Sono in corso i Mondiali femminili di calcio, un modo come un altro per dar sfogo al più bieco maschilismo. Perché questa donna moderna che vuole lavorare, far sentire la propria voce, avere libertà sessuale, ora vuole pure penetrare nel tempio dell’onanismo maschile. Ci mancherebbe pure altre, l’uccello è nostro e lo smanettiamo noi.
L’uccello è nostro e lo smanettiamo noi
Sono iniziati i Mondiali femminili di calcio, quale occasione migliore per ribadire ad alta voce quanto sia sbagliato collocare le donne al di qua dello steccato che gli uomini hanno costruito loro? Le considerazioni sullo sport femminile sono specchio della visione più generale che si ha delle donne.
Denigrare le competizioni femminili dà la possibilità di esplodere la propria misoginia ammantandola di falsità tecniche, nascondendosi dietro millantate ragioni da intenditori. Proviamo a chiarire un paio di punti, giusto per illustrare le istruzioni per l’uso del connubio donne e sport… ah non non servono, perché è lo stesso sport di quello maschile. Semplicemente non ci piace che le donne entrino nel tempio del nostro onanismo, protestiamo al grido: l’uccello è nostro e lo smanettiamo noi!
Il calcio e l’abitudine
Vi è mai venuto in mente che dietro le scuse tecniche ci sia la disabitudine? Tanto è vero che lo sport femminile viene accettato finché non viene coinvolto il proprio sport di riferimento che, serve ricordarlo?, in Italia è statisticamente il calcio. Poiché siamo abituati da una vita a veder giocare a calcio solo gli uomini, vedere una partita di calcio femminile ci disorienta. Soprattutto per i ritmi differenti, così come in tutti gli sport le donne hanno capacità fisiche differenti, non interpretano gli sport nello stesso modo degli uomini.
Riconosciuto questo, quale differenza può fare per lo spettatore? Se i contenuti tecnici sono validi, che ce ne può fregare a quale velocità viene svolto il gesto? Basta fare riferimento a parametri diversi e lo spettacolo rimane intatto. Come se la forza bruta fosse l’unica scala di valutazione applicabile. Strano che le partite di pallavolo femminile vadano bene mentre quelle di calcio no, sarà che il tempio del maschilismo non va violato? Lo sport è competizione all’interno della propria categoria, al punto che quando si tratta di menarsi vengono divisi in base al peso,
Sempre questione di soldi
Passiamo poi ad un’annosa questione che investe il tennis. Ogni tanto salta fuori un moschettiere della giustizia sostenendo che le donne non dovrebbero guadagnare come gli uomini, sostanzialmente per due ragioni: giocano tre set negli slam, portano meno introiti perché meno seguite. Vi chiediamo: preferite uno spettacolo valido o un parallelismo di facciata? Far giocare cinque set alle donne potrebbe compromettere la qualità del gioco, a meno che le donne stesse decidano di giocarli perché si sentono pronte.
Per quanto riguarda la questione economica francamente ci stupiamo. Piuttosto che la giustizia sociale preferite inseguire ragioni economiche, ma chi siete: i contabili dei tornei? Per quale motivo dovremmo inseguire il dio denaro invece di provare a progredire nell’anno del signore 2019? Cosa ve ne viene in tasca? Nulla, semplicemente portate avanti una battaglia di principio, provate però a chiedervi quale principio la anima.