Roger Federer ha i numeri ma non è un numero

Roger Federer ha i numeri ma non è un numero

Roger Federer ha i numeri dalla sua parte, numeri impressionanti, ma non è un numero, perché le emozioni che sa regalare vanno al di là delle mere cifre. Non è mai veramente questione di record, ma di percorso disegnato.

Lo spunto per la campagna di questo mese ce lo ha dato Roger Federer, quello che da molti è considerato il più grande tennista di tutti i tempi. La sua vittoria nell’ultimo torneo di Miami, il successo numero 101 in carriera, all’età di trentasette anni inoltrati, ha permesso di aggiornare statistiche oggettivamente impressionanti.
Lasciamo perdere la questione “più forte di sempre”, siamo fermamente convinti che non si possa redigere una classifica che faccia riferimento ad epoche tanto diverse l’una dall’altra (per un’idea su come potesse essere il tennis d’un tempo leggete Vite brevi di tennisti eminenti, qui la nostra recensione).

Concentriamoci invece sui record che questo magnifico atleta ha inanellato. Sono numeri davvero notevoli, ma non ci dicono che tennista è Roger Federer, non ce lo dicono nemmeno lontanamente.
Racchiudere Federer all’interno di calcoli significa sminuire la portata emotiva di questo campione. Perché se sono i tornei vinti a renderlo momentaneamente inarrivabile, è il tennis che gioca a farne un artista.

I record sono fatti per essere battuti; sarà banale dirlo ma è così, esiste e sempre esiterà la possibilità che qualcuno incameri numeri più grandi. Quello che nessun altro potrà raggiungere è l’emozione che Federer ha saputo donare sui campi da tennis, la poesia imbastardita dal sudore, il genio che sa stupire le folle, l’eleganza in scarpe da tennis. Quando un giorno un bambino ci chiederà di Roger Federer, non gli sciorineremo i numeri, quelli potrà leggerli ovunque, gli racconteremo piuttosto la dimensione celestiale in cui ha saputo portarci, lo stato estatico che sapeva indurci. Se elencheremo le statistiche racconteremo una pretesa oggettività che non sarà mai tale; se esprimeremo le emozioni suscitate disegneremo un ricordo denso di vita e restituiremo la magia di Roger Federer a quel bambino.

Non stiamo parlando naturalmente solo del tennista svizzero, la stessa cosa vale per tutti gli sportivi. Non contano solo i successi, che di certo attirano gli appassionati e ci mancherebbe, il conteggio delle cifre ha una freddezza ingrigente, la passione suscitata pulsa al di là dei campi calcati. Come racchiudere in numeri: la missione divina di Maradona a Napoli; la splendida fragilità di Baggio;  il tocco vellutato su letto di insulti di McEnroe; la direzione ostinata e contraria di Radwanska; gli scatti commoventi di Pantani. Potremmo andare avanti, ognuno ha i suoi.

Le emozioni non sanno di numeri, non solo nello sport. Vincere, vincere più degli altri, qualunque cosa significhi all’interno dei vari ambiti, non è l’unica cosa che conta. Il percorso che si disegna sì che ha un valore di più ampio respiro. Perché è vero che i numeri sono ciò che rimane negli annali, ma non è ciò che resta di noi. Un libro può vendere milioni di copie, ma quel che conta davvero è ciò che suscita in un lettore e non dipende dalle copie vendute.

Su Redazione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.