Quando tornerò di Marco Balzano è una storia ben scritta e ben ascoltata, ci fa scoprire che “l’altro” non è muto, non è sordo, non ci parla ma non è non-esistente. L’altro aspetta solo orecchie pronte ad ascoltare, a raccogliere. Quando tornerò è il diario perfetto di una storia che non dobbiamo perdere.
Saper ascoltare le storie
Quando tornerò è il quarto romanzo di Marco Balzano, libro che già prima dell’uscita ha suscitato curiosità e interesse visti i lavori precedenti dello scrittore. L’attenzione verso il lavoro di Balzano ha molte motivazioni: alcune riguardano il talento, altre il punto di vista. Sul talento narrativo di Marco Balzano già penne ben più titolate si sono espresse, ma vale sempre la pena di ricordare la capacità dello scrittore di Resto qui (leggi la recensione) di far arrivare dalla composizione delle sue parole emozioni scaturite dai particolari minimi, quelli che fanno di una buon racconto un disegno in cui immaginarsi, in cui immergersi.
Sul punto di vista vorrei aggiungere qualcosa, prima di parlare dell’ultimo romanzo. Ma non sono io a dirlo, è lo stesso Marco Balzano ad affidare alle note del libro una chiave di interpretazione al proprio lavoro: “Una storia prima di raccontarla bisogna saperla ascoltare”. In questa frase ci sono millenni di lavoro, non solo letterario ma anche teatrale, e di narrazione civile. Ascoltare le storie mettendo l’orecchio dove nessuno lo aveva messo prima, dove forse neanche si pensava di dovercelo mettere. Ed è proprio questa la sensazione di profondità che emerge accostandosi ai libri di Marco Balzano, l’orecchio rivolto verso quello che prima era silente, solitario, abbandonato, dimenticato.
Lo erano di sicuro le storie di milioni di donne migranti, si definirebbero economiche sui giornali, che negli anni hanno abbandonato le loro famiglie per poi mantenerle da lontano. Un fenomeno che ha riguardato Est Europa, Asia, Africa e Sud America. Un fenomeno che in silenzio ha mosso soldi e persone, offrendo denaro in cambio del bene che non possiamo più permetterci: quello di curare le persone più deboli. L’Occidente opulento (e non, va detto) si è comprato la cura ed insieme ha comprato migliaia di storie di abbandono e sogni mescolati a pannoloni.
Quando tornerò di Marco Balzano
Così è successo per Daniela, protagonista del libro, che abbandona una vita mediocre in Romania per poter permettere un futuro migliore ai propri figli. Un lavoro a termine, un periodo di sacrificio per poi accedere alle grandi gioie della realizzazione economica. Daniela parte senza un biglietto di addio, senza un messaggio, senza che il minimo dubbio attraversi la mente di chi sente la necessità del proprio agire. Ad aspettarla in Romania rimarranno Angelica, ragazza responsabile ma cresciuta troppo in fretta, e Manuel ragazzino fragile e impulsivo. C’è anche un uomo, il marito di Daniela, ma è una figura sbiadita, ingrigita dalla mancanza di volontà.
Nell’abbandono momentaneo di Daniela ci sono tutti i sintomi di una verità ancora di là da venire, ma intanto c’è una Milano periferica, di confine, che si muove ai margini della ricchezza, in una zona d’ombra. La realtà è uno scontro, ma nulla a che vedere con quello che accadrà in Romania e con cui la mamma Daniela dovrà fare i conti.
Nella seconda parte del libro scopriamo il talento narrativo di Marco Balzano fondersi col talento di scegliere i punti di osservazione. Il racconto infatti si arricchisce della voce di Manuel, il figlio più fragile, che fa da controcanto a Daniela. Nell’ultima parte del libro anche Angelica racconterà un’altra parte della storia, costruendo magicamente una storia stratificata negli anni e stesa su mezza Europa.
Colpisce l’apparente semplicità di una storia come quella di Daniela quando, ascoltandola, si scopre che racconta il nostro tempo, molto più di un quotidiano, molto più di un approfondimento giornalistico, perché sono le storie a dare movimento al mondo, a costruire la Storia. Tolstoj insegna, solo partendo dal piccolo si arriva al grande.
Poi c’è lo scontro con le ambizioni e i sogni, i calcoli senza l’incognita del caso, un’impalcatura a volte verghiana ma senza cupo moralismo, anzi.
Colpisce davvero la capacità di Marco Balzano di usare una storia “normale” per raccontare la contraddizione del contemporaneo, permettendosi addirittura di lanciare una riflessione su cosa l’Occidente abbia perso, cosa abbia guadagnato e cosa l’ex Cortina di Ferro abbia perso o guadagnato.
Se in Resto qui il confronto con la storia era più immediato, in questo caso è da cogliere la riflessione sui nostri tempi, come probabilmente era accaduto già in maniera un po’ differente ne L’ultimo arrivato.
Rimane il piacere di leggere liberamente una storia ben scritta e ben ascoltata, mettendoci al posto di Daniela la propria storia o quella di chiunque altro, scoprendo però che “l’altro” non è muto, non è sordo, non ci parla ma non è non-esistente. L’altro aspetta solo orecchie pronte ad ascoltare, a raccogliere. Quando tornerò è il diario perfetto di una storia che non dobbiamo perdere.
Marco Balzano – Quando tornerò – Einaudi
Quando tornerò su La Feltrinelli