Ripensare la coscienza. Una teoria scientifica dell’esperienza soggettiva di Michael Steven Anthony Graziano è affascinante e abbordabile, ha le caratteristiche che ogni oggetto del desiderio vorremmo avesse. E allora desideratelo pure, non vi deluderà. Affascinanti sono il tema trattato e la teoria dell’autore, abbordabile l’esposizione.
Ripensare la coscienza. Una teoria scientifica dell’esperienza soggettiva di Michael Steven Anthony Graziano
Affascinante e abbordabile, questo libro ha le caratteristiche che ogni oggetto del desiderio vorremmo avesse. E allora desideratelo pure, non vi deluderà.
Affascinante è il tema trattato: cos’è la coscienza, intesa come consapevolezza del sé?. Uno dei nodi più intricati che riguarda l’essenza dell’uomo, la modalità del suo stare nel mondo, una di quelle caratteristiche che ci piace pensare come esclusive perché non appartengono alle macchine e solo in minima parte agli animali.
Affascinante è la teoria dell’autore che ci propone la soluzione dello schema di attenzione. Una proposta che è fortemente ancorata alla scienza ma riesce a rendere conto della specificità metafisica di cui ammantiamo la coscienza.
Abbordabile è l’esposizione del testo, capace di guidare il lettore nei meandri di un tema che parrebbe elitario e che invece viene abbassato al livello dei comuni mortali. Certo il lettore un po’ d’attenzione deve pur mettercela, d’altronde si toccano temi profondissimi.
Lo schema di attenzione
Come il cervello concepisce una rappresentazione della forma della mela, del suo colore, e delle relazioni spaziali tra voi e il frutto, così concepisce una rappresentazione del vostro focus attenzionale sulla mela.
Non mi metterò certo a spiegare la teoria di Graziano, non oso immaginare che pasticcio ne tirerei fuori. Vorrei solo segnalare alcuni dei punti che hanno attirato la mia attenzione.
La teoria dello schema di attenzione riesce a tenere insieme capre e cavoli, cioè due istanze fondamentali se si vuole parlare di coscienza in termini scientifici: ancorarla a meccanismi fisici e rendere conto dell’afflato metafisico che gli uomini le tributano. La coscienza scaturirebbe dallo schema di attenzione che, sostanzialmente, ci permette di avere un modello semplificato della nostra modalità di focalizzazione. Lo stesso tipo di meccanismo che ci permette di avere uno schema semplificato del nostro corpo e che ci fa muovere nel mondo.
L’assegnazione metafisica dell’uomo alla coscienza verrebbe dal fatto che lo schema è semplificato, per ragioni di economia, e quindi ci impedisce di saperlo descrivere in maniera accurata. L’impalpabilità della coscienza sarebbe un’illusione della mente portata avanti per scopi pratici. Dunque la coscienza viene riportata con i piedi per terra per dar conto della sua caratteristica più imperscrutabile e alta. Insomma uomo, abbassa la cresta e conosci te stesso.
Un altro elemento fondamentale è la socialità che la coscienza permette nel momento in cui presupponiamo che anche gli altri esseri umani ne abbiano una. La coscienza svolgerebbe un ruolo fondamentale non solo all’interno della persona e del suo perdersi nelle alte sfere, ma anche nel riconoscere i propri simili come degni di attenzione e, di conseguenza, di relazione.
Se non è affascinante questa narrazione della coscienza non so quale altra potrebbe esserlo.
Il futuro della coscienza
La parte finale del libro è dedicata all’aiuto che la teoria può apportare ai futuri sviluppi tecnologici. Il primo pensiero va alle intelligenze artificiali, ma l’autore sembra molto più stimolato dalla possibilità di effettuare un trasferimento della mente su supporti esterni. In effetti questa possibilità dà modo di ragionare su un futuro che pone infiniti quesiti filosofici. Per esempio la possibilità di duplicare una mente in diversi esemplari, i diritti riconosciuti ai membri del mondo digitale, l’eventualità di far viaggiare la mente nello spazio attraverso supporti artificiali e molto altro.
Tra tutte queste ipotesi, forse la più affascinante è quella che propone una connessione di menti, non solo biologiche ma anche artificiali, in un potenziamento esponenziale di connessioni. Questo futuro potrebbe apparire distopico, ma solo perché al momento facciamo fatica ad immaginarlo.
Sappiamo che il nostro mondo ha dei problemi, ma non vogliamo cambiarlo nella sostanza. Quando immaginiamo un futuro utopico, è sempre un mondo che assomiglia la nostro, ma dove i problemi più gravi sono stati risolti e godiamo di nuove comodità tecnologiche. Qualsiasi visione del futuro che sembra troppo differente dall’oggi deve, per definizione, essere una distopia. Penso che gli umani di ogni periodo avranno una visione simile del futuro.
Michael Steven Anthony Graziano – Ripensare la coscienza. Una teoria scientifica dell’esperienza soggettiva – Codice edizioni
Traduzione: Silvio Ferraresi
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