L’anno scorso, quando uscì MotoGP Unlimited, lo seguii con interesse e divertimento, per potermi gustare nuovamente la stagione e guardare il mio tanto amato “dietro le quinte”. Appena ho saputo che sarebbe uscito “Marc Marquez all in” divenni subito impaziente di vederlo. Sia perché Marc l’ho sempre percepito come un personaggio piuttosto schivo, sia perché vederlo raccontare gli ultimi tre anni ho pensato sarebbe stato molto interessante. E così è stato.
Lo dico subito: mi è piaciuto molto. Marc si è messo a nudo, una scelta rara e al tempo stesso difficile e questo lo ha premiato. Mi è piaciuto vederlo in tutte le diverse sfere private: con la mamma, con il nonno, con il fratello, con gli amici. Tutto ha funzionato, con una buona spontaneità. Dalla dolcezza del nonno, che gli dice apertamente di smettere – e non ditemi che non vi siete commossi – al rapporto leggero e divertente, ma profondo, con mamma Roser e a quello così stretto e pieno d’amore e cura con il fratello Alex. A quello solido con il padre Julià, di cui mi ha colpito la discrezione. Marc si è fatto conoscere come ragazzo, ora trentenne, quale è, mostrando chiaramente la trasformazione che attua nei fine settimana, quando diventa invece Marc Marquez. Professionale, preciso, puntiglioso, ambizioso, con una forza di volontà immensa. A questo si unisce anche l’enorme coraggio di prendere in considerazione la quarta operazione al braccio, il ritorno in sala operatoria, il viso che si fa pensieroso, lo sguardo che tradisce la preoccupazione, la commozione nel ricevere il saluto di Aleix Espargarò nel suo motorhome. Momenti intensi.
Non mi è piaciuto molto che si sia ripercorso, così nel dettaglio, l’episodio del 2015 con co-protagonista Valentino Rossi. È vero che nel documentario viene raccontata in generale la sua carriera e della rivalità con Dani Pedrosa e Jorge Lorenzo, ma quella pagina, ormai di storia, l’avrei appena accennata. Perché a prescindere da chi ha avuto ragione e chi ha torto, da cosa ne penso io o chiunque altro, è stata e rimarrà sempre una triste parentesi di storia del motociclismo. Di cui si è già parlato fin troppo, per i miei gusti.
In questo documentario Marquez ha i contorni del supereroe, della leggenda, di colui che vuole compiere ancora una volta una grande impresa. Quella che, dopo tutto quello che ha passato, avrà il sapore più importante. La ciliegina sulla torta, il motivo di tanta sofferenza e tanto sacrificio. Vincerà ancora? Solo il tempo lo dirà, ma io ho da sempre alte aspettative sul suo conto. Da quella gara disputata a Estoril nel 2010, di cui ricordo ancora incredibilmente ogni dettaglio. Le ho avute, sbagliando, nel 2021, e due anni dopo continuo a metterlo senza alcun dubbio nella rosa dei favoriti. Marquez ci ha messo l’anima per tornare a vincere, ora tocca a Honda fare la sua parte per poter fare insieme qualcosa di glorioso.