Golf - Robert Westall

Golfo – Robert Westall

Golfo di Robert Westall ci parla dei dolori provocati dalla guerra, delle diverse agonie che spezzano chi le combatte e chi le osserva, mostrandoci anche i mass media come dei virus che si propagano nella testa delle persone, incapaci di cogliere tutti i punti di vista.

Golfo di Robert Westall

Golf

Talvolta capita che qualche studente – o qualche amica/o – mi chieda, per ridere, quale super potere vorrei avere se fossi una strega o una super eroina. Diciamo che son sempre molto indecisa e la risposta varia anche in base al periodo della vita in cui mi viene posta. In ogni caso la risposta è una delle seguenti: il potere dell’invisibilità, il teletrasporto o il saper leggere nella mente delle persone. In Golfo, il protagonista di nome Andrew, ci mostrerà in un modo inspiegabile ciò che accade a km di distanza, nella testa di qualcun altro, facendoci riflettere sul fatto che non sempre leggere nelle menti altrui è piacevole, ma può anzi causare sofferenza.

Si tratta di un romanzo di Robert Westall pubblicato per la prima volta in Inghilterra nel 1992 ed ora tra le nuove uscite di novembre di Camelozampa. Il libro è vincitore del Children’s Book Award e del Lancashire Children’s Book Award; ha inoltre avuto la menzione speciale Carnegie Award ed è stato finalista al Whitbread Prize.

Il testo non è certo stato premiato per caso, ma per l’importanza di ogni singola parola scritta sulle pagine che scorrono veloci tra le mani del lettore. Non è neanche un caso il fatto che sia tornato negli scaffali delle librerie proprio nel trentennale della Guerra del Golfo, impegnandosi a ricordarci le conseguenze della guerra, in un momento storico in cui ancora, purtroppo, serve sottolinearlo.

La memoria è un vaccino prezioso e, come ricorda la senatrice Liliana Segre «ci aiuta a combattere con intelligenza e moderazione i miasmi del totalitarismo che una società conserva, nonostante tutto, nel suo inconscio, nel retrobottega della sua storia collettiva, familiare, personale».[1]

Tom e Andrew-Figgis

Il testo è narrato in prima persona e il portavoce di questa potente storia è Tom, il fratello maggiore del protagonista Andrew. All’interno del romanzo ad Andrew viene attribuito il nome dell’ex amico invisibile di Tom, affettuosamente da lui soprannominato “Figgis”. Tom ci racconta le dinamiche tra fratelli, fatte di scontri ma fatte anche di amori, e di come Figgis abbia delle “fisse” che vengono raccontate attraverso diversi episodi della loro vita, come quando i due trovarono uno scoiattolo ferito:

[…] rimasi tanto, tanto tempo a guardare Figgis coccolare lo scoiattolo, piangere sullo scoiattolo, essere lo scoiattolo. Sembrava così solo… [2]

Figgis non fu sereno finché l’animaletto non venne affidato alla protezione animale. Ma anche allora espresse le sue perplessità riguardo alle cure che avrebbe ricevuto, come se vivesse la sua sofferenza in prima persona.

Ma questa è solo una delle “fisse” che vengono presentate, la storia poi si fa più fitta e il dolore del ragazzo nei confronti dell’altro si fa via via più forte, in un climax narrativo coinvolgente e doloroso. Infatti, a seguito di diverse vicende di questo tipo, la faccenda si complica e Figgis inizia a comportarsi in maniera sempre più bizzarra: si rasa a zero i capelli, di notte fa incubi e parla in una strana lingua, muovendosi come se avesse un fucile in mano.

Parallelamente a questa graduale trasformazione, la TV racconta che gli iracheni hanno invaso il Kuwait. Figgis, nel suo mondo onirico, afferma intanto di chiamarsi Latif e di vivere a Tikrit, a nord di Bagdad. Durante queste notti, Tom trova il modo per comunicare con lui e farsi raccontare cosa vede e Figgis (o Latif?) gli spiega che Saddam è il loro eroe, l’eroe di tutti i soldati e che loro non temono gli americani.

Inizialmente Tom non sa se credere alle nuove “fisse” del fratello e non denuncia il fatto alla madre, finché però il fratello ha una crisi dal parrucchiere e viene portato in ospedale dove poi viene trasferito in psichiatria. Tom si sente in colpa e non riporta tutto quel che è successo per mesi nella testa di Figgis per paura del giudizio dei genitori, ma vive con un forte senso di colpa e trova così il modo di parlare da solo con lo psichiatra. Da lì inizia una collaborazione tra i due, dove il dottore crea un habitat adatto al nuovo Figgis, circondato da elementi simili a un campo di guerra e che fanno rimanere il ragazzo “stabile”.

