Lupo nero di Antoine Guilloppé è un libro che ci guida alla ri-scoperta di noi stessi e di come vediamo l’altro, facendoci riflettere su pregiudizi vecchi e impolverati, che però si può sempre essere in tempo a mutare.
Lupo nero di Antoine Guilloppé
Se potessimo intervistare un lupo, credo che ci direbbe: “Ma che ho fatto di male agli autori di libri per bambini per avere sempre un posto oscuro, nero, nelle vostre storie?”.
Non solo, quando si avvista un lupo in alta montagna, subito scatta l’allarme e tutti ne parlano come se questi dovessero sterminarci tutti nel giro di ore.
Sapete invece che il lupo non solo non è portato ad aggredire gli esseri umani, non indentificandoli come una possibile cena gourmet, ma li ritiene una minaccia da cui darsela a gambe velocemente.
La copertina di Lupo nero ci pone ancora davanti a un sinistro personaggio, fatto di occhi scrutatori su uno sfondo nero che ci fa pensare a una serie di avvenimenti senza lieto fine.
Infatti, appena ho scartato il pacco contenente un regalo da parte della casa editrice Camelozampa, al sol vedere la copertina di Lupo nero, un silent book edito dalla stessa nel gennaio 2021, ho subito pensato alla povera Cappuccetto Rosso e alla sua dolce nonna, come anche ai succulenti tre porcellini o ai sette capretti. E, in effetti, sfogliando queste tavole senza parole, fatte di nero e di bianco e di bianco e di nero, una certa paura sale al lettore che percepisce nell’aria il timore del coprotagonista, ossia un bambino che passeggia nel bosco, che si guarda attorno timoroso e che sembra velocizzare il suo passo.
In aggiunta al passo felpato del lupo, che vediamo tra le pagine assieme ai suoi occhi penetranti, osserviamo anche l’infittirsi della neve e della tempesta naturale a essa connessa in cui, tra i vari indizi che ci guidano verso il peggio, spunta anche un gufo dall’aria crudele, “non è certamente la dolce Edvige di Harry Potter” – penso subito – che sembra mettere in guardia il lettore, così come il bambino stesso.
Ciò che più temiamo infatti accade: vediamo in lontananza il salto del lupo verso il ragazzo con la bocca spalancata e siamo terrorizzati all’idea di girare la pagina; con coraggio però procediamo sino a vedere che l’autore ci ha abilmente ingannati sin dall’inizio portandoci all’interno di una trappola mentale in cui tutti i nostri pregiudizi crollano in una manciata di secondi, facendoci sentire così sciocchi e così tristemente giudicanti nei confronti dell’altro.
Cos’avrà infatti fatto il lupo anzichè mangiarsi il camminatore bambino?
Un libro che ci guida alla ri-scoperta di noi stessi e di come vediamo l’altro, facendoci riflettere su pregiudizi vecchi e impolverati, che però si può sempre essere in tempo a mutare.
Spunti didattici:
Lupo nero è uno strumento utile per un percorso interdisciplinare a partire dalla scuola dell’infanzia sino al termine della scuola primaria.
Come tutti gli albi illustrati di qualità, anche questo silent book richiede il tempo necessario per un’attenta e accurata fruizione che aiuta il lettore a educare il proprio sguardo, osservando i dettagli e cogliendone i significati. Quindi non bisogna farsi travolgere dalla fretta ma riconoscere alla lentezza un potere formativo.[1]
Il testo offre a bambini e ragazzi la possibilità di assaporarlo per comprendere come non sempre le cose sono come le vediamo o come ce le immaginiamo, ma dobbiamo indagarle a fondo per poterle comprendere ed è solo attraverso la conoscenza che possiamo combattere i nostri pregiudizi. Il libro infatti può servire a stimolare più linguaggi: quello visivo, quello narrativo o scientifico, in cui si può pensare di studiare gli animali in un’ottica nuova dando loro il giusto valore e le corrette caratteristiche, sensibilizzando così gli studenti al rispetto di questi.
Si può poi pensare di giocarci e inventare a partire dal testo altre storie collegate, proseguire il racconto o ricamarci sopra dei dialoghi tra il lupo, il bambino e il gufo.
Lo consigliamo a… chi ama le passeggiate nel bosco e il sapore dei fiocchi di neve sulla punta della lingua, a chi ama osservare il cielo, ma soprattutto a chi soffre di una malattia contagiosissima: la “pregiudizionite” (non è mai troppo tardi per curarsene).
[1] Cfr. M. Negri, Parole e figure: i binari dell’immaginazione, in Hamelin (a cura di), Ad occhi aperti. Leggere l’albo illustrato, Roma, Donzelli, 2012.
Antoine Guilloppé – Lupo nero – Camelozampa