Pfm e Vecchioni a Reggio Calabria: possiamo solo applaudire

La Pfm – Premiata Forneria Marconi (con irruzione di Roberto Vecchioni) ha suonato a Reggio Calabria: una riconciliazione con la buona musica, di cui ogni elemento della band è protagonista. Esibizione impreziosita dalla presenza del professore.

Un’autentica riconciliazione con la musica. Questa è la prima sensazione che lascia nelle viscere un concerto della Premiata Forneria Marconi. Inoltre, al PalaPentimele di Reggio Calabria, il 27 febbraio scorso c’era un ospite passionale quanto i ritmi incalzanti della principale rock band italiana: Roberto Vecchioni. Si tratta di un connubio artistico che potrebbe offrire grandi soddisfazioni musicali e sensoriali: in futuro vedremo se l’esperimento proseguirà.

Al palazzetto di Reggio la Pfm ha proposto uno spaccato del suo percorso musicale. L’apertura con Rain Birth, ma soprattutto con River of life e Photos of ghost ha fatto subito capire a tutti d’essere al cospetto di musicisti di livello assoluto, di certo non adeguatamente omaggiati dai media. Armonie musicali e ritmiche piene, uniche, elettrizzanti. Quando è scoccata l’ora de La carrozza di Hans è venuto in mente di chiedere l’elisir di lunga energia e qualità a Franz Di Cioccio, alla voce ed alla batteria, l’anima del gruppo, tornato in splendida forma. Ma, per carità, anche a Franco Mussida alle chitarre; a Patric Djivas al basso: il suo momento è Maestro della voce, ma è stato instancabile e preciso nell’accompagnare ogni attimo del concerto. È forse opportuno ricordare che si tratta di ragazzi alle soglie della settantina. Lucio Fabbri ha espresso tutte le possibilità di un violino. Alessandro Scaglione alle tastiere è degno sostituto di Flavio Premoli , con un pizzico di personalità in meno, forse dovuta all’anagrafe. Roberto Gualdi ha svolto alla grande il suo ruolo di batterista secondario: ebbene sì, la Pfm prevede questa posizione: ovvero quando Di Cioccio decide solo di cantare. Oppure quando suonano in coppia la batteria: uno spettacolo nello spettacolo.

A metà concerto, ecco irrompere Vecchioni, professore eterno, accolto con un’ovazione: «Quello che conta nella vita non è quanto tempo viviamo, ma con quanta luce dentro viviamo questo tempo». Così ha introdotto Samarcanda, dopo aver disquisito della morte e della vita. L’irruzione di Vecchioni è durata pochi pezzi, ma d’alta classe: Sogna ragazzo sogna, Luci a San Siro, una commuovente Chiamami ancora amore cantata insieme a Di Cioccio. E poi un bel fuori programma: Celia de la Cerna, accompagnato in acustico da Mussida alla chitarra.

La parte finale del concerto è stato un crescendo esplosivo di qualità e rock, persino su interpretazioni di musica classica (Romeo e Giulietta e William Tell) in pieno stile progressive, che la Pfm ha chiuso con le immancabili Impressioni di settembre e È festa. Ha concluso il “randagio” Franz: Di più non si può. Inchiniamoci.

(Grazie a Robertina per le foto)

Per approfondire l’opera degli artisti clicca sui nomi qui accanto Pfm e Roberto Vecchioni

Felicità - 85%
Tristezza - 84%
Appagamento - 85%
Profondità - 80%
Indice metatemporale - 83%

83%

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Su Dario Macrì

L'ego mi costringe a dire che sono un giornalista. Ma proprio il fatto che esterni tale conflitto è opera stessa dell'ego, che esulta. E questo è solo un accenno della contorta battaglia interiore che si combatte in me soprattutto fra petto e bocca dello stomaco. Dalla Calabria.

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