Amadeus per Sanremo ha scelto donne (fighe) che sappiano fare un passo indietro e nella mia testa si è aperto un vortice di riflessioni. Il femminismo è la strada giusta per raggiungere la parità, oppure ha ragione Valentina Nappi che predica la libertà dai ruoli come unica via per le pari opportunità?
Amadeus e il passo indietro
Su questo sito generalmente ci piace giocare. E ci piace ridere degli argomenti seri, per provare a portare avanti una chiave di lettura diversa, che sappia allo stesso tempo essere capita da chi ha gli strumenti per capire, ma che sappia anche disturbare, per provare a colpire chi non la pensa come noi. Lo facciamo con le nostre lettere alla redazione, dove proviamo a sovvertire il senso di quello che pensiamo, e lo facciamo ancora di più con le nostre rubriche, dove ogni tanto ci capita di dire quello che ci passa per la testa in maniera un po’ più ortodossa. E visto che l’argomento di queste settimane, almeno per quel che riguarda il costume, sembra essere uno solo, svisceriamolo: Amadeus.
O meglio, quello che Amadeus e il silente passo indietro di Francesca Sofia Novello hanno alimentato, vale a dire il prepotente ritorno in prima pagina di un tema caldissimo e sempre attuale, e cioè la mancanza di parità nei sessi. Che poi, giusto un inciso, tutti a dare addosso ad Amadeus e alla sua sciagurata conferenza stampa, eppure la colpa vera non è sua ma di chi l’ha messo lì. Perché ciò che passa la Rai è lo specchio della sua dirigenza e quindi, in questo caso, non è tanto Amadeus, ma una classe di potere che pensa che le donne, per essere meritevoli, debbano essere un orpello silenzioso.
Come si raggiunge la parità di genere?
Detto ciò, confesso e vengo al sodo, sul tema delle pari opportunità ho sempre fatto fatica a prendere una posizione. A parte il fatto che considero pacifico che vada necessariamente raggiunta, non riesco a farmi un’idea su quale possa essere la strada migliore per ottenere un cambiamento reale, che sia cioè in grado di sradicare abitudini ripetute da secoli.
Del resto, come si raggiunge la parità di genere? A casa mia ad esempio è stata raggiunta in maniera molto naturale, l’equilibrio si dipana giornalmente evidenziando di volta in volta le peculiarità mie e della mia compagna: io cucino e lei pulisce (o viceversa); io so disporre i piatti nella lavastoviglie, lei mi ricorda di far partire l’elettrodomestico; io sono quello che fa l’abbonamento a Netflix, lei è quella che decide cosa vedere; io sono quello che virilmente si incazza, lei è quella che, elegantemente, alla fin fine ha ragione. Insomma, parità di diritti e doveri. Ma se casa mia (anzi nostra, pardon) è un’isola felice, fuori non si può certo dire lo stesso, anche senza la querelle Amadeus.
Ciclicamente si parla di femminismo, di quote rosa, di miglioramenti da adottare a livello politico e dirigenziale affinché qualcosa cambi. E altrettanto ciclicamente, “passata a’ nuttata” (leggi caso Amadeus, o episodi di cronaca di violenza sulle donne), il clamore si cheta senza che nulla cambi davvero.
Valentina Nappi e i ruoli
E qui entra in ballo Valentina Nappi (pensavate l’avessi infilata nel titolo solo per attrarre click, eh?).
Mentre mi interrogavo sullo scivolone comunicativo di Amadeus (e il silenzio complice delle sette sedute affianco a lui, non dimentichiamocelo), le reazioni che ha scatenato, le risposte di un certo tipo di femminismo e la mia incapacità di farmi una posizione in merito, mi sono imbattuto in una stories instagram della pornostar campana che, senza troppi giri di parole, diceva: “Se in un ristorante un cameriere serve prima me del mio uomo, mi incazzo” (o qualcosa di simile, le stories durano 24 ore, la mia memoria a breve termine anche meno).
Un concetto apparentemente semplice, che però nasconde un pensiero forte. La vera uguaglianza può nascere sul serio nonostante le tante differenze imposteci a livello sociale (anche se innocue, come potrebbe essere il Galateo)? Il ragionamento è lineare: se tu, uomo, mi riservi un’attenzione che tecnicamente non mi spetta (se non per via di una convenzione, appunto) mi ingabbi in un ruolo che inevitabilmente è diverso dal tuo. Da questa differenza di genere, secondo la Nappi, nasce la disparità tra sessi, compresa la sua deviazione più grave, quella che porta alla violenza di genere: ci vuole poco, infatti, per passare dall’essere cosa preziosa, da difendere, da adulare a una proprietà di cui poter disporre, con tutti i corollari (drammatici) che ne conseguono.
La Nappi è un’antifemminista convinta. O almeno, è contro un certo tipo di femminismo. Lo ha sempre dichiarato, il suo pensiero si fonda sul fatto che il femminismo per come viene generalmente inteso non potrà mai risolvere il problema della parità di genere perché, in sostanza, al netto delle sue sfaccettature e scuole di pensiero, pretende una parità ideologica che passa per la castrazione maschile e, soprattutto, dal mantenimento dei ruoli socialmente imposti. Sono i ruoli che il femminismo non contesta (anzi, per certi versi impone), secondo la Nappi, ad essere il più grande problema nell’ottenimento della parità di genere.
Francesco Sofio Novello
In questo contesto, il “passo indietro” di Francesca Sofia Novello così lodato da Amadeus, non potrà mai essere risolto da nessuna quota rosa o da nessun rigonfiamento artefatto dei diritti, a meno che non passi prima attraverso una ridiscussione radicale dei ruoli.
In parole povere, le vere pari opportunità non le otterremo quando il futuro Amadeus sceglierà i suoi collaboratori per meriti non svilenti come la bellezza o la capacità di farsi da parte (quella si chiama meritocrazia ed è un altro paio di maniche), ma, paradossalmente, quando ci sarà anche un Francesco Sofio Novello che verrà scelto per presentare Sanremo solo per aver fatto un “passo indietro”, e aver scelto di occuparsi della sua Valentina Rossi in maniera spontanea e senza gabbie o pregiudizi sociali.
PS: Come avrete potuto notare, pur parlando di Valentina Nappi abbiamo scientificamente evitato di parlare di sesso. Un po’ perché tirandolo in ballo con la nostra pochezza avremmo rischiato di svilire il concetto (la Nappi, per inciso, predica una donna che sappia, alla pari dell’uomo, prendersi il proprio piacere rifuggendo i ruoli imposti, liberando una volta per tutte la questione sessuale dagli impedimenti di genere), un po’ perché ne abbiamo già parlato qui.