Armi, acciaio e malattie. Breve storia del mondo negli ultimi tredicimila anni che dimostra come non esistano e mai siano esistite razze superiori. Jared Diamond ci conduce con mano educata in un viaggio lunghissimo e affascinante, ricco di spunti che vantano una profondità ricca di sfumature. Un libro per smontare il razzismo ma anche per provare a rispondere a domande umanamente sensate. Non vi piacciono i saggi? Ma questo è un romanzo sull’umanità.
Armi acciaio e malattie, un libro contro il razzismo
Perché alcuni popoli (europei soprattutto ed asiatici) dominano il mondo? Perché sono più ricchi, più progrediti e meglio organizzati degli altri (africani e nativi americani sono solo due esempi) e lo erano fin dal momento in cui li hanno conquistati? Va da sé che un dubbio del genere è in grado di avvalorare un razzismo che poggi su una qualche superiorità biologica. Dai su, com’è possibile che in tutti questi anni di esistenza della civiltà umana i neri e i nativi americani siano sempre stati inferiori? È evidente che non sono stati capaci di civilizzarsi e forse mai lo saranno.
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Cominciamo col dire che questo testo insinua più di un dubbio sulla relatività del progresso, su quanto sia civile sfruttare la debolezza di altri esseri umani o quanto sia sensato lo sfruttamento del territorio che l’uomo ha perpetrato. Al di là di tali questioni a cui ognuno può rispondere come gli pare o, come capita a me, in modi diversi in diverse circostanze, è innegabile che la domanda fondante del libro, quella relativa al predominio di alcune popolazioni su altre, sia molto interessante. Non venitemi a dire che non ve la siete mai posta, se così fosse dovreste riconsiderare lo sguardo che gettate sul mondo. Naturalmente, se non siete dei razzisti impuniti, non riconoscerete mai una superiorità biologica di una parte dell’umanità sull’altra. E magari vi sarete pure detti che sarà dipeso dal territorio abitato o da altre circostanze, ma senza riuscire a concedere forza ad argomentazioni di buon senso. Ecco che invece questo libro tenta di dare spiegazioni scientifiche, ricostruisce una vicenda lunga 13.000 anni cercando le ragioni di uno stato dei fatti che ha radici profonde, molto più profonde di quanto risalti da frettolose considerazioni.
Non è solo per controbattere i razzisti che leggerete questo libro, anche perché, una volta presentate le argomentazioni, vi accorgerete che spesso l’ignoranza travalica la dimostrazione. Lo leggerete anche per scoprire come potrebbero essere andate le cose, per dare anche a voi stessi una spiegazione più accurata, perché in fondo non ve lo sapete spiegare fino in fondo. Non ho le competenze per dichiarare quanto siano attendibili le teorie di Diamond, ma alcuni elementi rendono Armi, acciaio e malattie un viaggio affascinante (e non certo campato in aria data l’autorità dell’autore e la bibliografia accurata).
Si tratta di una carrellata appassionante, godibile nella lettura e avvincente nell’incedere. A tratti qualche argomentazione potrebbe apparire oltremodo ripetuta, io credo invece che aiuti a seguire il filo conduttore nelle diverse circostanze a cui si applica. L’esposizione è chiara e permette di comprendere il ragionamento per filo e per segno, anche grazie agli esempi con cui l’autore rafforza la linea teorica. Il tutto senza risultare soporifero, perché Diamond spiega con parole semplici e si aiuta attraverso situazioni a noi familiari.
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Il ricorso a diverse discipline per ricercare risposte permette di proporci un quadro molto completo e per nulla asfittico, capace di non chiudersi in se stesso e arroccarsi in un circolo vizioso senza via d’uscita. Abbiamo invece un quadro arioso, che si fa forza del contributo di diversi campi di studio volti a rafforzare, escludere o testare una tesi.
Si tratta di un viaggio che potrebbe apparire sproporzionato, 13.000 anni non sono pochi da cavalcare in meno di 400 pagine. Ma il fascino di questo tentativo, le corde che riesce a toccare, l’importanza delle questioni trattate, la mano amica con cui ci conduce l’autore, la profondità in cui ci catapulta, l’attualità non smarrita nel tempo, fanno di questo libro un’esperienza coinvolgente.
Non entro nel merito delle argomentazioni, ma voglio sottolineare un punto che mi ha colpito e che ha illuminato il mio cammino di lettura. Ogni popolo della storia ha fatto il massimo che gli era consentito dalle circostanze, non è esistita né pigrizia né incapacità che abbiano lasciato indietro rispetto all’evoluzione chi non ha saputo o voluto adeguarsi. Le incapacità si scoprono impossibilità, non ci sono appigli per accuse di nessun tipo.
Un altro punto di vista che ho trovato stimolante è quello sulle invenzioni che non vengono viste solo come una necessità, bensì anche come curiosità e sperimentazione che solo in seguito trovano sbocco nell’utilità.
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