Questa casa non è un hashtag, ovvero Alessandro Curioni ci racconta i giovani e le insidie del web
Alessandro Curioni scrive libri ma in realtà sarebbe l’amico ideale a cui chiedere pareri e opinioni su questioni importanti come la sicurezza dei nostri figli sul web. Storico, scrittore, libero pensatore, Alessandro Curioni è soprattutto un esperto di cyber sicurezza e privacy, ha scritto molti libri su questo tema con sfumature che vanno dall’interpretazione filosofica del web alla sicurezza dei nostri conti bancari. I suoi libri sono piccoli manuali di riflessione su questioni più grandi di noi che troppo spesso sottovalutiamo, come il confrontarci col mare magnum che arriva dal vetro dei nostri apparecchi tecnologici. Questa volta Curioni ha dedicato un libro ai più piccoli e ai rischi (che i genitori sottovalutano) in cui possono incappare navigando e giocando sul web. Ha deciso di rispondere a qualche domanda, di seguito la bella chiaccherata.
Quando hai iniziato ad occuparti del rapporto dei bambini col mondo di internet? Meglio quando hai iniziato a capire che bisognava occuparsene in termini di sicurezza? Durante le mie conferenze emergeva costantemente il tema dei figli. Alla fine si ogni evento c’era sempre qualcuno che mi chiedeva: “queste cose hai ragazzi chi le spiega?”. La mi risposta istintiva era: “Beh. Voi che siete i genitori.” Confesso ora che dicevo una stupidaggine perché proprio loro, i genitori, non erano consapevoli dei rischi. Quel giorno avevano capito che lo smart phone regalato al proprio figlio apriva le porte su un mondo nuovo che nascondeva dei rischi a loro sconosciuti. Alla fine ho ceduto alla tentazione di dare qualche consiglio
Nel tuo libro ipotizzi casi in cui i genitori possono trovarsi sopraffatti da costi non calcolati a causa della disattenzione dei figli, quali sono i casi più comuni? Non sono i figli ad essere disattenti, ma noi a non prevedere l’inevitabile. Un caso tipico è quello degli SMS. Come genitori attenti dovremmo avere notato il loro modo di comunicare sulla chat: spezzare i messaggi per simulare l’intercalare di una normale conversazione. Sulle chat nessun problema, ma con gli SMS ogni invio corrisponde a una tariffazione. Noi dovremmo saperlo, ma abbiamo la pretesa che, come geniali autodidatti, lo sappiano anche loro. Il risultato finale sono centinaia di euro spesi invano.
Ad un certo punto parlando della pornografia online e del consumo che ne fanno i giovanissimi dici che è meglio guidare certe “passioni” almeno su siti che siano protetti da soggetti che si muovono nell’illegalità. Pensi che funzioni, che sia utile indirizzare anche su temi così complicati? Mi rendo conto che si tratta di un tema scabroso, ma credo si debba essere pragmatici. Nel momento in cui gli mettiamo in mano uno smartphone dobbiamo essere consapevoli che la pornografia sarà a loro disposizione in qualsiasi momento. Nella nostra adolescenza di genitori avevamo delle barriere di accesso legali (la vendita era vietata ai minori è il commerciante correva dei rischi) e psicologiche (acquistare una rivista o un film porno richiedeva un certo “coraggio”); oggi questi limiti sono svaniti e la rete offre contenuti incontrollabili. Tuttavia esistono siti pubblici che propongono dei contenuti nei limiti della legalità (adulti, attori e consenzienti), mentre altri canali web offrono proposte assolutamente illegali. La domanda è semplice: quanto siano disposti a rischiare? Se nostro figlio incappa in materiale pedo-pornografico o in materiale illecito i rischi possono essere anche di tipo penale
Il cellulare passato al figlioletto per tenerlo buono ad una cena può far correre grandi rischi, giusto? Lo smartphone baby sitter è ormai un classico. Diciamo che, prima di mettere il mano il nostro telefonino a un nativo digitale, dovremmo riflettere su quello che contiene e immaginare che il nostro pargolo sia assolutamente in gradi di renderlo di pubblico dominio. Le statistiche dicono che oltre il 90 per cento delle persone non rimuove alcun contenuto dal suo dispositivo. Suggerirei a tutti di fare una periodica pulizia del proprio telefono prima di metterlo nelle mani del proprio figlio. Dei rischi ne parlo diffusamente nel mio libro
Sempre pensando al fatto che molti genitori lasciano ai figli il proprio telefonino, non si corrono rischi molto gravi anche dal punto di vista della sicurezza dei nostri account bancari, personali, ecc ecc? Vale lo stesso discorso di cui sopra. In fondo i ragazzi sono inconsapevoli e non esiste una buona ragione per cui dovrebbero preoccuparsi di certi dettagli, soprattutto se i loro genitori li autorizzano a utilizzare lo strumento senza alcuna raccomandazione. Alla mia generazione, quando sia era neo-patentati e veniva offerta l’occasione di usare l’auto di famiglia venivano riservate ore per spiegare quello che era un vero e proprio regolamento sull’utilizzo del mezzo di trasporto. Mi domando quanti genitori abbiamo passato ore a chiarire come il proprio figlio debba usare lo smartphone.
