Abbiamo intervistato Francesca Genti, autrice di Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza: Poesie per gatte governate da Saturno, approfondendo i temi del suo ultimo libro, parlando di poesia in generale e del suo rapporto con la poesia in particolare.
Clicca qui per leggere la recensione di Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza: Poesie per gatte governate da Saturno
Qual è il tuo rapporto con la femminilità? È difficile per me rispondere a questa domanda: è come chiedere a un’onda che rapporto ha con il mare.
Cosa dovrebbe evitare di scrivere una poetessa oggi secondo te? Non ci sono temi vietati, la poesia non segue le buone maniere. Per me vale la regola che non esistono parole o argomenti impuri, quindi una poetessa non deve evitare niente, dovrebbe poter scrivere di tutto. Il vortice sonoro della parola poetica riesce a trattare con grazia anche argomenti difficili, banali o considerati tabù.
Alcune tue poesie potrebbero essere canzoni, hai mai scritto canzoni? Ho scritto, in collaborazione con Francesco Bianconi, il testo della canzone Dark room che si trova nell’album Amen dei Baustelle.
Parto dalla fine: dici di aver tratto la poesia Lettera di referenze da uno scambio su Facebook con un amico. Qual è il tuo rapporto coi social network? Poesia e social network c’è un rapporto fra queste sue cose? Uso Facebook soprattutto per diffondere il mio lavoro come editrice. Insieme a Manuela Dago ho fondato una piccola casa editrice che si chiama Sartoria Utopia, cuciamo a mano libri di poesia in piccole tirature e usiamo il social network come vetrina dei nostri lavori, anche se ultimamente mi sono un po’ stufata di questo canale di diffusione e vorrei inventare altri modi più misteriosi e fantasiosi per fare conoscere ai nostri lettori, che sono pochi ma molto affezionati, le novità.
Per quanto riguarda il legame tra poesia e social network, penso che la poesia sia fotogenica e quindi il social network sia un modo comodo di diffonderla, i social network sono un supporto, un diario semi pubblico, una scorciatoia per fare arrivare a un potenziale grande pubblico la più bella e ostica delle arti.
C’è un forte rapporto nella tua poesia con gli oggetti, a volte sembrano tuoi interlocutori. Che cosa permette ad un oggetto di entrare nella una tua poesia? Dell’infanzia ho conservato un certo animismo, quindi per me è naturale fare entrare oggetti nelle mie poesie, li concepisco come vivi, alcune volte magici. Per esempio mi affascinano molto le caffettiere, il fatto che possano esplodere, sono oggetti domestici che maneggiamo ogni giorno ma che possono ribellarsi, rivelare un loro aspetto sinistro. Ci sono tanti oggetti che fanno parte di un mio Pantheon personale, averli vicino mi rassicura: le matite ad esempio, il loro profumo quando vengono temperate.
Nella poesia descrivi un viaggio in macchina che si trasforma in una riflessione cosmica, dove scrivi di solito? Scrivo a casa, in cucina o in sala, però molte poesie nascono mentre cammino, la poesia a cui fai riferimento è nata davvero durante un viaggio in auto di notte.
Come nasce una tua poesia? Nasce dal desiderio di fare apparire nel mondo una cosa bella che prima non esisteva, e poi nasce dalla crepa che fa intravedere una luce dove prima c’era oscurità. La parola illumina.
C’è molta ironia nella tua poesia, credo, ma spesso sembra tristezza nascosta. Ci sono entrambi gli elementi, c’è la tristezza che fa parte della vita e c’è l’ironia che è un modo di affrontarla. L’ironia è un’arma che non si dovrebbe mai deporre ed è un meccanismo di difesa per salvarci dalla durezza della realtà. La mia tristezza non è nascosta, ma si trucca, si veste bene e se ne va in giro a scordarsi di sé stessa.
Le domande nelle tue poesie servono a cercare risposte o ad aumentare il senso di fragilità? Servono a cercare risposte che non arrivano o sono diverse da quelle che vorremmo sentirci dire e dunque aumentano la fragilità, che però non è un difetto, né una cosa di cui ci si debba vergognare.
Mi piace molto quando smonti le convenzioni dell’amore come in All’Esselunga dell’Amore o Ciao, non sono un panda, ti consideri una cinica? No, per nulla. Sono, sono stata e sempre sarò una grandissima ingenua a cui chiunque può rubare il portafoglio, un sorriso o una parola di troppo. Quello che tu interpreti come cinismo è un mio tratto sarcastico e iconoclasta.
La poesia e la verità c’entrano qualcosa? Ti rispondo con i versi di Francesca Matteoni, una poetessa a me molto cara ,“ci sono molti modi per mentire\ ma solo uno per essere sinceri”, io penso che la poesia sia quell’unico modo.
Poesia e amore, esiste un rapporto? Ti rispondo con i versi di un altro poeta a me molto caro, Dante Alighieri: “I’ mi son un che, quando\ Amor mi spira, noto, e a quel modo\ ch’e’ ditta dentro vo significando”. La poesia stessa è amore.
Dove ti piacerebbe andare per scrivere nuove poesie e con che libro in tasca? Mi piacerebbe essere al freddo davanti allo spettacolo dell’aurora boreale, ma ne sarei così incantata che non penso mi verrebbe voglia di mettermi a scrivere. Viste le latitudini porterei con me un libro Tove Jansson, per esempio Racconti della valle dei Mumin.
Francesca Genti – Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza: Poesie per gatte governate da Saturno – Harper Collins Italia
[yikes-mailchimp form=”4″ title=”1″ description=”1″]
Un commento
Pingback Anche la sofferenza ha la sua data di scadenza: Poesie per gatte governate da Saturno - Francesca Genti