MotoGP 2016 – Gran Premio del Qatar, dove eravamo rimasti?

La MotoGP riparte dal Qatar con una gara piuttosto noiosa ma ricca di spunti. Lorenzo riprende da dove aveva lasciato lo scorso anno, cioè vincendo. Dietro di lui un Dovizioso formato gigante che regola alla stragrande Marc Marquez e Valentino Rossi

Dopo le polemiche dello scorso anno la MotoGP riparte dal Qatar, primo appuntamento di una stagione ricca di novità (regolamentari e non solo). Chi non cambia è Jorge Lorenzo che riprende esattamente da dove aveva lasciato lo scorso anno, cioè con una vittoria e la sensazione di essere già perfettamente sul pezzo. Dietro di lui, sul podio, un sorprendente Dovizioso (e una sorprendente Ducati) e Marc Marquez. Quarto Valentino Rossi, fresco di rinnovo di contratto e con ancora qualche sassolino da togliersi.

Jorge Lorenzo 10 – Fa quello che deve, anzi fa di più. Polverizza il record della pista, centra la pole, il giro veloce e la vittoria. In gara non fa il vuoto come suo solito ma dimostra una solidità fisica e mentale disarmante. Decide di non rispondere alle frecciatine sparate da Rossi durante il weekend e si limita, una volta tagliato il traguardo, a fare il gesto della bocca cucita. Elegante e vincente anche nelle interviste post gara quando Meda fa la scenetta di non capire a chi si stesse riferendo, e lui, laconico,  risponde con “un’immagine vale più di mille parole”. Insomma, il 2016 ci restituisce un Lorenzo ben lontano dal pilota mestruato e dialetticamente ingestibile che ci siamo dovuti sorbire lo scorso campionato. Chapeau.   

Andrea Dovizioso 10 – Sotto al culo si ritrova un bombardone che in rettilineo fa la differenza e il buon Dovi -che visto come è andata lo scorso anno ha da farsi perdonare parecchio- lo sfrutta alla perfezione pennellando una gara equilibrata e precisa. Vederlo sverniciare tutti in rettilineo mi ricorda quando giravo al Mugello con le 1000 e passavo come mosche i pilotini con le 125 GP. L’unica differenza è che alla San Donato i pilotini mi riprendevano e mi passavano sulle orecchie, mentre il Dovi in Qatar ha detto la sua in ogni condizione. Alla fine fa secondo, uccella Marquez nei giri finali e si candida (assieme a Iannone) quale alternativa valida al duopolio Yamaha-Honda.

Marc Marquez 7 – Sempre là davanti ma senza mai sfoderare il piglio del cannibale a cui ci ha abituati in questi anni. La sua Honda, del resto, sembra non averne abbastanza per consentirgli di fare il bello e cattivo tempo e Marc, di riflesso, prende quello che può. Non fa a sportellate, non cerca la polemica, sorride (poco) e va a podio. Bene, ma non benissimo.

Valentino Rossi 6,5 – Inizia il weekend col botto: brucia Lorenzo rinnovando il contratto per altri due anni e, non contento, rincara la dose dandogli senza troppi giri di parole del senza palle. Tanta tracotanza si pensava potesse rappresentare il preludio di una gara gagliarda e invece, dopo tanto abbaiare, Vale si accontenta di piazzarsi a qualche decimo di distanza dai tre là davanti. Mai un frizzo, mai un lazzo e la sensazione che se Iannone avesse evitato di stendersi nei primi giri, il suo quarto posto se lo sarebbe dovuto sudare ben di più.

Daniel Pedrosa 5 – Non ha mai amato Losail e anche stavolta non fa nulla per cambiare il trend. Sta là, ultimo tra i primi, senza infamia, senza lode, senza carne e senza pesce.

Dart Fener 10 – Ossia Casey Stoner, il pilota che più che correre, aleggia spettrale nel cielo sopra il box Ducati. La domanda del giorno è:  per sostituire l’infortunato Petrucci verrà scelto Casey? Quelli di Sky dicono di sì (a proposito, bravi: toni moderati, finalmente) e io mi associo a questa speranza: vederlo ciondolare nei box, con la faccia del vecchio campione che guarda le nuove leve con paternalistico distacco, mi manda in bestia. E dategli una moto, perdio.

Nicolò Bulega 7 – Ok, ok, ok. Sono mesi che ce lo ripetono e oramai ci siamo convinti anche noi. Nicolò Bulega è il predestinato, il successore di Rossi, il nuovo idolo delle folle. Il biondo capellone di Montecchio Emilia, in effetti, è una rara alchimia che unisce un polso destro sopraffino a una faccia che piace a mamme e figlie e che, soprattutto, pare essere modellata per mietere contratti pubblicitari. Lui (come del resto Marquez qualche anno fa), ha capito che per arrivare in alto non basta essere veloci ma serve anche ricalcare le orme dell’Eletto. Per questo, a fine gara, risponde a Fenati che lo accusava di non fare gioco di squadra (eh?) rispolverando il sempreverde “gli tira il culo”. Non siamo ancora partiti e il Team Sky è già una polveriera. Ci sarà da divertirsi.

Su massimo miliani

Ho il CV più schizofrenico di Jack Torrence, per questo motivo enunciare qui la mia bio potrebbe risultare complicato. Semplificando, per lo Stato e per l'Inpgi, attualmente risulto essere giornalista.

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