Intervista a Debora Omassi

Intervista a Debora Omassi, una vita tra i libri

Complice la vicinanza fisica (nel senso che chi scrive lavora a un centinaio di metri da lei) e complice l’uscita del suo romanzo Libera Uscita (di cui il nostro Labanca ha parlato qui), abbiamo fatto qualche chiacchiera con Debora Omassi, new entry della scuderia Rizzoli e scrittrice di talento. Classe 1993, originaria di Brescia, Debora, oltre che scrittrice è tante altre cose (del resto, a parte casi sporadici come Leopardi, per saper riempire pagine è necessario prima saper vivere): ex soldato, ex modella, sciatrice e, soprattutto, libraia (se passate per Isola, la trovate qui). Quest’ultima definizione è fondamentale per comprendere il personaggio, anzi, per quel che mi riguarda è la più importante, dato che un suo consiglio (“leggiti tutto Dubus, perdio“) ha variato in maniera sensibile il mio modo di percepire la bellezza delle short stories. Ma non perdiamoci in ciance e andiamo con le domande.

Della tua formazione “personale” abbiamo scoperto leggendo il tuo libro. Che non ti manchi il coraggio è evidente, le tue scelte parlano per te. Anche per scrivere serve coraggio? Coraggio? Non parlerei di coraggio in merito alla mia scrittura, è più un’urgenza, un “bambino” esigente che prima o poi si mette a urlare dalla fame e allora devo “nutrirlo”. Succede sempre per caso, mi sveglio e lui urla, così mi metto a scrivere. Cerco in ogni modo di essere onesta, con me stessa, col lettore, e di non autocensurarmi mai.

Nel tuo presente c’è anche la gestione di una libreria indipendente. Ha inciso, secondo te, nella tua formazione di scrittrice? La libreria ha inciso, senza dubbio, sulla mia capacità di scremare ciò che fa davvero per me. Il mio “olfatto” si raffina ogni giorno di più…Se non ha inciso direttamente su questo romanzo (ma ricordo bene che Laura, la mia collega, al tempo mi mise in mano qualche capolavoro a cui mi ispirai), inciderà senz’altro sulla mia scrittura futura.

Cosa significa per una scrittrice analizzare un libro non solo dal punto di vista del contenuto, ma anche dal punto di vista della fattura, delle potenzialità di mercato, di vendita. In qualche modo, conoscere tutto ciò toglie l’aspetto magico all’oggetto, oppure offre maggiore consapevolezza? Come Libraia indipendente non mi affido moltissimo alla potenzialità di vendita (spesso sono le grandi case editrici, e la grande distribuzione che si affida a questi criteri)… Noi leggiamo un libro e se ci piace lo spingiamo con tutte le nostre forze, cerchiamo di innescare un passaparola, ordiniamo ai clienti di acquistarlo! Detto questo, sia da scrittrice che da libraia, analizzo moltissimo ogni libro che leggo, ma è insito in me, studio, sottolineo, appunto. Non toglie nessun aspetto magico, no, leggere resta sempre la mia più grande passione, un momento tutto mio che assaporo appena ho due minuti liberi…

Come hai scoperto di essere in grado di poter comunicare qualcosa alla gente mediante la scrittura? Quando, da un semplice piacere, oppure un’esigenza, ti sei resa conto che poteva diventare qualcosa di più? Spero tantissimo di poter comunicare qualcosa ai miei lettori! Per il momento i feedback sono buoni, e ricevere messaggi di ringraziamento, o conoscere persone che si sono riconosciute nella mia scrittura è sempre emozionante. Come l’ho scoperto? Ho una formazione artistica, diciamo che il passaggio dalla pittura alla scrittura è stato naturale, e la “ conferma” di Fuori si gela è stato un buon input ad andare avanti, a ostinarmi…insomma, a continuare a cercare.

Che tipo di formazione hai alle spalle? Come accennavo, parlando puramente di formazione scolastica, vengo dal liceo artistico, ma sono sempre stata appassionata di letteratura. Il passaggio è stato più che naturale… Spostandomi un pochettino, direi che la scrittura invece sgorga sempre da esperienze che vanno oltre la scuola, non ho un solo ricordo di quel periodo! Ma ricordo molto bene i miei anni passati sugli sci, più di metà della mia vita attuale, tra un allenamento e una gara, e poi gli anni nella moda a Milano, periodo assurdo e ovattato, per non parlare della recente esperienza in esercito, luogo che mi porterò dentro per sempre…

Da una piccola casa editrice (che ha pubblicato la raccolta di racconti “Fuori si gela” a Rizzoli. Si tratta di un salto triplo, con che stato d’animo l’hai affrontato? Rizzoli: non me ne sono ancora resa conto. Per il momento sguazzo in questa bella vasca dorata, corro di qua e di là e sono sempre contenta quando un giornalista mi chiama, mi piace questa attenzione, ma ancora non saprei dire che significa, non riesco a “guardarla” da lontano e dire come mi sento…

E invece, nella pratica, cosa è cambiato? Ho meno tempo per me stessa, e per la libreria. E’ stato un mese frenetico, di presentazioni e interviste e non è ancora finito…insomma, cerco di barcamenarmi tra il lavoro, la vita a casa e il libro. Per il momento corro col sorriso!

Parafrasando Spiderman: da un grande esordio, derivano grandi responsabilità. Che peso ha, se ne ha, il successo ottenuto da Libera Uscita? Non voglio, e spero di non farmi condizionare da questa uscita. Ho un progetto in mente e non vedo l’ora di dedicarmici a pieno, di dargli tutto il tempo che si merita e farlo “parlare”. Certo, un po’ di timore c’è sempre, a volte noi scrittori pensiamo che la “penna” non scriverà più come prima. Diciamo che per il momento mi godo questo momento, in attesa che il ”bambino” inizi a urlare…

Qual è la giornata tipo di Debora Omassi? Da Libraia ruoto su due turni, sveglia, colazione, tiro su la serranda alle 10:00, vendo libri, chiacchiero con i clienti, telefonatina della commercialista (ahimé!) Ordino le novità, rendo gli eccessi, spettegolo con le mie amate colleghe, chiudo alle 14:00, torno a casa perché fortunatamente è a cinque minuti dalla libreria, mi rilasso due orette con un buon libro e torno in libreria dalle 16 alle 20…in inverno si corre a casa, cena e un buon libro in compagnia, l’estate si inaugurano i gelati della gelateria Borsieri… quando scrivo generalmente lo faccio nei miei giorni di pausa, e mi ci metto subito dopo colazione fino a quando reggo, di solito non sento la fame e tiro fin dopo le 16:00…

Quanto tempo dedichi giornalmente alla scrittura? Ora non sono in fase di scrittura ma sto seguendo l’uscita del libro, appunto. In fase di scrittura invece mi ci dedico il più possibile, con Libera uscita mi ci sono dedicata sei/otto ore al giorno per circa sei mesi…ma ancora non lavoravo in libreria! Sarà, con il prossimo progetto, una bella sfida…

Tu sei nata nel 1993, quindi decisamente giovane. Che cosa ti senti di consigliare a chi vorrebbe ripercorrere i tuoi passi? Un sola cosa: Leggere, leggere tantissimo e sempre.

Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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