Milano city Marathon 2021 #8 - Il complotto

Milano city Marathon 2021 #8 – Il complotto

La nascita del complotto

Il mio coach programma con il freno a mano tirato, dice che è per non bruciarmi. Io spingo per farmi tenere un passo più sostenuto, altrimenti alla maratona ci arrivo con il passo di una carretta, incapace di stare dietro al coach e al mio sodale (benché saltuario) di allenamento. Questi due hanno un ritmo per me insostenibile e, con la scusa che migliorerò il coach mi tiene buono per non permettermi di migliorare, o meglio, migliorare sì, altrimenti mi ribellerei, ma lentamente e senza raggiungere il loro livello.

Ma io so cosa c’è dietro questa ritrosia a farmi spingere sull’acceleratore, a questo sabotaggio delle mie potenzialità: c’è un accordo segreto per attentare alla mia prestazione e lasciarmi indietro. Sono certo che il mio coach sia stato corrotto sottobanco dal mio sodale, o addirittura abbia proposto egli stesso l’accordo per il gusto di prendermi per il culo, sì sì è lo stesso coach ad avermi tradito, a volermi vedere sbattere per poi osservarmi fallire, maledetto sadico incarognito.

Complottismo

Certo, voi potreste sostenere che, partendo io da zero mentre loro da allenamenti seri e costanti mai interrotti, io non possa avere il loro passo, almeno non ancora; che devo migliorare con il tempo, lavorare per assottigliare il margine che hanno su di me. Questi tempi frenetici portano a pensare che le cose si possano ottenere subito, senza sacrificio e pazienza, ma è solo l’illusione arrogante di chi ha sempre avuto tutto dalla vita e non riesce ad adattarsi nel momento in cui deve lottare per un obiettivo.

Il ragionamento del coach è scientificamente solido, esperito sul campo, addirittura teso a preservare il mio fisico, a proteggere il mio ego tronfio in superficie ma fragile alla base. Non devo pretendere, ma umilmente faticare, la conquista è un viaggio che tempra e arricchisce, la meta non deve essere agognata con arroganza, è necessario percorrere la sofferenza fino in fondo. E sofferenza non è quello che uno vuole che sia, la sofferenza non deve adattarsi a noi, siamo noi a doverla affrontare per quella che è, senza cercare semplici vie di scampo, una fuga che faciliti il compito.

Io sono complotto

Ma chi cazzo siete? La buona coscienza di sto cazzo. Se vi dico che mi stanno boicottando è così, quali elementi avete per dire il contrario? Le vostre convinzioni su come funziona la vita. Ma anche se mi stessi immaginando tutto, se il mio coach e il mio sodale non stessero remando contro, cosa conta davvero? Cos’è la verità se non ciò che io percepisco? Pure se fossi una mente da curare, nel momento in cui mi sento accerchiato dovreste davvero stare lì a puntare il dito e giudicare?

Se proprio vogliamo fare i pignoli, sono io che corro tre volte a settimane quanto e come non ho mai fatto. E se fosse la corsa a indurmi manie di persecuzione? Secondo la vostra teoria dovrei continuare a correre, cosa che però probabilmente aggraverebbe la mia condizione. Insomma, il classico cane che si morde la coda e la coda non è vostra ma forse i morsi sì.

Io vi dico che esiste un complotto contro un atleta amatoriale di provincia. Invece di dirmi come dovrei approcciarmi a questo complotto, smascheratelo, fosse pure attraverso un racconto su carta. Piuttosto fottetevene… ah è già così? Allora io me ne fotto dei vostri consigli non richiesti.

Photo by Codey Kaczynski on Unsplash

Su Giuseppe Ponissa

Aga la maga; racchetta come bacchetta magica a magheggiare armonie irriverenti; manina delicata e nobile; sontuose invenzioni su letto di intelligenza tattica; volée amabilmente retrò; tessitrice ipnotica; smorzate naturali come carezze; sofferenza sui teloni; luogo della mente; ninfa incerottata; fantasia di ricami; lettera scritta a mano; ultima sigaretta della serata.

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