RoadToStramilano #16 – L’autismo genera dolore, la stupidità di più

Avete presente quando vi sentite così in forma che non vedete l’ora scendere in campo, ripassate mentalmente tutti i passaggi, i movimenti, sempre concentrati e determinati a ottenere il meglio? Avete presente? Ecco, io no. Non mi è mai capitato.

Però ieri sera credo di aver provato una sensazione che si può avvicinare a questo tipo di forma mentale: ero carico, volevo scendere in strada e allenarmi, volevo insomma spaccare il mondo. Sono andato a letto pensando all’allenamento e questa mattina alle 6, dopo essermi scrollato i gatti di dosso e essermi vestito da Diabolik sono sceso in strada. 20 minuti di riscaldamento e poi giù 40 minuti di corsa a passo gara. Le gambe mulinavano che era un piacere, il Forlanini era tutto per me e per il mio personale pubblico: i corvi, le papere e le nutrie. Ero leggerissimo. Non mi sono mai guardato indietro ma c’è da giurarci che se l’avessi fatto avrei trovato le fiamme per terra, un po’ come Ghost Rider. Mi sentivo bene e, per la prima volta, il mio Garmin mi dava ragione su tutto: il passo era buono, il cuore stabile e fisso al livello di soglia e io ne avevo abbastanza per avere persino il tempo di pensare alla giornata di merda che di lì a qualche ora avrei dovuto affrontare.

Poi, tutto d’un tratto, il fastidio. Una puntura di spillo, lì esattamente in mezzo al tallone. Non era quello colpito da fascite, per cui non mi sono preoccupato più di tanto. E poi il dolore era diverso, per cui ho deciso di fare l’unica cosa sensata quando sei lì per battere ogni record: sbattermene. Ho spento il cervello e ho continuato a tarellare.

A circa 10 minuti alla fine e il dolore ha iniziato a farsi più insistente: per un attimo ho pensato di mollare, del resto ci saranno altre occasioni e arrivare sani alla gara è più importante di una stupida corsa contro me stesso. Quasi rallento, ma poi cambio di nuovo idea e ri-decido di ri-sbattermene. Il record è troppo vicino per poter essere accantonato. A due minuti dalla fine il dolore diventa insopportabile ma io me ne strafotto, e anche se corro praticamente zoppicando, decido che devo comunque chiuderla e alla fine riesco a migliorare il mio tempo. Mentre eseguo il defatigante deambulando come Forrest Gump quando aveva ancora quegli strani ferri alle gambe, inizio a pensare a cosa diavolo può essere capitato al mio tallone: nervo accavallato? Strappo? Una protuberanza ossea formatasi nella notte? Un tumore? Le maledizioni di quell’infame di Agafan? Un cobra dell’idroscalo che coi suoi denti velenosi  è riuscito a oltrepassare la suola delle mie Adidas? Incredibile come possano succedere cose strane e inaspettate al corpo umano, non siamo così perfetti come dicono, soprattutto se ci inceppiamo ogni due per tre.

Torno a casa zoppicando e maledicendo la sorte, mi spoglio a fatica e mi levo le scarpe per metterle in balcone. Faccio per tornare in casa e sento cadere qualcosa.

Mi sento confuso, in un primo momento non capisco. Poi la testa riprende a funzionare e metto bene a fuoco quello che ho davanti. Non ci credo.

Si tratta di un sassolino nero. Un fottutissimo sassolino nero finito nella mia scarpa chissà come e che per 70 minuti ha scavato indisturbato nelle mie carni.

Guardo il mio tallone dolorante e vedo che si è formato un coagulo di sangue del diametro di una moneta da due euro.

Penso a cosa diavolo ho nel cervello per non essermi accorto di un cazzo di sasso nella scarpa.

Poi cammino verso il bagno, sulle punte come la Fracci.

Entro in doccia a fatica.

Scorre l’acqua.

Piango.

Fine.

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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