Stramilano 2017 –  Le cinque certezze prima della gara #20

Domenica si svolgerà la Stramilano 2017. Oramai ci siamo e, stranamente, più dei classici dubbi che precedono una gara nella mia testa campeggiano alcune certezze. Ecco, se c’è qualcosa di buono che la corsa ha fatto per me, è di avermi dato certezze prima di una giornata tanto attesa. Alla fine qualcosa di positivo l’ho trovato, dentro di me non albergano tensioni ma la calma dello sconfitto in partenza.

Oramai ci siamo, i giochi sono fatti e domenica, giorno della gara, non posso tirare fuori dal mio liso cilindro conigli particolarmente bianchi, la prestazione sarà più o meno quella lì: dieci chilometri poco sotto l’ora se mi sveglierò col piede giusto, poco sopra con quello sbagliato. Poco male, io mi sono impegnato al massimo, di più non potevo proprio fare, l’obiettivo dei cinquanta minuti si è rivelato oggettivamente fuori portata.  In vista di domenica ho più certezze che interrogativi, è tutto già malamente scritto; tra le altre, ecco cinque cose che sicuramente accadranno.

Sarò l’unico scuro in volto alla partenza
In qualche modo, per i più attenti, sarò riconoscibile anche in mezzo alle migliaia di persone. Sarò quello con la faccia irritata in mezzo a volti illuminati dalla gioia dell’evento, sarò quello presente contro la sua volontà, quello che vorrebbe essere altrove e odierà tutto ciò che in quel momento gli sta attorno. E così questa Stramilano 2017 sarà l’ulteriore occasione per sentirmi inadeguato nel mondo. La grande differenza con le altre situazioni in cui mi sento come un pesce fuor d’acqua che provano a rimettere in acqua ma vorrebbe comunicare che nemmeno in acqua si sente in acqua ma essendo muto non riesce a comunicarlo e quindi lo credono contento ma invece è un pesce fuor d’acqua in acqua, la differenza dicevo è che di solito le situazioni in cui si acuisce il mio stare al mondo di sghimbescio le evito, a questo giro me la sono andata a cercare.

Paonazzo ma con contegno
Sono sicuro che dopo tre chilometri la mia faccia sarà rossa modello infarto imminente. Non lo dico tanto per dire, ma perché mi sono guardato allo specchio dopo le simulazioni di gara e ho sempre temuto di crollare sotto la doccia che seguiva l’allenamento, il mio colorito era sempre di un rosso pompeiano, i miei occhi spiritati e assenti insieme, il sudore copioso come i doppi falli della Giorgi. Non potrò farci nulla, di certo avrò questo aspetto anche in gara, ma cercherò di darmi un contegno, di propinare un’aria indifferente da impiegato in gita. Non credo avrò successo, ma nella mia testa invece funzionerà, di certo sarà uno dei fattori in cui spenderò più energie.

Scusante infortunio
I pochissimi che mi seguono sanno bene che, tra tante lamentele, non ho mai avuto modo di preoccuparmi degli infortuni. Il mio fisico farlocco si è dimostrato un pessimo corridore ma sostanzialmente integro nella struttura: dopo gli affaticamenti dell’allenamento, il giorno seguente non mi ha mai proposto dolori di sorta. Naturalmente ieri, ultimo allenamento di una certa intensità prima della gara, al decimo chilometro ho sentito tirare il polpaccio. Tornato a casa zoppicavo come un novantenne in bilico sul filo della vita. Non conosco l’entità dell’infortunio, non ne ho gli strumenti, non so davvero se si tratta di un problema che mi metterà in difficoltà o è semplicemente un fastidio momentaneo. Di certo però ho la scusa per una prestazione deludente, a prescindere dall’effettivo dolore che proverò domenica insisterò parecchio sul dolore al polpaccio: se solo non avessi subito quell’infortunio…

Fattore compare di allenamento
Il mio compare di allenamento si presenterà alla gara in migliori condizioni, ha dimostrato più volte di avere nelle gambe e nel fiato tempi migliori dei miei e non di poco. Lasciamo perdere le motivazioni di questa ulteriore mia disfatta e concentriamoci sulla condotta di gara. É palese che io dovrei tenere il mio passo e fare del mio meglio senza farmi prendere dalla frenesia di tenere il suo ritmo, il rischio concreto, o meglio la certezza è quella di scoppiare dopo pochi chilometri, mettendo a repentaglio anche il tempo alla mia portata (di mollare non se ne parla). Ma sappiamo tutti come andrà a finire: il mio orgoglio di stampo calabrese mi farà stare dietro al mio compare come un cane al padrone, scoppierò e porterò a termine la gara con un ritmo infimo. Già mi vedo arrancante con parte della folla ad incitarmi e l’altra parte a deridermi, con qualcuno che mi tirerà dietro monetine gridandomi “questo è quello che vali!”.

Comunque vada sarà una festa
Mica la gara in sé, l’ho già detto che sarà una sofferenza. Ma l’ultima, l’apice del dolore, alla fine sarà finita, definitivamente e maledettamente finita. Una volta tornato a casa credo che mi attaccherò ad alcol e cibo spazzatura (per altro mai abbandonati) come se fossero la fonte della vita, o forse lo sono? Fatto sta che mi sentirò più leggero e migliore, non perché ho tonificato il mio corpo, ma perché posso ributtarlo nell’abisso in cui sa gongolarsi. Sedentarietà arrivo, scusa la parentesi.[yikes-mailchimp form=”3″ title=”1″ description=”1″]

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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