Veniamo ad un tema più grave ancora, l’adescamento di giovanissimi, quanto è rilevante la questione oggi? Molto perché il mondo è diventato infinitamente più piccolo. In passato il rischio era confinato al quartiere, oggi i ragazzi sono esposti a rischi su scala globale. I social network hanno ridotto drasticamente i gradi di separazione tra gli individui, quindi il maniaco che un tempo bazzicava i giardinetti oggi si muove su spazi molto più vasti che sono quelli della Rete. Purtroppo la legge dei numeri rende il problema più grave.
Quali sono i principali metodi con cui questi farabutti tentano di far cadere le proprie vittime? In quali siti o spazi del web avvengono queste vicende? I social network sono il loro terreno di caccia preferito, ma anche le chat dei giochi on line e i sistemi di messaggistica on line possono essere pericolosi, perché si infiltrano nei gruppi. Dobbiamo pensare che strumenti come whatsapp sono ormai dei social.
Pensi che nella società ci sia abbastanza percezione di questa problematica dell’adescamento dei giovani? Devo dire che di questi tema si parla molto, ma purtroppo un conto sono le parole un altro i fatti. Se non si riesce a creare con i propri figli un rapporto molto aperto sulle nuove tecnologie esiste il rischio che i genitori si accorgano dell’adescamento quando ormai è troppo tardi.
Sicuramente la Polizia si sta muovendo con rapidità per controllare e bloccare il fenomeno ma nelle scuole si parla abbastanza di questo tema? Si fa, brutta parola perdonami, prevenzione? In termini generali la prevenzione esiste, ma la consapevolezza dei rischi connessi alle tecnologie dell’informazione rimane molto basso nelle famiglie e ancora di più nelle scuole. Il vero problema è nella nostra incapacità di cogliere i rischi di quello che si trova oltre lo schermo dello smart phone o del computer. Come ho scritto negli altri miei libri siano biologicamente inadatti a quel mondo perché non riusciamo ad avere veramente paura.
Daresti cinque consigli semplici per proteggere i loro figli dai pericoli del web ai nostri lettori? Certamente sì. Pensate sempre che per i vostri figli siete un esempio e quindi vi osservano. Di conseguenza siate molto critici sul modo in cui utilizzate le nuove tecnologie. Se cenate con il cellulare a tavola i vostri figli faranno lo stesso. Considerate la loro vita sul web come parte integrante di quella “reale”. Oltre a chiedere cosa hai studiato a scuola potreste domandare anche cosa hai postato oggi sul tuo profilo. Fate molta attenzione con il “proibizionismo”. Limitare l’uso dello smartphone può trasformarlo in una tentazione irresistibile, piuttosto fategli scoprire che esistono altre cose interessanti che possono fare. Condividete i loro interessi sul web. Se vogliono farvi vedere il loro youtuber preferito state al gioco, almeno saprete cosa fanno online. Infine, cosa più importante di tutte, valida per voi e per loro: ricordatevi sempre che quando accendete lo smartphone non dovete spegnere il cervello.