Maverick Vinales vince alla stragrande un GP reso difficile dalla grande parità di valori in campo. Per Zarco primo podio in MotoGP e terzo, tranquillo e paciarotto, Dani Pedrosa. Out Rossi (a due curve dal termine) e Marquez
Il GP di Francia ci restituisce un Maverick Vinales formato “dominatore”, capace di gestire un GP ostico, soprattutto per via dei tanti piloti molto vicini per prestazioni e passo. In più, lo spagnolo “incrocia” per la prima volta le ruote con Rossi e ne esce decisamente vincitore, non era così scontato. Dietro di lui si conferma, questa volte pure a podio, Zarco, bravissimo nella scelta delle gomme e a barcamenarsi tra i due ufficiali Yamaha senza patire troppo. A chiudere il podio, l’inconsapevole Pedrosa, che beneficia delle cadute di Marquez prima e Rossi poi.
Maverick Vinales 10 – La sua è una gara da “passista”, parte cauto nei primi giri e poi inesorabilmente va a ritrovarsi dove gli compete, e cioè in testa alla gara. Questa vittoria non è importante solo ai fini della classifica (ora è primo) ma lo è soprattutto per il morale e la consapevolezza. Il tanto atteso corpo a corpo con Rossi c’è stato e Vinales l’ha vinto alla grande, pur senza rinunciare a qualche brivido (la sbavatura a due giri dal termine poteva costare caro). Giocarsela con Rossi, del resto, è sempre una sorta d’esame di maturità lo spagnolo l’ha passato a pieni voti.
Johann Zarco 10 – Se ci definissimo sorpresi per questo podio, è ovvio che mentiremmo. Ok che Marquez e Rossi si sono stesi, ma il francese, nella sua pista di casa ha fatto un garone: ha azzeccato le gomme, è partito benissimo e poi ha rintuzzato i colpi da metà gara in poi, dimostrando di avere tutte le carte in tavola per poter stare là davanti con merito e, quando si può, dare fastidio a più di un pretendente al mondiale. Non tutto quel che domina in Moto2 è oro che luccica, ma nel caso di Zarco stiamo parlando di un pepitone francofono da svariati carati.
Dani Pedrosa 8 – Avete presente quei funzionari parastatali completamente invisibili quando c’è da sgobbare, ma onnipresenti quando c’è da spartirsi meriti e premi? Ecco. No dai, è vero che Dani ha beneficiato delle cadute ma è anche vero che al momento della scivolata di Marquez il numero 26 stava rosicchiando decimi preziosi al Cabroncito. Detto ciò, il piccolo Pedrosa è secondo in classifica… Quasi che mi vien voglia di giocarmelo alla Snai.
Andrea Dovizioso 8 – Fa quarto e questo è un gran risultato per lui e per la squadra che, anche questo weekend, ha faticato a trovare il bandolo di una Desmosedici decisamente incasinata. Fa quarto, ma poteva essere sesto se Rossi e Marquez non fossero caduti e questo è un fatto che non deve far troppo gridare al successo. Di buono, per il Dovi, c’è che almeno a livello personale lui è l’unico ducatista a provare a tenere botta: i suoi 11’ secondi di distacco dal primo sono tanti, è vero, ma mai quanto i 24 pagati da Lorenzo.
Rossi e Marquez 5 – Valentino Rossi all’ultimo giro ha dilapidato con una scivolata tutto il buono fatto finora. Il suo primo errore stagionale gli costa la vetta della classifica (ora è terzo a 23 punti da Vinales) e soprattutto, ha certificato che il suo compagno di squadra, qualora ci fossero stati ancora dei dubbi, di timori reverenziali proprio non ne ha. Fortunatamente la prossima sarà al Mugello, in casa del Dottore, e c’è da scommetterci che ci divertiremo parecchio. Stesso discorso vale per Marquez che scivolando oggi porta a due le gare a zero punti in questo 2017: la vetta è lontana 27 lunghezze e in più, quest’anno, la sua Honda è tutt’altro che trascendentale. Il mondiale si fa in salita.
Ps: Vi sarete resi conto che quest’oggi le mie solitamente rutilanti pagelle sono venute fuori più piatte dell’intelligenza di Salvini. Del resto, le vicende di Simone Mazzola e Nicky Hayden, entrambi ricoverati al Bufalini di Cesena in condizioni molto gravi non mi aiutano a parlare di moto con leggerezza. Nel caso del 21 enne romano, non posso che ripetere quello che mi dico sempre ogni qualvolta si verifica un incidente in pista: il fascino delle gare è strettamente legato alla componente di rischio che si portano dietro, è questa cosa (tra le altre) che fa appassionare noi come pubblico ed è questo, unito alla capacità di fare i conti col limite, che rende i piloti persone così speciali. Speciali come Simone, appunto. Il caso di Hayden, invece, è diverso perché vittima di un incidente durante un allenamento in bici. In questi giorni si è ascoltato tutto e il contrario di tutto e alle volte mi chiedo se l’evolverci da scimmie a uomini sia stata per noi una fortuna: automobilisti contro ciclisti, ciclisti contro automobilisti, motociclisti contro tutti, un delirio di rabbia vomitato come sempre a caso e quel che è peggio, senza neanche mai sfiorare il nocciolo della questione. Una delle poche cose giuste in merito l’ho letta qui, vi consiglio di farlo anche voi.