21 americhe, in attesa del libro, alcune riflessioni strampalate

21 Americhe, di Ilario Lavarra, racconta il viaggio che questo ragazzo milanese ha compiuto in sella alla sua Vespa. Circa 82.000 km percorsi a circumnavigare il continente americano: un frammento di vita lungo quasi due anni che racconta non solo un viaggio sopra uno scooter, ma molte più cose di quello che si può pensare

Sto aspettando che arrivi in redazione una copia di 21 Americhe, il primo libro di Ilario Lavarra, viaggiatore milanese (e ora anche scrittore), classe 1982. Non conosco Ilario di persona ma ho avuto modo di averci a che fare qualche anno fa, mentre lui era in giro per l’America e io stavo redigendo uno speciale dedicato alla Vespa. Mi era capitata la sezione “Viaggiatori in Vespa” e tra i vari nomi storici come quelli di Bettinelli e Patrignani, decisi di piazzare anche questo blogger che avevo scoperto per caso qualche mese prima (lo trovate qui, vespanda.com).  La sua storia ha ben poco di ordinario perché Lavarra è uno di quelli che a un certo punto della sua vita ha preso coscienza di una visione e l’ha messa in pratica. Ha deciso che voleva percorrere il perimetro dell’America (tutta l’America, non gli States) e ha deciso che voleva farlo su di una Vespa. Un paio d’anni di preparazione, un lavoro che gli permettesse di mettere via il denaro necessario e poi via, senza una data d’arrivo, senza nessun obbligo, se non quello del tutto intimista, di riportare le proprie sensazioni su di un blog. Ilario l’ha vista tutta l’America, da New York è arrivato fino a Cuba, passando per il freddo canadese fino e gli spazi enormi della pampa argentina. A distanza di qualche anno, questo viaggio colossale ha avuto la fortuna di poter essere riversato in pagina, in modo che questa esperienza potesse essere a disposizione di chiunque. Ho molte aspettative su questo volume, un po’ perché Ilario scrive proprio bene, e un po’ perché all’epoca, ricordo bene che i suoi diari giornalieri mi colpirono ben più di quanto potessi immaginare.

Già, perché se poco poco siete insoddisfatti della vostra vita, nel leggere di questo viaggio non potrete non sentirvi obbligati a riflettere su ciò che siete e su ciò che avete fatto nella vostra vita. Mi spiego meglio, Lavarra ha deciso di partire (ma poteva essere qualsiasi cosa, anche decidere di diventare un ballerino di tip-tap), forse per cercare se stesso o forse perché se stesso l’aveva già trovato e ha sentito il bisogno fottuto di dare una direzione alla sua vita. Cioè, in pratica, un bel giorno ha deciso di sbattersene delle convenzioni a cui tutti siamo legati e ha preso la sua strada. 

La sua è stata una scelta di vita, non un’impresa, ed è questo che, a livello personale, mi sconvolge e mi affascina. Ilario, con i suoi racconti, ha smascherato le mie scuse, ha messo a nudo l’incapacità (mia e credo di molti miei coetanei) di  dare un impulso vero alla propria vita. Migliorare la propria vita si può ed è più facile di quello che vogliamo credere, non serve essere speciali, figli di papà (in Italia è una delle scuse più gettonate) o chissà cos’altro. La vita, o meglio, la felicità, è lì a portata di mano, basta solo avere la voglia, più che il coraggio, di prendersela. 

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Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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