Formula 1 2015 – GP Malesia: il punto e virgola

Formula 1 2015 – GP Malesia: le due Mercedes chiuse a sandwich tra le Ferrari. Il cavallino torna a nitrire rampante dopo 676 giorni, nella speranza che non sia un nitrito di paglia.

È l’insicurezza dei forti quella che viene fuori alla fine di questo sedicesimo gran premio della Malesia, terra lontana nel bel mezzo della foresta equatoriale, dove la tigre rossa di Vettel (1° all’arrivo) ha assalito le due gazzelle d’argento di Hamilton (2° all’arrivo) e Rosberg (3° all’arrivo), regalando alla Ferrari la vittoria e interrompendo un digiuno durato 676 giorni. Giungla è il termine giusto per definire questo circuito su cui tutto può accedere, dove bisogna sempre avere un occhio rivolto al cielo a cercare i nuvoloni neri, carichi d’acqua, che senza preavviso rovesciano secchiate di pioggia battente a raffreddare l’aria infuocata (35°C) e l’asfalto rovente (60°C). È quello che è accaduto sabato in qualifica, alla fine della quale Hamilton, su gomma intermedia (la gomma che va bene su una pista bagnata ma non troppo), ha ottenuto la pole senza accorgersi di avere la tuta, all’altezza della chiappa, strappata dalla zampata del felino rosso, che gli è arrivato dietro con 74 millesimi di secondo di distacco (un battito di ciglia) e un set di gomme medie in più; solo terzo l’atro tedesco Rosberg, pure soddisfatto della sua prestazione. Oggi probabilmente i due della Mercedes erano pronti a tutto, pronti ad affrontare animali strani quali rinoceronti, elefanti, orsi, coccodrilli, serpenti velenosi, ma non ancora preparati ad affrontare questa Ferrari aggressiva come una tigre, appunto, ma dolcissima con le gomme, velocissima sui due lunghi rettilinei e incollata all’asfalto sulle curve lente da prima e seconda marcia.

Questa macchina ha permesso allo sfortunato Kimi Raikkonen (4° all’arrivo) di rimontare fino alla quarta posizione, dopo una partenza non eccezionale e una foratura (a seguito di un contatto con il deludente NASR) che lo ha costretto a percorrere lentamente tutto un giro di 5 e più kilometri e che lo ha fatto scivolare nelle retrovie .

In difficoltà le Williams di Bottas (5° all’arrivo) e di Massa (6° all’arrivo) che mancano di aerodinamica e hanno avuto problemi ai pits stop; deludenti le le Red Bull di Kvyat (9° all’arrivo) e di Ricciardo (10° all’arrivo) che negli ultimi giri (li ho visti io) tiravano giù i piedi per frenare dopo aver perso tutta la povere di carbonio a disposizione; straordinari Verstappen (7° tempo) e Sainz (8° tempo), non pervenute le due McLaren di Alonso e Button.

Lascio la terra di Sandokan e spero che questo mix di pragmatismo tedesco e fantasia italiana porti bene anche in Cina!

Su rossopero

Rosso perché a circa otto anni dicevo ai miei che da grande sarei diventato un pilota della Ferrari ( con mio padre che mi accompagnava ogni volta dal medico sperando in una cura). Però perché una volta guarito, mi sono dedicato ai primi esperimenti con la corrente elettrica iniziando a infilare le dita nelle prese, gironzolando a piedi nudi per casa. Con una percezione del rischio completamente azzerata e spinto da questa strana curiosità per le cose elettriche, ho preso la laurea in ingegneria dando fondo a tutti i miei risparmi. Rossoperò perché oggi mi ritrovo a lavorare sulle automobili, passando anche da Maranello, a un passo da quello che è stato il mio sogno. Seguo assiduamente la F1 e suono il sassofono…come non essere felice!

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