1982 Janine - Alasdair Gray

1982 Janine – Alasdair Gray

1982 Janine di Alasdair Gray ha una prosa dall’andamento irregolare, seguendo i pensieri più o meno lucidi del protagonista che introduce interruzioni tra le sue fantasie erotiche, ricordi dei vari periodi della vita, considerazioni politiche e sociali, dialogando costantemente con un dio che tende a mandare a quel paese e che suggerisce più un’altra parte di sé impotente di fronte al fiume in piena del flusso di coscienza. Un misto di ironia e struggimento devastante.

1982 Janine di Alasdair Gray

Ero circondato da amore, ci galleggiavo sopra ma non lo vedevo e ho continuato a rifiutarlo. Ora che non ne è rimasto più lo riesco a vedere, nitidamente. O forse lo vedo ora perché negli ultimi dieci minuti sono stato libero. Non sono più prevedibile adesso, anche se ho i soldi e una bella casa tutta mia.

Jock McLeish è un supervisore della sicurezza, divorziato e alcolizzato che si ritrova in una stanza d’albergo da qualche parte della Scozia e ragiona sul togliersi la vita. Questo è il personaggio memorabile che ci regala Gray, un antieroe che incarna la normalità sociale e sprigiona perversioni mentali che, invece di donargli potere come spererebbe, lo normalizzano ulteriormente, proiettandolo su uno sfondo tanto personale quanto condiviso. Una volta introdotto il protagonista abbiamo fatto tutto, perché il romanzo contiene solo una notte in compagnia della sua mente, un abisso infernale poggiante sulla banalità della vita.

Quel che rende il romanzo davvero inusuale è la prosa dell’autore. La scrittura ha un andamento irregolare, seguendo i pensieri più o meno lucidi del protagonista che introduce interruzioni tra le sue fantasie erotiche, ricordi dei vari periodi della vita, considerazioni politiche e sociali, dialogando costantemente con un dio che tende a mandare a quel paese e che suggerisce più un’altra parte di sé impotente di fronte al fiume in piena del flusso di coscienza, ma sempre presente come punto di riferimento che manomette il monologo per dar vita ad un dialogo; sembra quasi la sua parte razionale che lo tiene attaccato al mondo, che funge da argine alla deriva. Un misto di ironia e struggimento devastante.

Anche graficamente Gray esplora territori più articolati, fino al delirio di metà libro in cui la disposizione delle parole rispecchia il naufragio della mente, la confusione caotica dei pensieri, l’esplosione disperata dei sentimenti. Una prosa materica che incede ricalcando il pensiero, tant’è vero che ad un certo punto si normalizza, il romanzo diventa un racconto quasi cronologico perché segue il momento di maggiore calma dopo la tempesta quasi fatale. La capacità di Gray è quella di farci toccare con mano le parole, di renderle qualcosa in più di una stampa su foglio, non solo in senso metaforico, ma in senso fattuale, restituendo l’incarnato della lingua viva, come una scrittura in rilievo umorale.

Dentro il sesso, oltre il sesso

Di sicuro, nell’intimità del corpo e nella segretezza del cranio mi sono guadagnato il diritto di godere di qualunque donna desideri in tutti i modi possibili no?

Di certo quel che risalta maggiormente sono le fantasie erotiche molto spinte del protagonista di cui l’autore non ci risparmia i particolari. All’inizio sono la traccia principale del racconto in cui si innesta qualche ricordo, via via diventano innesti tra i ricordi. Non si tratta di semplici fantasie, si parla  di un mondo ricorrente costituito da vari personaggi e capeggiato dalla prediletta Janine, in cui le storie si susseguono e hanno più o meno sempre gli stessi protagonisti, gli scenari variano e fanno del mondo mentale di Jock una realtà parallela che lo accompagna da una vita, fino ad ergersi a protagonista in questa notte di perdizione.

1982 janine

Pur nella perversità delle fantasie, Jock non arriva mai all’atto efferato, il suo pensiero si ferma sempre un passo prima, in una castrazione del desiderio ricorrente. Le fantasie sono un rifugio del protagonista dalla deludente vita reale, dalle carenze affettive per cui non è esente da colpe, dall’incapacità di trovare nel sesso reale una soddisfazione e una continuità pacificanti. Delle proprie fantasie Jock è padre padrone, al punto da non esserne nemmeno il protagonista, quasi a voler tirare i fili almeno in un mondo di cui è creatore. Ma finisce per soccombervi, sia perché lo aliena ulteriormente dalla vita reale, sia perché i meccanismi sottesi divengono meccanici e ricorrenti, riducendosi a scene da non portare a termine e sostituite immediatamente da altre.

Se la sessualità spinta del protagonista può avere una tensione scandalistica su cui non dubito che lo scrittore abbia giocato, ben presto si capisce come si tratti di raffazzonate fantasie piccolo borghesi, uno sfogo tanto banale quanto indicibile, lo specchio di una società crudele e gonfia di desideri che reprime i secondi per sguazzare nella prima, accettando la violenza delle situazioni quotidiane per sopprimere uno scandalo di facciata. Il mondo parallelo di Jock ha una perversità costruita sulle inibizioni, è la narrazione delle possibilità frustrate.

Uno scozzese piccolo piccolo

Per gli oltre venticinque anni precedenti questi minuti sono stato il personaggio di un copione scritto dalla National Security. Il copione controllava i miei movimenti principali, e perciò le mie emozioni. Come potevo imparare ad amare mia moglie se per metà della settimana non dormivo nemmeno con lei? Sono diventato del tutto prevedibile, in modo che l’azienda potesse prevedermi. Ho smesso di crescere, ho smesso di cambiare. Ho fatto sì che non fossi io a crescere, bensì l’azienda. Sono diventato un gentiluomo dannatamente freddamente morigeratamente noioso che si annichilisce con le sue stesse mani, come mio padre.

Senza dimenticare che il protagonista affonda la propria esistenza nella Scozia del proprio tempo, lanciandosi in considerazioni che non fanno altro che risaltare la contraddizione vivente che rappresenta. Un conservatore malriuscito, che desidera stare dalla parte dei vincenti ma non riesce a non vederne le enormi storture, la truffa che portano avanti nella cattiveria; un alcolizzato che riesce a mascherarlo al mondo esterno, portando a casa una rispettabilità che per sé stesso ha perso da tempo. A livello lavorativo sarebbe anche realizzato, con tanto di riconoscimento economico, ma in pratica si ritrova schiavo delle circostanze stesse che lo collocano dalla parte giusta.

Jock è un uomo normalissimo, un essere umano che si sente chiuso nella morsa che uccide deprimendo la maggior parte degli esseri umani, incapace di evitare la truffa che percepisce ai suoi danni. Non gli interessa far parte della classe che conduce i giochi, perché li disprezza, ma non può fare a meno di perseverare nel piano vita, quasi non vedesse praticabili le alternative. D’altronde chi tornerebbe indietro da una condizione di vantaggio?

Quel che davvero manca a Jock, e decisamente non solo a lui, è la libertà. La libertà non tanto di fare quel che vuole, la libertà di essere sé stesso, manca così tanto questa libertà che ha smesso perfino di desiderarla, gli è morta in corpo e mente col passare feroce degli anni. Jock non perde quasi mai del tutto la razionalità e arriva a capire di non essere mai stato davvero libero, tanto da non essersi sentito libero di essere amato, ma la consapevolezza non porterà per forza ad un cambiamento: ne è la premessa indispensabile, ma non la conclusione inevitabile.

Alasdair Gray – 1982 JanineSafarà
Traduzione: Enrico Terrinoni

Voto - 87%

87%

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Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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