Nessuno si muova - Olivier Adam

Nessuno si muova – Olivier Adam

Nessuno si muova di Olivier Adam ha una prosa che profuma di poesia: ottanta pagine in cui il tempo, a volte, si solidifica lasciandosi afferrare e il mondo si ferma lasciandosi osservare. Un racconto che ribalta il concetto di straordinarietà imputandolo a quella che ci ostiniamo a credere normalità.

Nessuno si muova di Olivier Adam

Nessuno si muova

“Solo, gelido e in disparte, sorrido e guardo vivere me stesso” recitava G. Gozzano in una delle sue poesie. “Chi mi diceva che non avrei finito la mia vita tutto solo in un mondo congelato?” si chiede Antoine, il giovane protagonista di Nessuno si muova, breve romanzo, edito nel 2019 dalla casa editrice Camelozampa, scritto da Olivier Adam e tradotto da Sara Saorin.

I versi dell’uno risuonano nella domanda dell’altro e ci aiutano a calarci in questa prosa che profuma di poesia: ottanta pagine in cui il tempo, a volte, si solidifica lasciandosi afferrare e il mondo si ferma lasciandosi osservare. E noi, lettori in disparte, ci guardiamo vivere attraverso l’incredulità di un bambino che non si spiega come ci siano persone che preferiscono guardare il mare alla televisione piuttosto che dal vero: “Sullo schermo si vedeva il mare. Così come dalla sua finestra”[1].

Già perché Antoine è lo spettatore, nonché attore, di uno strano varietà in cui lui è il solo a potersi muovere mentre il resto si fa di pietra:

In nessun posto al mondo il tempo si fermava. Nessuno sembrava aver sperimentato questo fenomeno. Nessuno sembrava nemmeno considerarlo una possibilità[2].

Un superpotere? No, come lui non è un supereroe; la faccenda del tempo che si ferma è un  evento che gli capita di sperimentare qualche volta “così, senza preavviso”[3], in realtà sono più le cose che Antoine ignora

[…] Come ciò avvenisse effettivamente. Se esistevano delle condizioni particolari. Quanto tempo durava ogni volta. Cosa potevo farmene di un dono simile. A cosa poteva veramente mai servire[4].

La prima volta che gli è capitato ha avuto una fifa blu, la seconda volta la troppa audacia ha fatto sì che le cose prendessero una piega un po’ complicata, la terza volta ha capito il peso di aver condiviso il suo segreto con quello che credeva essere un amico, la quarta volta, invece, è stata la più bella e poi le altre in cui, a suo dire, non fa chissà quali cose.

A ben pensarci Antoine è un tipo e lo è in contrapposizione a quell’omologazione che tutto azzera: a lui quello che interessa davvero è il mare, non il calcio o i videogiochi:

Nuotarci dentro. Scivolarci sopra. Imparare a conoscerlo. Saper dare un nome alla più piccola alga, al più piccolo mollusco, al più piccolo pesce, al più piccolo crostaceo. Guardarlo. A guardarlo, avrei potuto starci per delle ore. Non mi stancava mai[5].

È un eroe romantico che in queste pause sospese, anziché prendere quello che vorrebbe (dischi, cibo, tavole da surf, gioielli… ), si intrufola nella cameretta di Léa, la ragazza di cui è segretamente innamorato, cercando di memorizzare quanti più nomi, custodie di dischi, particolari così che, una volta tornato a casa, possa ascoltarli e poi chissà, magari un domani, parlarne con lei e stupirla.

Guardare a tutt’occhi, si raccomandava J. Verne, e Antoine sembra incarnare a pieno titolo il ruolo dell’osservatore attento che si sazia di quel tempo in più riempiendosi di piccole cose: fotografare persone che corrono e uccelli in volo o accarezzare leoni, elefanti, ippopotami o sonnecchiare su un panda o guardare i cormorani a caccia o portare a casa, per cena, due aragoste e un granchio lasciando papà incredulo. Certo, a volte si concede anche qualche scherzetto innocente.

Un racconto che ribalta il concetto di straordinarietà imputandolo a quella che ci ostiniamo a credere normalità: non è più strano che il tempo si fermi, ma il fatto che nella maggior parte dei casi le persone restino sedute immobili davanti alla televisione o che, pur vivendo in riva al mare, solo in pochi sappiano come funzionano le maree, i venti, le onde o come ancora sia difficile farsi degli amici se anziché simpatizzare per il calcio ci si chiede come deve essere il mare quando scende la neve.

Un romanzo delicato che consegna il tempo presente ad uno sguardo bambino, il solo -forse- a saperlo cogliere in tutta la sua ordinaria poesia e che fa dell’immobilità una possibilità di crescita e grandezza. Tutto cambia, anche se pare non scorrere.

Spunti didattici

Nessuno si muova, primo romanzo per ragazzi di O. Adam, è un breve racconto denso di senso e domande. Noi, cosa faremmo se si fermasse il tempo? Cosa proveremmo? Come ci comporteremmo?

Una lettura condivisa, ad alta voce, può rappresentare un buon modo per offrire ai nostri giovani lettori (dalla IV-V primaria in poi) un’esplorazione della quotidianità attraverso la straordinarietà di un fenomeno inconsueto. La lentezza è una possibilità pedagogica spesso trascurata, figuriamoci l’immobilità, e Antoine non può che farci da guida nel compito di interrogare le cose che ci circondano e che spesso diamo per scontate. Guardare vivere se stessi è anche prendere coscienza del mondo frenetico in cui siamo inzuppati e poi guardarlo e riguardarlo e riguardarlo ancora accorgendosi che è sempre diverso. O siamo noi ad essere cambiati?

Lo consigliamo a… chi, mentre guida, è avvezzo a mettersi le dita nel naso pensando di non essere visto, a chi accende la televisione quando crede non ci sia altro da fare, a chi vive a Milano o Cusino o altrove senza saperne nulla, a chi non è mai riuscito a fotografare nitidamente un qualcosa in movimento e a chi pensa che la poesia sia una faccenda di sole figure retoriche.


[1] O. Adam, Nessuno si muova, Rubano (PD),  Camelozampa, 2019, p. 58.
[2] Ivi p. 21.
[3] Ivi, p. 54.
[4] Ibidem.
[5] Ivi, p. 42.

Olivier AdamNessuno si muovaCamelozampa
Traduzione: Sara Saorin

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Su Linda Geninazza

Non vi dirò, almeno subito, cosa faccio, ma da dove arrivo; credo le radici contino più della chioma che a volte, almeno la mia, è dritta, a volte mista, a volte curva, mentre laggiù, agli inizi, poco cambia, tutto si irrobustisce. Cusino, non cercatelo su Google Maps perché non vedrete altro che un rosso segnaposto abbandonato nel più fitto verde, lì sono cresciuta e lì ci tornerò. Ora abito il grigio-perla di Milano, altra spina nel cuore, qui vivo e ci resterò. Dimezzata tra due terre non di mezzo, questa sono io.

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