Guerra e diversità

Ma se Figgis è nella testa di Latif, dov’è Figgis?

La drammaticità aumenta col passare del tempo, dove vediamo la televisione accanirsi contro Saddam e i soldati e la sofferenza di Figgis – Latif aumentare, fino a un punto di non ritorno che ci lascia sospesi.

Ad aiutare Tom sarà il dottor Rashid, uno psichiatra attento e che al posto di dar farmaci senza senso al ragazzo lo monitora e comprende la telepatia data dalla sua ipersensibilità, non dandogli quindi del pazzo, ma sottolineando come i veri pazzi siano quelli che non lo comprendono.

Nel romanzo vediamo diverse tematiche farsi strada tra le pagine, a cominciare dal rapporto tra Tom, il fratello maggiore, e Andrew – detto Figgis – il minore. Ci sono poi problemi adolescenziali e problemi di comprensioni e incomprensioni tra figli e genitori, dove vediamo un padre dipinto come un uomo forte incapace di spezzarsi, inizialmente scocciato dalle stranezze del figlio ma che poi si mostra anch’egli debole e incapace di proteggere il proprio ragazzo come vorrebbe. Accanto, una madre che ha sempre pensato di essere più simile a Figgis e di saper quindi rispondere alle sue esigenze ma che, nonostante questo, non riesce ad aiutare il proprio figlio ad uscire dalla trappola del suo cervello e dal dolore che lo perseguita.

Vi è in molte pagine un senso di impotenza che coinvolge il lettore sino a immergerlo totalmente nella storia e a sperare fino alla fine che qualcosa cambi e che Figgis torni a stare meglio: ma a quale prezzo tornerà a essere in pace con se stesso?

Un libro che ci parla dei dolori provocati dalla guerra, delle diverse agonie che spezzano chi le combatte e chi le osserva, mostrandoci anche i mass media come dei virus che si propagano nella testa delle persone, incapaci di cogliere tutti i punti di vista.

Spunti didattici:

Golfo è un testo che può essere letto insieme agli studenti a partire dalle V primaria sino alla scuola secondaria e che può fungere come strumento per far riflettere i bambini sul dolore che le guerre provocano a chi le combatte e a chi aspetta a casa, ma anche come espediente per parlare di chi è diverso da noi e di come queste differenze ci possano insegnare molto, puntando così al sensibilizzare i propri studenti.

«Non pensa che fosse pazzo? Neanche un pochino?»
«No, non lo penso affatto. Penso che fosse più sano di tutti. Che provasse troppi sentimenti per i suoi simili. È il resto del mondo a essere pazzo».
[3]

A proposito di inclusione, Golfo è un libro ad alta leggibilità che utilizza il font EasyReading e che è quindi adatto anche ai ragazzi con DSA; infatti «EasyReading è stato realizzato con un approccio alla metodologia progettuale del Design for All per la quale la diversità è concepita non come un problema ma come un “valore” agevolante».[4]

Lo consigliamo a… tutti coloro che si sentono pazzi, per ricordare loro che “i migliori sono matti”, a tutti quelli che si mettono nei panni dell’altro e anche a chi crede nella guerra (con la speranza che possa cambiare idea).


[1] Cfr. https://www.artetoday.it/la-memoria-e-un-vaccino-liliana-segre-ho-scelto-la-vita/
[2] R: Westall, Golfo [1992], Camelozampa, Rubano (PD), 2020, p. 27. Il corsivo è nel testo.
[3] Ivi, p. 144.
[4] https://www.easyreading.it/it/. Il corsivo è nel testo

Robert Westall – GolfoCamelozampa
Traduzione: Sara Saorin

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Su Ilaria Dui

Laureata in Scienze della Formazione primaria, specializzata in messaggi vocali dai 4 minuti in su, dottoranda in Netflix, amante di storie di qualsivoglia tipo, ladra di abiti di sorelle maggiori, carnivora di professione, goffa come secondo lavoro. Tra una pista da sci e il duomo di Milano, tra amici montagnini e amici San Carlini, mi piace pensare di poter percorrere diverse strade fatte di punti di vista diversi e dettagli opposti, il tutto con una vecchia auto perennemente dal meccanico grazie a un conto corrente perennemente in rosso

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