Il tempo è un bastardo
Che il tempo sia un bastardo non c’è bisogno di argomentarlo, lo sperimentiamo tutti quanti pressoché quotidianamente. Anzi, corre voce che sia il più bastardo di tutti e, così su due piedi, io concordo. Non si fa comprendere, non si può gestire, ti coglie alla sprovvista, detta regole fragili per il solo gusto di infrangerle, ineluttabile e beffardo si prende gioco di noi, ma soprattutto passa e non smette mai di passare, concedendo solo l’illusione di una pausa, di un attimo di sospensione.
Per questo che consideriamo il tempo prezioso, salvo sprecarlo in una serie così infinita di stronzate che nemmeno ce le ricordiamo tutte, nemmeno ce ne accorgiamo di quanto ne sprechiamo. Certo, molto lo sprechiamo a causa degli altri, ma la maggior parte dello spreco lo dobbiamo a noi, creature dedite al consumismo che adottiamo anche per quanto riguarda il tempo, senza accorgerci che non potremo mai avere tempo nuovo; magari riusciamo a conquistare un po’ di tempo in più, ma non sarà mai nuovo, il tempo nasce già logoro di futuro, quel futuro che ha un solo scopo comune a tutti, a prescindere da come ci si arrabatti per sfruttarlo: la morte. E dunque, infine, forse non esiste un buon uso del tempo, sfruttare il tempo è un abbaglio, è il tempo che ci sfrutta e consuma, è il tempo che si immerge nel consumismo dell’uomo.
Bastardo è chi bastardo lo fa
E come scorre il tempo? In tanti modi, io ho il pregio di farlo scorrere di merda e con questi allenamenti ancora di più. Cerco di porre qualche rimedio a questa follia, ma poca roba. Avete presente che vi avevo promesso di dirvi perché salto il riscaldamento? Non ve lo ricordate eh? Ci mancherebbe, fornirvi un paio di collegamenti, sforzarsi di legare un paio di post l’uno all’altro è tempo sprecato, lo so. Al massimo vi ricordate di quando ho raccontato che mi sono cagato addosso, vero? Perché la merda vi stuzzica più di un riscaldamento. Lo so, lo so, ma me ne frego, ve lo dico, voi la accoglierete come una cosa nuova e la dimenticherete in attesa che vi racconti di quella volta che non ho trattenuto una scoreggia in pubblico. Vedrete che saranno aspettative ben riposte, siamo della stessa pasta io e voi: marcescente con spocchia.
In ogni caso, io non faccio il riscaldamento perché quando esco a correre voglio metterci il meno possibile, voglio liberarmene al più presto. Cinque minuti in meno sanno di vita. Anche perché ormai, con gli allenamenti che si allungano come l’ombra della morte sul tempo che passa, sta diventando uno strazio infinito. Quell’infinito di chi sa che andrà all’Inferno.
Il fatto è che io comincio pure dicendomi: dai, hai tempo per pensare un po’. Il problema è che la mia sottile capacità di pensiero viene ridotta all’osso in pochi minuti, perché subentra subito la fatica. A volte la fatica abbatte del tutto la capacità di pensiero e, quando capita, è meglio. Quando invece viene ridotta all’osso ma non sepolta, mi ritrovo a fare pensieri così basici e per così tanto tempo che mi vergogno di me stesso, ma solo dopo l’allenamento, quando mi sono riposato un po’, che durante non ho la forza nemmeno di vergognarmi.
Per darvi un’idea, provate a immaginare di pensare a quanto può essere grande lo stronzo che avete in canna per due ore. A dirla così è agghiacciante, lo so bene, ma mentre sono lì non me ne rendo conto e continuo a pensare a robe simili: starò appoggiando bene i piedi; senti come ballonzola la mia pancia; dovrei portare un reggiseno sportivo. E così, il tempo che è un bastardo viene servito nella sua opera demolitrice da chi riesce ad essere doppiamente stronzo, perché stronzo verso se stesso.
Photo by Jeremy Thomas on Unsplash