è vero che è costellata da paragrafi brevi con titoli illustrativi. Quando però la fantasia del ragazzo prende piede e conquista la scena, si apre con un respiro più ampio, lasciando viaggiare le parole in una dimensione meno stretta. Queste aperture corrispondono con le aderenze tra l’immaginazione di Clement e il paesaggio che la alimenta, sviluppano una serie di affreschi bizzarri e ispirati, confusi e travolgenti, che estraniano il lettore tanto quanto incantano il protagonista. La scrittura alterna le minuzie della crescita, il susseguirsi dei fatti familiari e la grandezza del viaggio ispirato di uno sguardo in divenire, curioso e speranzoso, aperto e magmatico, sempre teso verso un orizzonte di promesse.

Luce e colore
C’è tutto un mondo che nel romanzo si gioca tra luce e colore, ed è quello di Clement, è quello dell’Australia e del suo contaminarne gli abitanti, il loro sguardo. Clement osserva il mondo attraverso i vetri battuti dal sole e quelli delle biglie colorate, un filtro che annebbia, illumina trasversalmente, confonde per andare oltre, veste di illusione, sospira di speranza. L’immaginazione gioca con la luce, la attraversa, ci si tuffa, la cavalca per andare a prendersi un mondo lontano, allettante ma non travisato. I tramonti donano il loro carattere ai paesaggi attraverso la luce che va spegnendosi, con un taglio diverso sulle sensazioni, aperture centellinate, non più un incalzare ma un dolce smarrimento.
E poi ci sono i colori che dettano le sensazioni di Clement. Quelli di un paesaggio australiano sempre allusivo, delle biglie portatrici di caratteri dettati dalla loro colorazione, delle divise dei fantini che richiamano luoghi e storie, viaggi e speranze lanciate al galoppo sulla pista. Una continua rifrazione dinamica che colora e illumina paesaggi e fantasie, un mondo in continua mutazione cromatica che sorprende la fantasia, la accompagna lasciandole briglia sciolta, saturandola e diradandola in un gioco coinvolgente.
Naturalmente ci sono le corse dei cavalli, la grande passione di Augustine che contagia il figlio. Clement porta avanti una storia parallela di fattorie e allevamenti, di proprietari di cavalli che si giocheranno tutto nella corsa più importante a cui si aggrappano gli sforzi e le speranze della coppia proprietaria di Tamarisk Row. Augustine è un uomo che punta al grande colpo e che ne esce sconfitto, di una sconfitta all’ultimo metro, di quelle che ricorda solo chi ci ha creduto e ha visto sfumare l’obiettivo quasi sul traguardo. Clement, tra le piccole e grandi cattiverie dell’infanzia, le paure dei soprusi e l’inseguimento dei segreti delle ragazze, tra un imperativo religioso e un gioco solitario, cresce all’ombra della grande speranza del padre, ma non ne viene sopraffatto, la filtra attraverso il suo mondo e la rimette in quello concreto non consumata, ancora fresca di futuro.
Gerald Murnane – Tamarisk Row – Safarà
Traduzione: Roberto Serrai